Con l’epigenetica in arrivo nuovi farmaci e nuove prospettive di longevità
A porre le basi dell’epigenetica fu lo scienziato inglese Conrad Hal Weddington (1905-1975), che fra il 1942 e il 1953 realizzò i primi esperimenti su moscerini, Nel 1942 Weddington coniò il termine “epigenesi”, che letteralmente significa “oltre la genetica”, la medicina ha già saputo sfruttare a suo vantaggio le conoscenze dell’epigenetica con farmaci che modulano l’attività del Dna, utilizzando le stesse armi dell’epigenoma che modifica l’attività dei geni senza alterare la sequenza base del Dna. I nuovi farmaci epigenetici allo studio,modificano gli istoni che sono proteine attorno alle quali si avvolge il Dna per determinare la maggiore o minore attività dei geni.Nel 2006 la Fda statunitense ha approvato l’antitumorale decitabina, arrivato poi anche da noi qualche anno dopo, che inibisce la metilazione del Dna in corrispondenza di geni che intervengono nel processo tumorale e altri medicinali epigenetici sono allo studio per condizioni neurologiche e psichiatriche, oltre che per malattie cardiovascolari e metaboliche. Angelo Lombardo, responsabile del Laboratorio di Regolazione epigenetica e modificazione mirata del genoma all’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano e professore all’Università Vita-Salute San Raffaele dichiara: «Abbiamo sviluppato degli editori epigenetici, che aggiungono metili e disattivano il gene Pcsk9, la cui iperattività è alla base di una forma di ipercolesterolemia familiare (malattia rara che determina livelli molto elevati di colesterolo nel sangue). Il vantaggio di questa terapia allo studio sarebbe quello di effettuare un’unica somministrazione al paziente per il silenziamento del gene anomalo interessato.
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