OpenAI: un’organizzazione no-profit da 157miliardi di dollari

Economia & Finanza

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Nel 2016, un’organizzazione di ricerca scientifica costituita nel Delaware e con sede a Mountain View, in California, presentò domanda all’Internal Revenue Service per essere riconosciuta come organizzazione di beneficenza no-profit. L‘organizzazione non-profit, chiamata OpenAI, ha dichiarato all’IRS che il suo obiettivo è “promuovere l’intelligenza digitale che porterà benefici all’umanità nel suo complesso, senza essere vincolata dalla necessità di generare un ritorno finanziario”. Tra i suoi asset c’era un prestito di 10 milioni di dollari da parte di uno dei suoi quattro direttori fondatori e attuale CEO, Stam Altman.

La domanda, che le organizzazioni non-profit sono tenute a divulgare e che OpenAI ha fornito al corrierenazionale.net, offre uno sguardo indietro nel tempo alle origini del gigante dell’intelligenza artificiale che nel frattempo è cresciuto fino a includere una sussidiaria a scopo di lucro recentemente valutata 157 miliardi di dollari dagli investitori. È una misura della grande distanza percorsa da OpenAI (e dalla tecnologia che studia e sviluppa) in meno di un decennio.

Nella domanda, OpenAI ha indicato che non aveva intenzione di entrare in alcuna joint venture con organizzazioni a scopo di lucro, cosa che ha fatto da allora. Ha anche affermato che “non aveva intenzione di svolgere alcun ruolo nello sviluppo di prodotti o attrezzature commerciali” e ha promesso di rendere la sua ricerca liberamente disponibile al pubblico.

Una portavoce di OpenAI, Liz Bourgeois, ha dichiarato che le missioni e gli obiettivi dell’organizzazione sono rimasti costanti, sebbene il modo in cui ha portato avanti la sua missione si sia evoluto parallelamente ai progressi della tecnologia. Ha anche affermato che l’organizzazione non-profit non svolge alcuna attività commerciale.

Gli avvocati specializzati nella consulenza alle organizzazioni non-profit hanno osservato da vicino l’ascesa fulminea di OpenAI e la sua struttura in continua evoluzione. Alcuni si chiedono se le sue dimensioni e la portata delle sue attuali ambizioni abbiano raggiunto o superato i limiti di come le organizzazioni non-profit e quelle a scopo di lucro possano interagire. Si chiedono anche in quale misura le sue attività primarie promuovano la sua missione benefica, cosa che deve fare, e se alcuni possano trarre privatamente beneficio dal suo lavoro, cosa che è proibita.

In generale, gli esperti non-profit concordano sul fatto che OpenAI ha fatto di tutto per organizzare la propria struttura aziendale in modo da rispettare le regole che governano le organizzazioni non-profit. La richiesta di OpenAI all’IRS sembra tipica, ha affermato Andrew Steinberg, avvocato presso Venable LLP e membro del comitato per le organizzazioni non-profit dell’American Bar Association. Se i piani e la struttura dell’organizzazione cambiassero, sarebbe necessario segnalare tale informazione nelle dichiarazioni dei redditi annuali, ha affermato Steinberg, cosa che ha fatto.

Sempre secondo l’avvocato Steinberg: “Al momento in cui l’IRS ha esaminato la domanda, non c’erano informazioni che quella struttura aziendale che esiste oggi e la struttura di investimento che hanno perseguito fossero ciò che avevano in mente, e va bene perché potrebbe essersi sviluppato in seguito”.

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