Olimpiadi 2024. Libertè, Egalité (?), Fraternité, Festivité!

Sport & Motori

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Anche le Olimpiadi, come ogni evento a natura ciclica, sono lo specchio dei tempi e la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici a Parigi è la chiara dimostrazione dell’avanzare di quel progetto in atto, denominato Cancel culture, nella cui opera distruttiva non viene risparmiato neanche l’uomo (specie) a cui si stanno tagliando tutti i punti di riferimento e al “chi siamo/dove stiamo andando” come collettività (per nulla collettiva), bisogna aggiungere il “chi sono” (vedi es. dell’atleta Angela Carini, il cui incontro-scontro di pugilato con Imane Khelif ha scatenato comprensibili polemiche a causa della confusione sulla identità sessuale dell’algerino/a e anche qui la faccenda del “politically correct” è solo volgere la testa dall’altra parte senza affrontare seriamente, con chiara cognizione di causa,  situazioni emergenti da cui non si potrà prescindere.

Argomento che esula in parte da quello sportivo per cui, a mio umile parere e con pieno diritto a esprimerlo, in virtù di quanti non abbiano apprezzato la sceneggiata (taluni dicono sceneggiatura) di uno dei dodici segmenti della cerimonia di apertura dei Giochi 2024, intitolata “Festivité”, eccessiva e priva di buon gusto se non addirittura blasfema a detta dei vescovi della Chiesa francese (e non solo) per poi ritrattare (prassi ormai consolidata) e limare il giudizio con un colpo al cerchio e uno alla botte (altro passaggio obbligato), per buona pace dei nostalgici medioevali per cui il potere temporale e quello spirituale si affrontavano a fil di spada se poco poco venivano istigati.

Oggi non tuonano più i cannoni, per nostra fortuna, ma deficitiamo anche del sano confronto verbale, l’atto dialogico è sintetizzato da un “rettifico/non alludevo/sono stato frainteso etc etciùù” con uno starnuto provvidenziale che pone fine alla farsa.

Nonostante le “giustificate” aderenze al contesto Olimpico da parte degli organizzatori, si sarebbe certamente potuto fare di meglio “volendo”, esaltando la dimensione sportiva in quanto tale che, insieme al sapere e alla conoscenza, è un salvavita, un valido strumento di crescita per i giovani che così imparano le regole e la disciplina, la cura e la tutela del corpo (e quindi della mente), il rispetto per le potenzialità dell’avversario, da sfidare con le sole competenze tecniche e abilità corporee, le uniche armi di cui lo sportivo si serva, in tutta dignità.

Credo si sia visto poco di tutto questo in cambio di ostentazione del vacuo e dell’effimero, del trash e della cultura woke, distorcendo il vero senso del prestigioso evento in atto.

Credo di possedere il senso della obiettività, che dice bene al bene, male al male, e non vino al pane quando rimango senza vino, non uso due pesi e due misure, non mi interessa da chi giungano o chi compia determinate scelte, ma guardo al risultato finale e al messaggio trasmesso. E il messaggio francese suona forte e chiaro, a detta degli stessi organizzatori “volevamo organizzare una grande festa pagana” e ci sono ben riusciti attraverso uno show “gay pride”, decontestualizzato, senza tener conto della sensibilità dei vari gruppi religiosi, per cui si sono levate proteste da più parti e nazioni.

Non amo la “distruzione” con il bulldozer che tutto asfalta, senza setacciare grano e gramigna ma amo la “ricostruzione” laddove urgano utili interventi riparativi e la “costruzione” laddove vi siano la desertificazione e la sete d’acqua e di conoscenza. Buttare l’acqua a mare è insensato, va elargita agli assetati perché è un dono prezioso, vieppiù che in molti non distinguono ormai la Coca Cola dall’acqua.

