di Camilla G. Iannacci
All’esposizione di programmi e relativo bilancio, il nuovo Ministro Alessandro Giuli- noto per il suo savoir faire compassato quasi felpato, sempre dialogante con l’interlocutore in breve: un fare avvolgente e “morbidoso” – si è catapultato, in verticale, in citazioni definite, in rete, volta a volta: hegeliane, heideggeriane e chi ne ha più ne dica.
Forse, semplicemente, il discorso del Ministro è una rivisitazione, un approfondimento della sua formazione giovanile e qui soccorrono i suoi testi “Venne la magna madre. I riti, il culto e l’azione di Cibele romana”, “Il passo delle oche”.
L’identità
Qualche video lo vede girovagare nei campi a suonare il flauto (pare), lanciare frecce e tracciare cerchi come fa il patron di Mediolanum, nella nota reclame, anche se non si tratta di finanza ma di “attenzione” per le popolazioni antiche del sacro suolo italiano e per il paganesimo.
I voli pindarici e i toni oracolari del Ministro sono di ascendenza tecno-ribellista a leggere il seguente passo «Il potere tecnocratico vuole uccidere l’uomo, profanando il mondo, rendendo artificiale l’esistenza, arrestando il corso della storia, sopprimendo ogni forma di cultura, cancellando ogni senso di appartenenza.
Utilizzando gli strumenti offerti dalle tecnologie avanzate questa nuova forma di planetario pretende di omologare uomini e popoli in unica ed avvilente tipologia: quella del consumatore, dell’utente il cui scopo sia generare profitto» (La Tecno ribellione).
Con il “Trattato del ribelle” di Ernst Jünger e le opere di Julius Evola, come numi tutelari, le radici sono salde e vengono irrorate e rinvigorite con rimandi alle riflessioni sulla tecnica – ammiccando a Sombart e Heidegger – con una spruzzata di info-sfera: lo spritz è servito, il cabaret di Crozza pure e ormai travalica quello che era una volta lo spazio del pensare e della politica per rifugiarsi nella polemica di giornata.
Per Nietzsche c’è tempo nella prossima prolusione.
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