“Gli immigrati vi mangeranno i cani e i gatti”, dice Trump: i padroni lo voteranno?

Politica

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La ‘battuta’ animalista del Tycoon nel duello con l’avversaria Kamala Harris trova sponde anche nella politica italiana. Ma chi sono i magna-gatu di casa nostra? E cosa rischiano oggi?

Autore: Nicola Perrone

ROMA – Troppo importante il primo duello faccia a faccia in tv tra l’ex presidente Donald Trump e la sfidante Kamala Harris per pensare solo ad una battuta dal sen sfuggita. Trump accusa gli immigrati di voler arrostire e mangiare i cani e i gatti del glorioso popolo dei veri americani. Forse i suoi strateghi hanno registrato un certo interesse e pensano così di acchiappare i voti dei padroni degli animali.
Si vedrà. E forse per tranquillizzare i padroni elettori Dem nel suo post di sostegno alla candidata democratica Harris, la super cantante da centinaia di milioni di seguaci Taylor Swift appare col suo bel micione tutto tranquillo e beato.

DAGLI USA IN ITALIA, CHI SOSTIENE LA TESI DI TRUMP

Anche in Italia il tema sta conquistando spazio sui social. Un deputato della Lega, infatti, stuzzicato da un utente sulla questione interviene postando un’immagine tratta da un quotidiano dove si parla di un giovane immigrato irregolare beccato dalla polizia su un’auto abbandonata mentre si mangiava un gatto arrostito sulla brace. Di qui, basta cercare immagini sull’argomento, ed ecco che escono altre vecchie storie con immigrati presi dalla polizia mentre cucinavano animali domestici.

CHI SONO I MANGIA GATTI ‘DENOIALTRI’? LO SVELANO I PROVERBI E LE NORME

Al di là di questo nuovo complotto, vorrei invece soffermarmi sulle leggende italiane riguardo ai nostri mangia gatti. Tutte le antenne, storia alla mano, puntano in Veneto, in particolare sul glorioso popolo vicentino.  E si parte dalla famosa filastrocca riportata nel libro sui proverbi veneti datato 1879: “Veneziani gran signori; Padovani gran dotori; Vicentini magna gati; Veronesi tuti mati; Udinesi, castellani, col cognome de furlani; Trevisani pan e tripe; Rovigoti, baco e pipe; i Cremaschi, fa cogioni; i Bressan, tagiacantoni; ghe n’è anca de più tristi: bergamaschi brusacristi; e Belun? Poreo Belun, te sé proprio de nisun”. Per quanto riguarda altre fonti sulle antiche leggende, sarebbero stati i veneziani nel 1400, con la città invasa dai topi, a chiedere alcune centinaia di gatti a Vicenza, ma i vicentini non riuscirono ad aiutarli perché tutti i gatti erano spariti “come se qualcuno se li fosse mangiati”. Altra ipotesi molto interessante sull’origine del detto, ne ha scritto tempo fa su Vice la simpatica Camilla Lucia Rebecca Dalla Bona, assaggiatrice compulsiva di cibi belli e brutti, fissata con il gelato, è stata avanzata da Emilio Garon, che ha elaborato una teoria di origine fonetica basata sulle parlate locali: la frase “hai mangiato” in dialetto veneziano si pronunciava “ti ga magnà”, in padovano “gheto magnà”, mentre nel dialetto antico vicentino era “gatu magnà”. Questa pronuncia potrebbe aver dato origine al soprannome dispregiativo “magnagatu” o “magnagati” dato ai vicentini dai rivali veneti. I veneziani, infatti, avevano l’usanza di affibbiare soprannomi con la desinenza “magna”— come “magnamaroni”, “magnacarta”, “magnamocoli” e il volgarissimo “magnamerda”. In epoca moderna, il riferimento più esplicito ai gatti come alimento si trova nel decreto salva-gatti del prefetto di Vicenza del 1943 emanato in un periodo in cui la guerra aveva provocato scarsità di cibo.

 

E OGGI? “LA NORMATIVA UE VIETA E PUNISCE IL CONSUMO DI CARNE DI GATTO E CANE”

Ma in Italia c’è una legge che vieta il consumo di carne di gatto e cane? “Non c’è perché vale la normativa europea che già vieta e punisce in tutta Europa non solo il consumo, ma anche il commercio di pelli e pelliccia – risponde l’onorevole Michela Vittoria Brambilla che da sempre lotta per la difesa degli animali- altra cosa purtroppo è la tanta violenza che ogni giorno riguarda gli animali domestici, in questi casi non riguarda una etnia ma solo delinquenti, italiani e non.  Come Lega mondiale in difesa degli animali– aggiunge- ci stiamo battendo per cambiare le leggi nei paesi asiatici dove invece macellano e mangiano gli animali domestici, e per ora siamo riusciti a cambiare le norme nella Corea del Sud“.

ECCO, NEL DETTAGLIO, COSA DICE LA LEGGE

I prodotti che non hanno una storia significativa di consumo come alimenti nell’Unione europea prima del 15 maggio 1997 sono considerati «nuovi alimenti» e quindi, ai sensi del regolamento (CE) n. 258/1997 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 gennaio 1997, ora sostituito dal regolamento (UE) 2015/2283 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, il loro uso in campo alimentare è assoggettato a una preventiva autorizzazione dell’Unione.

Il divieto di utilizzo delle carni di cane e gatto per uso alimentare discende da queste disposizioni, sulla cui base le autorità competenti possono procedere al sequestro delle carni, applicare le sanzioni e segnalare alla magistratura eventuali ipotesi di reato, come il maltrattamento di animali. In Italia il divieto di importare carni di cane e gatto è stabilito dall’articolo 53 del Regolamento di polizia veterinaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320 (il cui quarto comma è stato modificato sopprimendo la parte in cui vietava l’importazione delle carni equine fresche, refrigerate e congelate), mentre la normativa dell’Unione europea prevede specifici passaggi normativi e procedurali per autorizzare l’importazione di carni di qualsiasi tipo e non risulta che l’Unione abbia mai approvato Paesi terzi o stabilimenti di Paesi terzi o stabilito certificazioni sanitarie per l’importazione di carni feline o canine.

 fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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