“Non me ne importa un fico, degna di me non è” , ovvero ‘L’equivoco stravagante’

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Volgarità nauseante e puerile insipidezza: così si espresse la stampa nei confronti de L’equivoco stravagante, dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini su libretto di Gaetano Gasbarri, rappresentato per la prima volta al Teatro del Corso di Bologna il 26 ottobre del 1811.
Gasbarri non era l’ultimo arrivato: scrisse una ventina di titoli collaborando anche con i musicisti Stefano Pavesi, Carlo Coccia e Filippo Celli, ma le critiche furono concordi nel ritenere il suo libretto una sorta di spazzatura: oltre ai doppi sensi, diverse scene furono considerate espliciti riferimenti sessuali, un particolare che allarmò la censura dello Stato Pontificio di cui Bologna faceva parte.
Gioachino aveva all’epoca 19 anni. Aveva già rappresentato al Teatro San Moisè di Venezia, La cambiale di matrimonio (1810) e composto Demetrio e Polibio (che andrà in scena al Teatro Valle di Roma nel 1812).
L’evento era molto importante per lui: si trattava dell’esordio a Bologna, sua città d’adozione, presso cui si era trasferito bambino, con la famiglia, dopo aver lasciato Pesaro.
Grazie alla giovane età, affrontò la prova con disinvoltura.
Negli anni Sessanta si diceva in Italia che Rita Pavone sarebbe stata in grado di aver successo anche cantando l’annuario telefonico. In modo analogo si è spesso detto che Rossini sarebbe stato in grado di musicare in maniera efficace persino la lista della lavandaia: L’equivoco stravagante lo conferma appieno.
La cavatina di Buralacchio (Occhietti miei vezzosi) e quella con il coro di Ernestina (Oh come tacita- Nel cuor un vuoto io provo) hanno impressionato fin da subito il pubblico e sono state paragonate a ninfee sbocciate sopra acque putride.
Il quartetto Ti presento a un tempo stesso è altrettanto interessante.
Il pubblico applaudì soprattutto il contralto Marietta Marcolini, sempre a fianco del Compositore durante la prima fase della sua carriera
Dopo le previste tre repliche, l’opera fu ritirata dalle scene: gli incidenti con la censura e lo scandalo delle parole udite in teatro non potevano più essere tollerati.
Dopo ben 191 anni dalla première è stata rappresentata al ROF 2002.
Ieri è andata in scena al Teatro Rossini, con la regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier (repliche il 12, 16 e 21 agosto).
Sul podio Michele Spotti ha diretto la Filarmonica (che del Compositore porta il nome), un agguerrito cast composto da Maria Barakova (Ernestina), Nicola Alaimo (Gamberotto), Carles Pachon (Buralicchio), Pietro Adaini (Ermanno), Patricia Calvache (Rosalia) e Matteo Macchioni (Frontino), oltre al Coro del Teatro della Fortuna di Fano diretto da Mirca Rosciani
L’opera era molto attesa dal pubblico che l’ha lungamente applaudita, anche per i sottintesi scabrosi che tanto l’hanno osteggiata in passato.
Il mondo gira.
(ROF 2024 a Pesaro, Capitale Italiana della Cultura)

Paola Cecchini

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