Il dilemma di Macron

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di Raffaele Gaggioli

Sono passati quasi due mesi dalla conclusione delle elezioni legislative francesi, ma la formazione di un governo sembra ancora difficile. Nessuno dei principali partiti francesi ha infatti vinto abbastanza seggi per governare da solo e i difficili rapporti tra di loro rendono la creazione di una possibile coalizione governativa quasi impossibile.

Attualmente, l’Assemblea Nazionale francese è dominata dalla coalizione di centro-sinistra del Nuovo Fronte Popolare. Lo scorso luglio, il NFP ha infatti ottenuto 193 seggi, divenendo così la principale forza politica in Francia.

Tuttavia, la costituzione francese prevede che per formare un governo di maggioranza un partito debba avere a sua disposizione almeno 289 parlamentari nell’Assemblea. Senza questi numeri, il NFP potrebbe solo formare un instabile governo di minoranza, le cui proposte politiche verrebbero costantemente bloccate dagli altri membri dell’Assemblea.

Forse per questo motivo, il presidente francese Emanuel Macron non sembra disposto ad accordarsi in alcun modo con il NFP.

Sebbene la coalizione di centro-sinistra e l’En Marche di Macron avessero collaborato lo scorso luglio per impedire all’estrema destra di vincere le elezioni amministrative, ora il presidente francese sembra infatti diffidare della sinistra francese ancora più di prima.

Macron ha rifiutato la recente richiesta del NFP di formare un governo di minoranza, citando l’articolo 5 della Costituzione francese che permette al presidente di ignorare tali richieste qualora rischiassero di mettere in pericolo la stabilità politica del Paese.

Per questo motivo, Macron è stato accusato di usare i suoi poteri costituzionali per assicurare il controllo politico dell’Assemblea al suo partito.  Tuttavia, neppure En Marche può permettersi di governare da solo, in quanto ha a sua disposizione solo 166 seggi.

Il presidente francese ha quindi avviato le consultazioni con le altre forze politiche, nella speranza di creare una maggioranza alternativa che escluda sia il Rassemblement National di Marine Le Pen, sia le componenti più estremiste del NFP. Negli ultimi giorni, i rappresentanti dei Republicains (partito di centro-destra di ispirazione gaullista, che ha a sua disposizione 47 seggi) hanno visitato l’Eliseo per discutere la creazione di questa possibile maggioranza.

Macron forse spera anche che il Nuovo Fronte Popolare sia destinato a dividersi, a causa delle sue tensioni interne. Se questo avvenisse, le parti più moderate della coalizione potrebbero decidere di allearsi con En Marche. In particolar modo, Macron spera di poter escludere La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, controverso partito di estrema sinistra noto per le sue posizioni filorusse e riluttanza a condannare la violenza antisemita di Hamas.

Anche se parte del partito socialista francese ha espresso interesse per questa proposta, alcuni fattori rendono una possibile alleanza tra En Marche e la sinistra moderata quasi impossibile. Per cominciare, il programma elettorale di tutti i partiti del centro-sinistra prevede l’abrogazione delle varie riforme economiche di Macron, incluso l’innalzamento dell’età pensionabile.

In secondo luogo, l’esclusione di Mélenchon, indebolirebbe troppo il NFP. La France insoumise controlla infatti 73 seggi dei 193 vinti dalla coalizione di centro-sinistra, senza i quali il Fronte verrebbe ridotto ad un alleato minoritario di Macron.

Da parte sua, Mélenchon, ha organizzato grandi dimostrazioni di piazza per il 7 settembre e richiesto l’impeachment di Macron, accusandolo di stare ignorando la volontà degli elettori francesi. Anche se è improbabile che questa dimostrazione di forza otterrà risultati concreti, il leader di LFI conta di aumentare la pressione sia sull’Eliseo, sia sul resto del Nuovo Fronte Popolare.

Per motivi analoghi, è altamente improbabile che Macron acconsentirà ad un’alleanza tra En Marche e l’estrema destra del Rassemblement National. L’appello a bloccare Marine Le Pen ha permesso ad En Marche di superare le aspettative durante le ultime elezioni, perdendo così meno seggi di quelli previsti dai sondaggi.

Macron teme quindi di alienare parte della sua base elettorale, composta per lo più dal ceto medio liberale che non si fida né di Mélenchon, né della Le Pen. Un’alleanza politica con uno dei due indebolirebbe ancora di più il partito del presidente, rafforzando allo stesso tempo i suoi rivali.

Senza alcun tipo di accordo, Macron potrebbe decidere di formare un governo tecnico (il primo nella storia della Quinta Repubblica Francese), o di lasciare che il suo partito guidi un governo di minoranza fino alle prossime elezioni amministrative. La legge francese impone che due differenti elezioni amministrative avvengano almeno ad un anno di distanza l’una dall’altra, perciò i francesi potrebbero dover tornare a votare la prossima estate.

Quest’ultima ipotesi è lo scenario più probabile, il che non aiuta la stabilità economica e politica della Francia. Più a lungo dura questa mancanza di governo, più l’impopolarità di Marcon e di En Marche rischia di aumentare in vista sia delle prossime elezioni amministrative, sia di quelle presidenziali dal 2027.

Raffaele Gaggioli

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