Urban Nature e rifugi climatici

Ambiente, Natura & Salute

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Urban Nature, la festa della Natura in città, organizzata dal WWF per il prossimo fine settimana in oltre 1.700 piazze italiane. Altrove anche altri interventi, sempre più sinergici, con rifugi climatici per città ancor più resilienti ai cambiamenti climatici.

Le aree industriali sono caratterizzate da superfici impermeabili sempre più estese. Le aree urbane non sempre sono un mosaico di immancabili superfici impermeabili e elementi naturali diffusi, come alberi lungo le strade, così come parchi e specchi d’acqua tra gli edifici. Osserviamo anche che l’urbanizzazione e la luce artificiale notturna influenzano la flora e la fauna, mentre i piccoli paesi e i villaggi rupestri sono ancora strettamente intrecciati in un felice connubio con il paesaggio agricolo circostante.

L’ottava edizione di Urban Nature, la festa della Natura in città, si terrà nel prossimo fine settimana, un evento nazionale del WWF che il 28 e il 29 settembre sarà presente in oltre 1.700 piazze italiane.*

Lo scopo è quello di diffondere “il valore e la cultura della natura in città, scrollandosi di dosso la storica contrapposizione tra spazi urbani e campestri,  naturali, per pervenire ad un ripensamento del modo di pianificare il consumo di aree da parte di amministratori, cittadini, università, imprese, con l’obiettivo di proteggere le biodiversità”.

Tre grandi progetti: la manifestazione nelle piazze per supportare il WWF, oltre 150 eventi in tutta Italia e il contest per le scuole, ma la distribuzione delle piazze non è uniforme. Molte le città non interessate da alcuna piazza, in alcuni casi province intere come nella BAT.

Infatti altrove si abbattono alberi in quanto si considerano infestanti le radici sui marciapiedi e nelle strade, poiché ne alterano e ostacolano la percorribilità, ma in realtà secondo alcuni esperti si tratta dell’esito inevitabile di errori di progettazione del verde urbano.**

Nelle oltre 1.700 piazze si potrà trovare una piccola pianta di Erica, per contribuire alla raccolta di fondi da destinare al sostegno di progetti di educazione al valore della natura negli spazi urbani, e di fondi per supportare progetti nelle città e nelle oasi WWF. Rafforzare la natura nelle aree urbane risulta oramai più che essenziale per il nostro benessere e la nostra sicurezza, per la lotta al cambiamento climatico e al dissesto idrogeologico.

Da secoli il fenomeno delle migrazioni dalla campagna verso le città ha visto queste ultime crescere di pari passo all’industrializzazione dei paesi, comportando sia un significativo incremento demografico sia la deforestazione per fare spazio alle fabbriche, alle miniere e alle infrastrutture industriali, con annesso inquinamento ambientale.

Le smart cities possono contribuire a migliorare la qualità della vita in città per raggiungere gli obiettivi di efficienza e sostenibilità, per creare comunità più integrate, tenendo conto anche delle esigenze degli immigrati. Facile a dirsi ma l’implementazione non è così semplice, anche per la estrema dinamicità delle problematiche che evolvono sempre più velocemente.

La problematica delle migrazioni: il Rapporto Mondiale sulle Migrazioni 2024 dell’OIM riporta che sono 281 milioni i migranti a livello mondiale, a cui si aggiungono 117 milioni di persone in movimento a causa di conflitti, violenze, eventi catastrofici.

Aumenta il numero dei migranti “forzati”, non solo dei rifugiati politici o di guerra, ma di chi fugge per alluvioni, innalzamento del livello del mare e altri disastri ambientali, quindi emergono anche i problemi dei rifugiati climatici o meglio dei migranti climatici.

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, l’anno scorso 17,2 milioni di persone sono state costrette a fuggire a causa di fenomeni distruttivi e di eventi meteorologici avversi. Si tratta di spostamenti in massa di uomini e donne all’interno del loro stesso paese o verso i paesi confinanti, ad esempio in Africa e in Sud America.

Può sembrare paradossale ma secondo l’Unhcr, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, “le regioni in via di sviluppo, che sono tra le più vulnerabili dal punto di vista climatico, ospitano l’84% dei rifugiati del mondo. Gli eventi meteorologici estremi e i pericoli, in queste regioni che ospitano i rifugiati, stanno sconvolgendo la loro vita, esacerbando i loro bisogni umanitari e perfino costringendoli a fuggire di nuovo”. Ovviamente la fuga riguarda sia i residenti sia gli immigrati nelle zone colpite da eventi climatici inusuali, per i quali non sia stata definita alcuna strategia difensiva.

Degno di nota un progetto sperimentale del Centro di Servizio per il Volontariato CSV, a Venezia, per realizzare rifugi climatici in città: spazi pubblici all’aperto o al chiuso che offrano un confort termico dal caldo o dal freddo estremo, quindi una protezione alla popolazione, creando anche luoghi di socialità intergenerazionale (giovani, anziani) e interculturale (residenti e immigrati).

Il progetto pilota “Rifugi climatici” a Venezia contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenzia 2030, dove all’obiettivo 11 si prevede di rendere le città e gli insediamenti umani accoglienti, con spazi urbani più sostenibili dal punto di vista ambientale.

Tra gli altri esempi citiamo Barcellona in Spagna che da giugno a settembre organizza dei rifugi climatici per i soggetti fragili, per accoglierli durante le ondate di calore. Il tutto si basa su  infrastrutture civiche, le scuole e i loro cortili, anche nei periodi di pausa dalle lezioni, le biblioteche, i centri sportivi, ovviamente parchi e giardini, ma anche i musei e gli spazi espositivi, quindi tutti gli uffici dei servizi comunali attrezzabili. Mentre tutte le funzioni quotidiane rimangono attive, nei rifugi viene garantita una temperatura di 27 gradi. Tra i rifugi vi sono anche una ventina di pergolati sotto i pannelli fotovoltaici.

Nel 2023 erano ben 227 i rifugi, 30 in più rispetto al 2022, che arrivavano così a rendere disponibile al 97% degli abitanti della città un luogo confortevole entro 10 minuti dalla propria abitazione (il 58% entro 5 minuti).

Gli esempi continuano con Copenhagen che per rispondere prontamente alle emergenze e riuscire a proteggere gli abitanti durante gli eventi critici, sta provvedendo a garantire alloggi sicuri e accessibili nei quali aver cura dei bisogni primari.

Pertanto pur essendo imprescindibili gli obiettivi degli interventi per la mitigazione delle emissioni dei gas serra, della riforestazione, per tentare di prevenire i disastri ambientali, d’altro canto occorre anche affrontare gli eventi avversi non trascurando gli interventi per il miglioramento della resilienza urbana, .

*La mappa. https://www.wwf.it/cosa-facciamo/eventi/urban-nature-2024/

**https://www.bisceglieviva.it/notizie/taglio-degli-alberi-a-bisceglie-legambiente-critica-l-amministrazione/

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