Golden Hour

Interviste & Opinioni

Di

TACCUINO #3

Homo Homini Lupus.

L’agire umano è un conundrum meno complesso di quanto lo è il trauma.

L’uomo spesso si organizza violentemente per causar danno, schiavo delle proprie pulsioni, di scelleratezza e non curanza. Taluni adottano menefreghismo d’essere. Non vi sono cose tanto peggiori della ricerca di godimento e cosiddetta felicità a discapito dell’altro, sopravvivendo la via di un sadismo che gaude divertendosi fiaccamente alle spalle del mortale. Non v’è cosa peggiore del desiderio, a pensarci bene.

La terribile mancanza di sidus. Crisi identitarie. Non conoscendo sé stessi, non entrando in relazione, in scoperta, non partecipando di un dialogo, di curiosa sanità, i più mancano di coscienza intellettuale. Schiavi di una psychologia, in assenza di consapevolezza, credono, si convincono, muovono verso il nulla. I più non trovano disprezzabile credere questo o quello e vivere conformemente a questa credenza, senza essersi prima resi consapevoli delle ultime e più fondate ragioni a favore e contro, Friedrich Nietzsche. La maturata meraviglia kantiana che sbatte sull’essere un mare in tempesta che dietro il sublime paventa nell’esplicitar lo sgomento che turba la mente dell’uomo sulla cecità umana all’interno di un paradigma disumano muove scia di un divenir che osserva vuoto di ragionevolezza ove l’ente partecipa di dissennato atto gordo di condizionamento sociale aggrovigliato alle scaturigini del tempo. La virulenza del non valente è totale pressione nella vittima di abusi che vive la Golden Hour, il momento irripetibile che si vive nell’immediato immobilizzante futuro traumatico, o ancora in giorni, anni a venire.

Esseri funzionalmente specianti, invasivi arroganti creatori declinanti di un futuro che insegue galleggianti percorsi di nuovi sensi perdenti, incarnano soppressione e sopruso. Curare la psiche di coloro i quali espongono pericoli è prioritario. Se non si arriva a curare, o non si può, precipuo è l’ascolto. Rilevare urgenza è attiva facoltà empatica che muove verso la corretta, sana e positiva direzione chi ne partecipa.

Una nuova domanda sullo studio delle storture mentali sorge in me sull’analisi dell’aggressività psichica, portandomi in parallelo tra la personalità cosiddetta narcisista maligna perversa e il fanatismo delirante proprio dei visionari e dei mistici, sul sottile limite tra superstizione e ignoto, credenza e fiducia, condizionamento e psicosi. Scwärmerei nemico della misura. Una fondata corretta relazione sensibile dell’indicibile intimo essere con il mondo esterno potrebbe, dovrebbe, compiere il processo inverso alla derealizzazione operata dalla follia. E se la follia che ci abita scaturisse il pensiero della paura di tutte le paure, dell’angoscia più temibile, del timore del pensiero della morte?

La vittima del sopruso diviene il Faust, che ben conosce il dramma e visitato dal cosiddetto Ade, l’Oscuro, persegue il cammino sulle vertigini, ove i segreti son disvelati. Tentato prima, consapevole durante e poi, muove disgustato e nauseato dall’evidenza del dominio della materia e della ricerca del più effimero godimento propri dell’ingannatore che non conosce bellezza.

Non si neghi la notte. Abbiate il coraggio di fare la verità, di osservare ciò che appare. Il Mito è ciò che è molto più reale di quel che vien scambiato per concretezza. Così, nell’invisibilità psichica, il cosiddetto nefasto narcisista maligno perverso è la quintessenza del male, Erich Fromm 1964, un mondo sordo, cieco, virulento, orrifico, totale.

La paura di esser sé stessi e di mostrare al mondo la propria natura nascondendo storture della mente, facoltà disqualitanti di radice corporea che la stessa mente sviluppa gradualmente elicitando perversione nella vita sociale e artificiosa, in una scala di valori che va dalla stupidità fino alla pazzia, in seno alla finta pericolante fragile distruttiva e ingannevole raffinatezza opulenta della società liquida ove coraggio, virtù, etica creano imbarazzo.

PsykoSapiens

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