In Sudan usano la violenza sessuale come arma di guerra

Mondo

Di

L’allarme dell’Onu: la guerra civile va avanti dal 2023 con totale disprezzo per il diritto internazionale

Autore: Alessandra Fabbretti

ROMA – “Il nostro ufficio è particolarmente allarmato per l’utilizzo in Sudan, fin dall’inizio del conflitto, della violenza sessuale come arma di guerra“. A lanciare l’allarme nel corso della 57esima sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra è Nada Al-Nashif, alta commissaria Onu per i Diritti umani.

La responsabile ha continuato: “Abbiamo documentato 97 incidenti che hanno coinvolto 172 vittime, prevalentemente donne e ragazze, il che è una grave sottorappresentazione della realtà”. I belligeranti, impegnati in una guerra civile dall’aprile 2023, secondo Al-Nashif stanno agendo nel “totale disprezzo per il diritto internazionale”.

Per questa ragione, come informa ancora la stampa internazionale, la scorsa settimana gli esperti per i diritti umani sostenuti dalle Nazioni Unite hanno sollecitato la creazione di una “forza indipendente e imparziale” per proteggere i civili. Hanno quindi affermato che nel contesto del conflitto entrambe le parti stanno commettendo crimini di guerra tra cui omicidi, mutilazioni e torture.

 

Gli stessi ricercatori Onu hanno quindi citato “governi stranieri” che starebbero “armando e finanziando” le parti in guerra, rendendosi “complici” dei crimini suddetti. Infine, hanno chiesto che l’embargo sulle armi, che al momento interessa il Darfur, sia esteso a tutte le altre regioni.

Dal 15 aprile 2023 l’esercito sta combattendo contro i paramiltiari delle Forze di supporto rapido (Rsf), in particolare nell’area della capitale Khartoum e nel Darfur. Secondo la testata britannica Guardian, sul web stanno circolando foto e video pubblicate dagli stessi paramilitari che confermerebbero gli abusi compiuti sui civili nel Darfur. I ribelli avrebbero ripreso coi propri smartphone abitazioni e villaggi dati alle fiamme, ma anche atti di violenza commessi contro le persone, in particolare prigionieri sottoposti a percosse e torture. La veridicità di tali contenuti è stata confermata anche dal Centre for Information Resilience (Cir). Il Guardian osserva che tale materiale può essere acquisito in sede processuale, per denunce di crimini di guerra e contro l’umanità.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube