Intelligenza Artificiale e nucleare

Ambiente, Natura & Salute

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La maggioranza degli esperti di tecnologie digitali paragona l’impatto della Intelligenza Artificiale (A.I) a Internet, all’elettrificazione, alla rivoluzione industriale.

Scarso il dibattito su tre aspetti rilevantissimi della Intelligenza Artificiale : 1) è responsabile delle emissioni di carbonio, derivanti da elettricità prodotta da fonti non rinnovabili; 2) del consumo di milioni di litri di acqua dolce; 3) del rischio di privatizzazione della conoscenza considerato che, sono le Big Tech come Microsoft, Apple, Google, Nvidia a investire in A.I.

Partiti politici, rappresentanti istituzionali aziende tecnologiche pensano di utilizzare la AI, per le più disparate funzioni, dal trapianto di cuore ai modelli predittivi del clima, dalla scelta del cibo per gatti alla scrittura, all’utilizzo in guerra.

Di queste funzioni di AI ne esaltano la capacità di riduzione dell’impronta ambientale, ma dell’impatto energetico e idrico si parla poco.

Legislatori, regolatori, attivisti e organizzazioni internazionali devono pretendere di essere assicurati che, i pro della AI non siano superati dai crescenti contro.

Negli USA il senatore Markey ha presentato un disegno di legge con il quale si chiede al Governo centrale di stimare, l’impronta ambientale dell’intelligenza artificiale e regole di rendicontazione per determinare gli impatti futuri di AI.

La Unione Europea con la deliberazione“ A.I. Act” ha richiesto il rendiconto del consumo di energia e altri impatti, per tutto il ciclo di vita dei modelli che alimentano ChatGPT e IA simili.

IL valore di capitalizzazione delle Big Tech che investono enormi risorse in AI è pari a 12.870 miliardi di euro ovvero circa l’80% del PIL dei paesi dell’Unione Europea e, il 51% del PIL USA.

Questa potenza economica ha allarmato le Autorità Antitrust del G7 riunitesi a Roma che, le hanno messe nel mirino per la loro dominanza di mercato.

Totalmente soft l’atteggiamento dei ministri dell’economia i quali pensano solo a ipotizzare tasse sui profitti industriali. La potenza di queste società, se non rigorosamente regolamentate rappresentano un pericolo sia per lo Stato che, per la società.

Numerosi gli accademici che hanno denunciato gli eccessi dei giganti tecnologici, divenuti monopoli privi di regole e controllo e l’impatto dei, loro modelli di business sui comportamenti sociali.

Una manifestazione deviata la abbiamo già avuta con il caso Cambridge Analytica, una compagnia britannica specializzata in microtargeting applicato anziché alla conquista di spazi commerciali al sovvertimento di risultati elettorali.

Alcuni mesi fa il fondatore di OpenAI, Altman ha lanciato un aumento di capitale della sua società mirando a 7000 miliardi di capitalizzazione. Questa società di proprietà di Microsoft avrebbe un valore pari a 4 volte il PIL dell’Italia!

Varie big del settore digitale hanno tutti valori che, sopravanzano il PIL degli Stati.

La Politica può consentire a potenze economiche di questo tipo, private e con un unico fine l’utile di impresa di delineare il nostro futuro? E che futuro sarà? Una trasformazione profonda del Mondo con il risultato di avere forme diverse degli Stati nazionali e della democrazia? Infine una conoscenza in cui l’innovazione è gestita e orientata da queste società e fuori dal perimetro delle università? Questi esiti/rischi sono connessi al fatto che, lo sviluppo e la formazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale hanno costi elevatissimi.

IL modello di IA generativo non è uscito da prestigiose università, ma da Google, Microsoft e questo perché ci vogliono immani risorse per svilupparli.

IL sapere, la conoscenza devono essere ambiti condivisi da tutti gli uomini e pertanto non soggetti, a obiettivi giustificati dal solo profitto e, per tale motivo finanziati come ricerca dai colossi del digitale.

Tutto questo genera un vulnus inaccettabile dovuto, a una conoscenza come processo che fuoriesce dalle Università che, non hanno risorse per reggere questa competizione.

Bisogna che la Politica prenda coscienza e intervenga per evitare l’esito della privatizzazione della conoscenza che, è uno degli architravi della democrazia.

Incontri per investimenti in datacenter come quello avvenuto recentemente tra Larry Finch di BlackRock e il capo del governo, destano interrogativi se riferiti ad aspetti di gestione IA, data center e connesse infrastrutture energetiche finalizzate anche agli obiettivi di finanza climatica.

Verosimile la ipotesi del finanziamento dei reattori modulari per la produzione di energia nucleare per data center e IA.

Foto di Markus Distelrath da Pixabay

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