Bari ancora sconfitto a Modena: un campanello d’allarme per il futuro della squadra

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© foto di SSC Bari

Il Bari cade ancora, questa volta a Modena, e la seconda sconfitta consecutiva non può essere ignorata. Non si tratta solo di un risultato negativo, ma di una prestazione che ha messo in luce tutte le carenze strutturali della squadra e, soprattutto, le gravi responsabilità della società. Di fronte a un Modena che, pur non brillando, ha saputo sfruttare al meglio le sue poche occasioni, il Bari ha mostrato limiti che vanno oltre il semplice aspetto tecnico.

L’incontro tra Modena e Bari vedeva in campo due squadre che, all’esordio, avevano subito una sconfitta. Tuttavia, le premesse erano diverse: entrambe le squadre avevano ambizioni e avevano operato cambiamenti significativi in estate, con il Bari che ha persino cambiato allenatore. Mister Longo ha schierato quattro nuovi giocatori rispetto alla formazione vista contro la Juve Stabia, Maita, Oliveri, Novakovich e Manzari, cercando di dare una scossa alla squadra.

Il primo tempo ha visto un Bari più convinto, con il pallino del gioco in mano e diverse occasioni da gol create, ma clamorosamente fallite. Nonostante il dominio, il vantaggio ottenuto grazie a Novakovich al 17′ non è bastato. L’episodio del rigore concesso e poi annullato al Modena sembrava potesse dare sicurezza ai pugliesi, ma un fallo in area di Vicari, punito con il rigore, ha permesso ai padroni di casa di pareggiare proprio allo scadere del primo tempo.

Nella ripresa, le mosse di Longo non hanno sortito l’effetto sperato. Nonostante un maggior possesso palla, il Bari è apparso sterile, incapace di concretizzare e di reagire al pareggio modenese, arrivato su un colpo di testa di Pedro Mendez indisturbato: questo è già il terzo gol subito, quantomeno in campionato (non ne parliamo precedentemente), nella stessa maniera con le gravi ed evidenti responsabilità della difesa. Gli ingressi di Lasagna e Favasuli non hanno cambiato le sorti di un secondo tempo segnato dalla confusione e dalla mancanza di idee ma da un deciso possesso palla. Anche i cambi successivi, come l’ingresso di Lulic al posto di un opaco Maita, non hanno prodotto risultati concreti.

Questa sconfitta è lo specchio fedele della situazione del Bari. Nonostante l’impegno e la volontà di non arrendersi, la squadra ha mostrato limiti preoccupanti, che vanno ricondotti a una rosa incompleta e inadeguata. Longo ha dimostrato di essere un allenatore capace, in grado di dare un’identità precisa al Bari, ma si trova a lavorare con un organico che non è all’altezza delle ambizioni che la piazza merita.

La responsabilità di questa situazione ricade sulla società, che sembra non voler investire nel Bari in modo adeguato. Il confronto con la scorsa stagione, in cui la squadra è arrivata in condizioni critiche praticamente da malato terminale con scarsissime possibilità di sopravvivenza salvandosi in extremis grazie ad una terapia salvavita, evidenzia come non si sia fatto tesoro delle difficoltà passate e che non c’è verso per impegnarsi nell’acquistare le medicine necessarie per rimettere in sesto il Bari. Oggi, ci si trova di nuovo con una squadra senza il faro Di Cesare che prendeva per mano i giocatori, senza anima, composta da giocatori giovani e inesperti, affiancati da elementi come Vicari, che invece di guidare il gruppo, si dimostrano vulnerabili.

È chiaro che se il budget messo a disposizione dalla società rimane quello attuale, non ci sono direttori sportivi, Polito o Magalini, o allenatori che possano fare miracoli. La mancanza di qualità e di esperienza è evidente, e le occasioni fallite contro Modena e Juve Stabia sono lì a dimostrarlo. Il Bari non può continuare a galleggiare in questo limbo, tra ambizioni frustrate e una realtà fatta di mediocrità.

Il divario tra la passione dei tifosi, sempre pronti a sostenere la squadra, e l’offerta della società è ormai troppo grande. Serve fare chiarezza su cosa ne sarà del Bari. La città e i tifosi meritano una squadra che rispecchi il loro entusiasmo e la loro dedizione, non una che si accontenti di sopravvivere senza una visione chiara per il futuro. Senza un cambiamento di rotta deciso e investimenti adeguati, il rischio è che questa stagione possa trasformarsi in un lungo ennesimo calvario. Forse quello della fine.

Massimo Longo

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