Space economy

Economia & Finanza

Di

Una settore ad altissima innovazione tecnologica denominato“ Space economy”, segna la nuova“ sfida” tra le economie più sviluppate del pianeta.

L’Europa in competizione con USA, Cina, India e Russia.

“La Space Economy è la catena del valore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti arriva fino alla generazione di prodotti e servizi innovativi “abilitati” (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale previsione meteo, ecc.)”, questa la definizione è ministero dello sviluppo economico italiano.

Lo sviluppo delle tecnologie spaziali ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, tanto che al giorno d’oggi la maggior parte di queste viene usata per fornire servizi sulla Terra.

I numeri : 570 miliardi di dollari il valore stimato della space economy   nel 2023 a livello mondiale,  1.800 miliardi di dollari la stima al 2035. La spesa per il settore spaziale, in Europa nel 2023 è stata pari a circa 13 miliardi, che diventano 15 miliardi se includiamo Svizzera, Norvegia e Regno Unito.

Una spesa molto inferiore di quella degli USA pari a 72 miliardi, Cina, 14 miliardi, Giappone 4,6 miliardi e Canada circa 700 milioni.

Bisogna considerare che negli ultimi dieci anni, il settore Spaziale ha oltrepassato i suoi confini e utilizzato nel settore commerciale.

La tecnologia spaziale usata nei campi più disparati come l’agricoltura di precisione, il marketing selettivo, il trasporto e la logistica.

Negli anni Sessanta grazie al generale Broglio l’Italia si trovò a essere il terzo paese, dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, a gestire autonomamente il lancio e la messa in orbita di satelliti spaziali. Grazie a questa straordinaria intuizione e tradizione, nei decenni seguenti l’Italia ha continuato a sviluppare il segmento della ricerca, dell’industria e poi anche delle applicazioni e ha creato l’Agenzia spaziale italiana.

L’Italia è stato uno dei Paesi fondatori dell’Agenzia spaziale europea, è il terzo contributore per i programmi di maggior importanza e a livello mondiale si colloca, in sesta, settima posizione, tra i Paesi che investono a livello istituzionale nello spazio risorse importanti.

La filiera va dalla grande alle piccole e medie imprese fino alle start up, alle università e gli enti di ricerca. La messa in orbita di oltre un centinaio di nanosatelliti, che producono immagini che possono osservare complessivamente tutta la Terra una volta al giorno ovunque.

In qualsiasi parte della Terra, ogni giorno, si ha la certezza di avere un’informazione aggiornata e si possono osservare, in modo sicuro e garantito, le riserve idriche, le riserve di idrocarburi, delle raffinerie, la potenza istantanea delle centrali termoelettriche, il traffico nei porti, nei parcheggi, sulle autostrade. I nanosatelliti forniscono dati precisi, anche sulle caratteristiche del raccolto, su possibili complicazioni meteorologiche, sulla produttività del terreno, contribuendo a ottimizzare la produzione in agricoltura. E ancora, i dati satellitari permettono di monitorare l’avanzamento della desertificazione, gli incendi, il livello del mare, migliorando in questo modo la comprensione dei cambiamenti climatici e favorendo politiche di mitigazione più efficaci.

All’inizio era quello dello spazio, una costosa competizione per il prestigio internazionale poi sempre più privati e sempre più soldi investiti nella  space economy e, sempre più per business.

In passato lo spazio era per militari e scienziati, poi sono arrivate le telecomunicazioni e le previsioni del tempo.

Oggi assistiamo a un cambio di paradigma: le cosiddette orbite basse, quelle a un’altezza di circa 400 chilometri, sono di fatto diventate un’estensione del suolo terrestre. Tra i 400 e 1200 chilometri è collocata la maggioranza dei satelliti oltre ci sono i satelliti geostazionari, come quelli che usiamo per geo localizzarci sulle mappe e che girano assieme alla Terra come se fossero legati a una pertica, con un’altezza che arriva a 37.000 chilometri e una velocità di circa di 28.000 chilometri orari.

Circa duemila satelliti offrono servizi di tutti i generi, dalle trasmissioni al telerilevamento.

Lo spazio insomma è il grande business del futuro, ed è diventato terreno di scontro e di rivalità. La Cina continua le sue esplorazioni sulla Luna, mentre gli Usa hanno istituito una nuova forza armata dedicata: la United States Space Force (USSF).

Cinque anni fa   è nata l’italiano, terzo fondo di investimento privato in Europa denominato Primo Space che ha l’obiettivo di investire nelle start up della space economy.

In Italia è presente l’intera filiera che fa capo all’industria aerospaziale: dalla costruzione di satelliti con Thales Alenia Space, quella dei vettori con Avio, che fabbrica Vega e partecipa ad Ariane, fino al controllo in orbita e all’acquisizione ed elaborazione dati con Telespazio. Oggi sono sempre più importanti le applicazioni, e anche una piccola azienda può inventarsi un servizio e mandare in orbita a prezzi competitivi un piccolo satellite: fosse anche per sorvegliare quattro campi agricoli. Come in tutto il resto dell’economia, oggi soldi e potere si fanno con i dati.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube