Bologna ricorda Masha Amini: “In Iran ancora 100mila prigionieri politici”

Politica

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Anche in Italia manifestazioni in ricordo della 23enne iraniana uccisa a Teheran il 15 settembre 2022 per non aver indossato il velo in modo corretto

Autore: Davide Landi

BOLOGNA – Una corona di fiori per commemorare Mahsa Amini a due anni dalla morte, proprio sotto il murale a lei dedicato inaugurato lo scorso 25 luglio, giorno della caduta del fascismo, in via Stalingrado. Così Bologna ricorda la ragazza iraniana 23enne che il 15 settembre 2022 morì dopo essere stata arrestata a Teheran per non aver indossato il velo nel modo corretto, diventando un simbolo della lotta delle donne e della condizione femminile sotto la Repubblica islamica, che ha generato il movimento globale “Donna, vita, libertà”.

A promuovere l’iniziativa, questa mattina, l‘attivista della comunità iraniana di Bologna Sohyla Arjmand, che ha radunato rappresentanti istituzionali, dei sindacati e delle forze dell’ordine per l’occasione.

Tra questi, la consigliera comunale del Pd Rita Monticelli, Simona Lembi responsabile del Piano Uguaglianza del Comune, il deputato dem Virginio Merola, il consigliere regionale Pd Antonio Mumolo, Mirto Bassoli della Cgil e il presidente di Anpi Bolognina Gianni Iannantuono.

 

Uniti per mandare il messaggio che le migliaia di ‘Mahsa’ vittime del regime iraniano “non saranno dimenticate, noi ci siamo: combattiamo contro pena di morte, repressione, e arriverà un giorno in cui ci sarà una luce come quella di questa giornata anche nel nostro Paese”, ribadisce Arjmand. In Iran, però, vige ancora una pesante repressione del dissenso, ricorda l’attivista.

“IN IRAN 100MILA PRIGIONIERI POLITICI, SOLO AD AGOSTO 93 PENE DI MORTE”

“Solo ad agosto sono state portate a termine 93 pene di morte. Una settimana fa una ragazza morta in carcere dopo essere stata torturata, e qualche settimana fa lo stesso è toccato ad altri due giovani”. Un quadro che spiega bene il numero abnorme di “100.000 prigionieri politici” attualmente rinchiusi in carcere.

 fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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