Chiara Corbella, non santa, ma vittima di un cristianesimo malato

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“Nella Basilica di San Giovanni in Laterano si è chiusa l’inchiesta diocesana sulla vita di Chiara Corbella, la giovane mamma romana, scomparsa nel 2012 a 28 anni per un tumore apparso quando aspettava il figlio Francesco. I documenti raccolti passano ora al vaglio del Dicastero delle Cause dei Santi”.
Mi era sfuggita questa notizia, giacché nel mese di giugno mi trovavo in Trentino, lontano da casa e dal computer. Sicuramente la faranno santa. Ma fu per davvero santa, Chiara Corbella, oppure la povera vittima di un falso cristianesimo? La giovane, ingenua mamma, aveva un concetto sbagliatissimo di Dio. Era persuasa che le sue disgrazie fossero un grazioso dono del Signore, e morì in quest’illusione. Scriveva al figlioletto che stava lasciando orfano: “Dio non ti toglie mai nulla. Se toglie è solo perché vuole donarti molto di più”. Per questo il buon Dio avrebbe tolto al bambino la mamma, facendola morire di cancro a soli 28 anni. Non rendendosi conto dell’offesa a Dio, Chiara ebbe a dire alla madre: “Se il Signore ha scelto questo per me, vuol dire che è meglio così per me e per quanti mi sono intorno. Perciò io sono contenta”.
In sintesi la storia: dopo un anno dalle nozze gli sposi ebbero la notizia di aspettare un bambino. L’ecografia però rivelò una grave malformazione cefalica.
I medici dichiararono che la bimba non avrebbe potuto vivere, ma Chiara che fece? Portò avanti la gravidanza, persuasa che così voleva il Signore. La bimba nacque e morì dopo mezz’ora. Il secondo dono agli sposi, il Signore lo elargì qualche mese dopo. Nuova gravidanza, e questa volta al feto mancavano gli arti inferiori. E che importanza aveva? Chiara portò avanti la gravidanza, e il neonato morì pure lui dopo mezz’ora dalla nascita.  E finalmente arrivò il vero dono.  Non era una disgrazia, non era un errore della natura: un bambino sano. Ma poiché il Signore esagerava coi doni, durante la gravidanza Chiara si ritrovò con un tumore sulla lingua.  Preso in tempo, sarebbe potuto essere sconfitto, ma lei rimandò le cure per non nuocere al feto, e il tumore andò in metastasi.
Cose che ti fanno una gran pena in questa storia, ma anche cose che, perlomeno a me, danno un grandissimo fastidio. Come può un uomo che vede la moglie soffrire, la moglie morire, come può chiederle: «Amore mio, ma davvero il giogo del Signore è dolce?». Si pensi se Maria l’avesse chiesto al Figlio agonizzante sulla croce. E come poté lei, mentre soffriva, mentre moriva, rispondere: «Sì̀, Enrico, molto dolce». Si pensi se così avesse detto Gesù al Padre, anziché gridare:  «Eloì, Eloì, lemà sabactàni».
Santificarla, significa ingannarla anche dopo la morte.

Renato Pierri
foto Vatican News

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