Libro d’Oro della Nobiltà Contemporanea “Il Marchese Onofrio del Grillo”

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Tra Nobiltà e Burle nella Roma di Pio VII

Roma, 1809. La capitale dello Stato Pontificio vive giorni turbolenti, tra gli sconvolgimenti politici portati dalle truppe napoleoniche e le rigide convenzioni sociali della Roma aristocratica. In questo scenario si muove Onofrio del Grillo, marchese e membro della corte di Papa Pio VII, famoso non solo per il suo titolo nobiliare, ma soprattutto per il suo stile di vita libertino e per le sue innumerevoli burle.

Il marchese del Grillo è stato reso celebre dal film diretto da Mario Monicelli nel 1981, con l’indimenticabile interpretazione di Alberto Sordi. Tuttavia, la figura di questo personaggio rappresenta molto di più di una semplice caricatura: Onofrio è l’emblema di un’aristocrazia che, nonostante i mutamenti del tempo, continua a sopravvivere alle rivoluzioni, conservando i propri privilegi.

Una vita di ozio e ribellione

Nella Roma del 1809, Onofrio del Grillo trascorre le sue giornate nell’ozio più totale. Il suo risveglio avviene sempre tardi, con i servi del palazzo costretti a mantenere il silenzio fino a quando il marchese non decide di alzarsi dal letto. Il suo stile di vita è lontano dalle rigide aspettative della sua famiglia conservatrice e bigotta, composta da una madre affettuosa ma severa, una parente povera di nome Genuflessa, innamorata segretamente di lui, e uno zio ossessionato dalla beatificazione di un’antenata.

Anziché frequentare i salotti della nobiltà, il marchese preferisce le osterie e le bettole di Roma, dove coltiva relazioni amorose clandestine con popolane e si diverte a organizzare scherzi, il suo passatempo preferito. Con l’aiuto del fedele servitore Ricciotto, Onofrio mette in scena burle di ogni tipo, spesso ai danni della sua stessa famiglia, dei popolani o delle autorità ecclesiastiche.

Le beffe di Onofrio e il sosia Gasperino

Uno degli episodi centrali della vita del marchese è l’incontro con Gasperino, un carbonaio alcolizzato che è un suo perfetto sosia. Questa scoperta permette a Onofrio di moltiplicare le sue burle, sfruttando l’identità del povero Gasperino per sfuggire alle situazioni più pericolose. In una delle sue beffe più famose, Onofrio riesce persino a evitare una condanna a morte emanata dal papa, facendosi sostituire proprio dal suo sosia.

La vicenda si complica quando Gasperino viene arrestato per errore e condannato al posto del marchese. Fortunatamente, la grazia papale arriva in tempo, salvando la vita del carbonaio e permettendo a Onofrio di continuare la sua vita senza troppe conseguenze.

La crisi e l’occupazione francese

L’equilibrio della vita spensierata di Onofrio viene sconvolto dall’invasione francese dello Stato Pontificio. Le truppe di Napoleone Bonaparte occupano Roma, introducendo nuovi costumi e minacciando l’ordine sociale tradizionale. È in questo contesto che il marchese inizia a considerare la possibilità di cambiare vita. L’incontro con una cantante lirica straniera e con un ufficiale dell’esercito francese lo spinge a sognare una vita più moderna, lontana dalle convenzioni della nobiltà romana, immaginandosi a Parigi.

Tuttavia, il suo tentativo di abbandonare Roma viene interrotto dalla sconfitta delle truppe napoleoniche in Italia. Onofrio è costretto a rientrare in città e a riprendere il suo posto nella corte pontificia.

Il ritorno all’ordine

Con il ritorno di Papa Pio VII al potere, Roma ritrova la sua stabilità politica e il marchese del Grillo torna a essere una delle figure centrali della nobiltà romana. Ancora una volta, il papa decide di giocare con Onofrio, fingendo di volerlo condannare a morte per i suoi comportamenti irresponsabili. Tuttavia, è di nuovo il povero Gasperino a essere arrestato per errore.

La farsa si conclude con la grazia papale concessa al carbonaio e il ritorno di Onofrio tra i sediari pontifici, riprendendo così la sua vita di ozio, beffe e privilegi.

Un ciclo che si ripete

Nonostante i cambiamenti politici e sociali, il marchese Onofrio del Grillo riesce sempre a cavarsela, sfruttando la sua posizione di potere e il suo patrimonio. Il contrasto tra Onofrio e Gasperino, il nobile e il popolano, sottolinea l’ironia della storia: mentre il marchese continua a vivere senza preoccupazioni, il povero carbonaio, dopo aver rischiato la vita nel lusso, apprezza ancor di più la sua modesta esistenza.

Tra storia e leggenda

La storia di Onofrio del Grillo, resa famosa dal film di Mario Monicelli del 1981, è in gran parte frutto di invenzioni e leggende popolari. L’Onofrio del Grillo storico visse nel XVIII secolo e morì nel 1787, decenni prima degli eventi raccontati nel film. Tuttavia, il personaggio cinematografico, interpretato da Alberto Sordi, incarna alla perfezione lo spirito dell’aristocrazia romana, un’aristocrazia che, nonostante le rivoluzioni, sopravvive mantenendo intatti i propri privilegi.

La battuta più famosa del film, “Io so’ io, e voi non siete un c…”, riassume l’atteggiamento di superiorità e impunità che caratterizza il marchese del Grillo, un personaggio che continua a vivere nell’immaginario collettivo come simbolo di una nobiltà decadente ma ancora potente.


Il marchese del Grillo rimane un’icona del cinema italiano e un simbolo della commedia all’italiana. La sua figura, a metà tra realtà storica e finzione, rappresenta uno sguardo ironico e disincantato sulla Roma papalina e sulle sue antiche gerarchie sociali, ricordandoci che, nonostante i cambiamenti, certi privilegi sembrano destinati a durare nel tempo.

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