Il terzo sesso tra i nativi indiani

Ambiente, Natura & Salute

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Eravamo dalla parte sbagliata, giudicando buoni i bianchi e cattivi i pellerossa, i nativi americani costituivano un popolo lungimirante e rispettoso di ambiente e orientamento sessuale

Berdache , ultimo omosessuale travestito

Tra i nativi indiani i maschi dovevano dimostrare aggessività e coraggio ,chi non ne era dotato  cominciava a vestire abiti femminili e avviato alle attività domestiche (berdache) . Avendo in sè gli attributi del maschio e della femmina, erano accettati come terzo genere (Callender e Kochema 1983). Berdache, però potevano essere entrambi i sessi biologici selezionati attraverso una specializzazione produttiva, come artigianato per berdache maschi, e guerra e caccia per berdache femmina. Venivano indicati con diversi termini: tibasa (metà donna) mixu’gura (istruito dalla luna) panaro (due sessi).

Le donne irochesi avevano molto potere ed essendo in grado di fermare una guerra e pur occupandosi di agricoltura e bambini, non erano in nessun caso considerate inferiori agli uomini. In diverse tribù le “squaw” erano più avanti di molte europee contemporanee e avevano voce in capitolo persino nella scelta del proprio fidanzato.

Le donne della tribù dei Pueblo potevano cacciare i mariti col semplice espediente di mettere i loro mocassini fuori dalla porta d’ingresso, le donne irochesi potevano decidere in qualsiasi momento di ordinare a un uomo di prendere la sua coperta e di andarsene altrove; secondo Lewis Henry Morgan studioso dei sistemi di parentela, tra gli irochesi dove l’uomo si trasferiva nel villaggio della donna,  i beni passavano di madre in figlia e i motivi più frivoli o il capriccio del momento erano sufficienti a rompere il vincolo matrimoniale.

Coppia di omossuali Navajo

L’omosessualità era considerata parte della natura ed era riconosciuto il terzo sesso dei bardache. I maschi Cherokee con l’arrivo dei bianchi si videro trasformati da cacciatori in agricoltori, un lavoro tradizionalmente femminile e deportati attraverso il cosiddetto Trail of tears, il“sentiero delle lacrime” in una riserva per far posto ai coloni, un dramma riassunto da un loro Capo con queste parole:
“Siamo stati costretti a bere l’amaro calice dell’umiliazione […]; la nostra patria e le tombe dei nostri padri ci sono state strappate […], contempliamo un futuro in cui i nostri discendenti saranno forse estinti”

Il contatto coi bianchi e coi missionari cristiani nell’Ottocento portò tra i Cherokee anzitutto il senso della nudità, della verginità, della castità matrimoniale. chi cercava moglie avrebbe offerto molti cavalli per una ragazza virtuosa,mentre le mogli adultere erano soggette a una severe punizioni, gli anziani invece erano selettivi nelle cerimonie sacre dove partecipavano solo donne di purezza irreprensibile. Tra di loro regole precise proibivano il matrimonio fra i parenti prossimi e in alcune tribù anche fra i parenti distanti o dello stesso clan. Tra sorella e fratello vi era un rigido tabù: non appena raggiungevano la maturità, essi non potevano più giocare insieme o parlarsi per cui una vecchia donna Arapaho di 90 anni non aveva mai parlato con suo fratello, poiché era consentita solo la consegna di un breve messaggio con occhi distolti in casi di assoluta necessità.

Umberto Palazzo

Editorialista de Il CorriereNazionale.net

Nativi Indiani da A.I.

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