Facile essere saggi a pancia piena

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Ma una sana longevità richiede almeno 12 ore al giorno di pancia vuota

 

L’umanità pratica il digiuno da millenni, per motivi religiosi, terapeutici o per mancanza di cibo e il corpo umano si è adattato, sviluppando reazioni specifiche finalizzate a resistere come il passaggio dall’utilizzo dei carboidrati a quello dei grassi. Tuttavia, il digiuno induce anche profondi cambiamenti nel corpo umano, non sempre positivi, e può quindi essere dannoso. Chi afferma che il digiuno intermittente e regimi simili hanno effetti sulla longevità o sull’età biologia dell’organismo o su altri parametri di questo tipo probabilmente sbaglia. Inoltre, chi decidesse di seguire un digiuno prolungato, dovrebbe sempre interpellare il proprio medico, proprio perché per alcuni, esso potrebbe avere effetti negativi sulla salute.  In uno studio molto rigoroso, pubblicato su Nature Metabolism, i ricercatori hanno misurato le proteine plasmatiche prima, durante e dopo il digiuno, circa mille proteine (cioè una su tre) sono cambiate nel tempo in relazione alla mancanza di cibo. Molte di esse appartenevano alla matrice extracellulare, altre invece erano fondamentali per la struttura del cervello. Inoltre Il digiuno intermittente, un regime alimentare molto popolare che è stato legato a una maggiore longevità, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare il tumore al colon. In uno studio condotto sui topi, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) hanno scoperto che i roditori che digiunavano per 24 ore prima di mangiare presentavano un rischio «elevato» di formazione di tumori precancerosi nell’intestino. Questo, secondo quanto riportato sulla rivista Nature, potrebbe essere dovuto al fatto che la fase di «rialimentazione» ha reso le cellule intestinali iperattive, aumentando così il rischio di mutazioni cancerogene in caso di esposizione a determinati alimenti. Valter Longo professore di Biogerontologia e Direttore dell’Istituto sulla Longevità a USC (University of Southern California) sottolinea che noi italiani, già dai bambini, mangiamo troppo le 5P: pane, pasta, pizza, patate e proteine, l’equivalente di molti cucchiai di zucchero che poi vengono convertiti in grasso, contribuendo anche a diminuire la funzionalità dell’insulina, specie se non si pratica un cosiddetto  “time restricted eating”, cioè non toccare cibo per 12 ore. Dovremmo adottarlo come stile di vita, alla stregua dei centenari che, in genere, mantengono cicli non più lunghi di 12 ore serali/notturne di digiuno. In concreto: cena entro le 20 e colazione alle 8. Grazie a una alimentazione adeguata, nelle modalità corrette, l’organismo può tornare alle funzionalità che con l’invecchiamento vengono compromesse. Negli ultimi tre anni studi scientifici hanno evidenziato che pazienti fedeli a questi regimi tendono a ringiovanire.

 

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