Notte europea della ricerca

Ambiente, Natura & Salute

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Nel 2022, in Italia la spesa per ricerca e sviluppo ammonta a circa 26 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2020; -1% rispetto al 2019; ultimi dati ISTAT), con un’incidenza dell’1,43% in rapporto al PIL, a fronte di una media dell’Unione europea del 2,27%. Il 60,1% della spesa complessiva in R&S è concentrata nel Nord del Paese; le regioni del Centro contribuiscono al 24,7% del totale, mentre quelle del Mezzogiorno al 15,2%.

Gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno), nel 2021, sono 333 mila, in diminuzione, rispetto all’anno precedente (-2,7%); in media, 5,6 ogni mille abitanti, valore ancora inferiore alla media dei Paesi dell’UE (6,9). Si conferma la forte disparità tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Un altro dato che crea imbarazzo è che  tra il 2010 e il 2020 hanno lasciato  l’Italia 30mila giovani ricercatori che noi abbiamo formato. Riflettiamo un istante su  cosa avrebbero potuto  fare per la ricchezza economica e scientifica 30 mila menti brillanti che ci facciamo scappare senza che ci sia un flusso equivalente in ingresso. Ancora: l’ultimo rapporto della Commissione UE spiega che gli investimenti in ricerca e sviluppo in Italia sono diminuiti del 20% negli ultimi dieci anni.

E anche il rapporto tra vincitori di finanziamenti ERC (European Research Council) e Paesi in cui si presterà la sperimentazione dice che quasi il 45% dei progetti vinti da italiani sarà finanziato all’estero e non nel nostro Paese.

E la rivista Nature dice che chi resta in Italia lavora benissimo, anche a fronte di grossi problemi di finanziamento.

Tempi burocratici lunghissimi, pochi finanziamenti e incertezza: stiamo dilapidando un patrimonio scientifico e culturale importantissimo.  Alla quarta missione del PNRR, Istruzione e Ricerca, è dedicato un budget di circa 28 miliardi di euro, a sua volta suddiviso in 16,72 per il mondo della formazione, dagli asili nido all’università, e 11,77 a quello della ricerca

.L’Italia sconta un notevole ritardo rispetto ai valori della media OCSE (2,4%) per quanto riguarda gli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo. In Italia sono infatti pari all’1,43% del PIL nazionale, di cui 0,9% la componente privata e solo lo 0,5% quella pubblica.

I finanziamenti pubblici a propria volta sono divisi in ricerca di base (0,32%) e ricerca applicata (0,18%) che in termini assoluti corrispondevano nel 2019 a un investimento statale di 9,3 miliardi di euro (6 circa in ricerca di base e 3 in ricerca applicata). I ricercatori italiani devono competere per i fondi di  ricerca internazionali, con una Germania che  investe 30 miliardi di euro pubblici in ricerca (l’1% del PIL), la Francia 18 miliardi (0,75%), mentre dal loro settore privato arrivano rispettivamente investimenti pari al 2,1% e all’1,4%del PIL.

Rapportato a  ogni cittadino: in Italia 150 euro/anno da confrontare con i 250 euro/anno della Francia e i 400 euro/anno della Germania.  Significativa la differenza guardando  al numero di ricercatori per numero di abitanti: in Italia sono circa 6 ogni 1000, mentre la media OCSE è 9.

Infine quando si parla di bassa crescita bisogna considerare che il   tessuto industriale e imprenditoriale italiano poi è fatto per la gran parte di micro, piccole e medie imprese che a oggi hanno mantenuto bassa la domanda di innovazione, limitando il potenziale di utilizzo  della base scientifica e tecnologica già disponibile“, come si legge nel testo del Recovery Plan.

Oggi e fino a sabato si svolge la“ Notte europea dei ricercatori e delle ricercatrici 2024”  con una serie di iniziative che interesseranno quattro  Centri di ricerca: Brasimone (Bologna), Casaccia (Roma), Portici (Napoli) e Trisaia (Matera). Un viaggio nella scienza che attraverso eventi, laboratori ed esperimenti saranno  raccontate  le ultime novità su tecnologie energetiche, economia circolare, cambiamenti climatici, tutela del suolo e del mare, biodiversità e molto altro.

Oggi  gli alunni delle scuole di primo e secondo grado potranno confrontarsi con i ricercatori e le ricercatrici ENEA presso il Centro del Brasimone dove gli studenti, potranno conoscere le attività del sito, riconosciuto come centro di eccellenza per la ricerca sul nucleare “sostenibile”. Venerdì 27 settembre al mattino, nel Centro della Casaccia, gli alunni delle scuole primarie e secondarie potranno partecipare a 17 diverse attività, dalla spesa sostenibile alla scoperta dei batteri ‘buoni’, da come funziona un elettrolizzatore al viaggio nel mondo dell’infinitamente piccolo delle cellule grazie al laboratorio interattivo “Cromosogno”!

Il Centro aprirà poi a tutto il pubblico con un’offerta di 13 tour guidati, fra i quali il tour nell’impianto Triga per osservare da vicino come funziona una struttura di ricerca nel settore nucleare. Inoltre, nel Centro saranno allestite aree espositive per tutti e, in particolare, per i più piccoli sarà aperta un’area con giochi educativi, animazioni a tema e laboratori creativi da svolgere insieme ai ricercatori o anche a casa, utilizzando strumenti fisici o digitali.

Durante i laboratori, ad esempio, i bambini potranno scoprire, divertendosi, la composizione di un atomo con i giochi “Nuclear Memory” e “Il Gioco dell’Oca dei Decadimenti Radioattivi” o l’impatto delle microplastiche sulla vita del pianeta con il format “Predatori di plastica”. Infine nei  Centri ENEA di Portici   (Napoli) e Trisaia (Matera).

A Portici sarà possibile conoscere tutte le novità in uno dei settori più all’avanguardia come quello dell’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico. Più nel dettaglio, a Trisaia  sarà possibile andare a ‘scuola’ di gusto, liberarsi dallo ‘stress ossidativo’, ma anche scoprire i segreti dei biocarburanti. I ricercatori ENEA del Centro di Brindisi saranno presenti con uno stand a Lecce nell’ambito del progetto europeo ERN Apilia Med , al quale aderisce anche ENEA insieme ad altri 14 partner (Università del Salento, chiostri del Monastero degli Olivetani)

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