Il Sogno della Senna Balneabile e la Crisi del Governo

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Macron in Bilico: tra fallimenti ambientali e impasse politica, la Francia si trova a un bivio cruciale

Il progetto per rendere la Senna balneabile rischia di naufragare mentre Macron, incapace di formare un governo stabile, naviga in acque politiche torbide. L’incapacità di affrontare simultaneamente crisi interne e sfide geopolitiche solleva interrogativi sul futuro della Francia e sull’intero equilibrio europeo.

Il sogno di Emmanuel Macron di trasformare la Senna in un fiume balneabile, un progetto ambizioso finanziato con 1,4 miliardi di euro, si sta rivelando un clamoroso fiasco. Nonostante l’enorme investimento, il fiume è pulito solo il 20% del tempo, e le gare di triathlon, previste come fiore all’occhiello dei Giochi Olimpici di Parigi, sono già state inficiate da problemi di inquinamento. L’immagine di atleti costretti a rinunciare agli allenamenti e di triatleti colpiti da malesseri dopo le prove aggiunge ironia amara al sogno di una Senna balneabile che rischia di diventare solo una brutta figura.

Ma il disastro ambientale è solo la punta dell’iceberg. Macron si trova a fronteggiare una crisi politica altrettanto grave e intricata. A quasi due mesi dalle elezioni legislative e dopo dieci giorni di consultazioni, il presidente francese non è ancora riuscito a nominare un nuovo primo ministro. La Francia è governata da un esecutivo dimissionario, con Gabriel Attal, un macronista di lungo corso, incaricato di gestire gli affari correnti. Tuttavia, la situazione politica è lontana dalla stabilità necessaria per una governabilità efficace.

L’Assemblea Nazionale, dopo le elezioni anticipate indette a seguito dei buoni risultati del Rassemblement National (RN) alle elezioni europee, è frammentata in tre blocchi principali: il Nuovo Fronte Popolare di sinistra, la coalizione centrista di Macron e l’estrema destra del RN e dei suoi alleati. Nessun blocco dispone di una maggioranza assoluta, e ciascuno di essi è distante almeno un centinaio di seggi dalla maggioranza necessaria per formare un governo stabile. Questa frammentazione ha reso estremamente difficile per Macron trovare una figura di primo piano in grado di ottenere il consenso di tutti i gruppi politici, mentre il presidente è accusato di procrastinare la sua decisione.

Macron ha il potere esclusivo di nominare il primo ministro, ma si trova tra l’incudine e il martello. Da un lato, desidera evitare di nominare un primo ministro della coalizione di sinistra, nonostante il suo ottimo risultato alle ultime elezioni, per non cedere a una forza politica che potrebbe minare la sua visione centrista e le sue riforme. Dall’altro, ogni nome che è emerso finora ha sollevato reazioni negative e minacce di bocciatura preventiva da parte degli schieramenti rivali. L’attuale candidato più discusso, Thierry Beaudet, un esponente della società civile, è criticato per la sua apparente mancanza di esperienza e competenza politica, con il rischio concreto che il suo governo venga percepito come un “governo fantoccio” controllato dall’Eliseo.

La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che la legge di bilancio deve essere presentata all’Assemblea Nazionale il primo ottobre e la Francia deve presentare un piano a medio termine per correggere il deficit e rispettare le regole dell’Unione Europea entro il 20 settembre. L’incapacità di formare un governo funzionante in questo contesto potrebbe portare a gravi conseguenze economiche e politiche, sia per la Francia che per l’intera Unione Europea. L’attuale stallo rischia di minare la stabilità e la coesione dell’Europa, influenzando le dinamiche globali e alimentando l’incertezza su un futuro già compromesso da sfide interne e internazionali.

In questo scenario di crisi, il sogno di Macron di risolvere il problema ambientale della Senna sembra un obiettivo secondario rispetto alla necessità urgente di una guida politica stabile. La sua incapacità di affrontare simultaneamente crisi interne e sfide geopolitiche solleva interrogativi sul futuro della Francia e sull’intero equilibrio europeo. Il presidente, per evitare di trovarsi completamente sommerso, continua a navigare tra le onde tempestose della politica francese e internazionale, con il rischio che ogni errore possa avere ripercussioni a catena su tutta l’Unione Europea e oltre.

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