La via d’uscita è certamente il perseguimento di ideali universali quali, la solidarietà, l’amore per il prossimo e l’inclusione sorretti dai pilastri solidi del rispetto, dell’equità e della dignità per ogni individuo, “nessuno escluso“, senza distinzione di nazionalità, cultura, sesso e credo religioso, scelte, queste ultime, assolutamente pertinenti alla libertà individuale, per cui nessuno ha il diritto di tranciare radici culturali e senso di appartenenza, nessuno può dirigere orientamenti religiosi e nessuno può pilotare preferenze sessuali e generare confusione tra le nuove generazioni; chiediamo a psicologi, psicoterapeuti (a cui oggi si aggiungono i sociologi per spiegare il fenomeno in crescita) cosa stia accadendo ai giovanissimi, proviamo a fissare un appuntamento e lo riceveremo fra mesi. Gli adolescenti sono disorientati, confusi, in cerca di sentieri da percorrere, punti di riferimento che divengono sempre più aleatori e sfuggenti, e trovano rifugio/conforto in alcol e droghe in età inconcepibili, per noi over-tutto. Chiediamoci cosa ne stiamo facendo delle loro vite e del loro futuro quando presentiamo il vuoto, mostrandolo come pieno e diciamo che sono sbagliati se non allineati al pensiero comune e hanno l’ardire di averne uno proprio o che sono stupidi e bigotti se non applaudono alle sguaiate volgarità e demenze propinate quotidianamente.

Siamo creando una società di allineati o emarginati, di sedati o ribelli, non esiste la zona d’ombra, quella dell’incontro, del dialogo, del confronto.

Giustificare il cattivo gusto della cerimonia dei Giochi 2024 è una arrampicata sugli specchi, anche se “de gustibus non est disputandum”, di certo sia il gusto che la sobrietà legati al contesto inaugurativo latitavano, vero è che il giudizio è spesso accompagnato a pregiudizi per cui si sta da un lato o dall’altro a prescindere dalla qualità di ciò che ci viene propinato e in una società dell’assenso, se dissenti sei “fuori” se annuisci sei “in” e questo Out/In sta divenendo esacerbante, insopportabile perché priva del diritto a esprimere opinioni divergenti per non essere derisi, messi ai margini, per non perdere il tale amico, non essere bannato sui social o peggio ancora “segnalato” dai “puri di cuore” che in tal modo ti oscurano, zittiscono e ti mandano al rogo con un click!

E così stiamo assistendo al deplorevole carosello mediatico: blasfemia sull’”L’ultima cena” di Leonardo… ma noo! Sei ignorante e non ci capisci nulla, era contestualizzata all’epoca pagana (eppure mi pare che pagani non lo siamo più e viviamo in altra epoca) ed era ispirata al “Convivio degli dei dell’Olimpo”, hai capito, troglodita e buzzurro che sei? Ok da trogloditi qualche passo in avanti lo avremo pur compiuto da allora, o no? Tanti di noi hanno anche un Dio a cui inginocchiarsi e non importa che nome abbia, abbiamo imparato a usare la forchetta il cucchiaio e il coltello, altrimenti stravacchiamoci sulla chaise-longue e libiamo libiamo libiamo come non ci fosse un domani, e la festa è completa per chi vorrà aderirvi ma poco ha a che fare con lo sport.

E che dire poi dello sbandierato richiamo all’inclusione se dalla citata scenografia, in cui era c’era una folta rappresentanza di ogni ben di dio (non me ne vogliano i cultori del paganesimo per la citazione), tra drag queen e transessuali, sono stati esclusi gli eterosessuali… già, quelle strane creature maschio o femmina (non so se vi ricordano qualcosa/qualcuno), dei poveri sfigati che si sono sentiti discriminati invece di comprendere di essere scialbi, anonimi, monotoni, privi di fantasia e desueti. Che noia averceli sempre tra i piedi con le loro magliettine colorate o un classico Chanel!

Una pecca dello scenografo incompreso Thomas Jolly, già costretto a rettificare (anche lui) l’intento del suo capolavoro.

E che dire ancora della Francia “avanguardista”, che tra tante licenze/licenziose, penalizza invece fortemente le atlete musulmane vietando loro di gareggiare con l’hijab?

“Tu chiamale se vuoi inclusioni”.

Divagazioni a parte, la cerimonia di apertura di ogni Olimpiade è ideata per mettere in risalto le tradizioni del Paese ospitante ed è quindi altamente indicativa del luogo e delle sue ideologie per cui, ipso facto, ci è stato chiarito il concetto di “Festivité”, d’altronde la stessa cosa avvenne all’inaugurazione dei Giochi di Berlino del 1938 in cui si esaltava l’ideologia del Fuhrer che al suo arrivo allo stadio viene osannato dalla folla. E di questo passo potremmo citare tanti altri esempi poco edificanti.

Quale peso e misura scegliamo? Consenzienti a oltranza o critici e obiettivi qualunque sia la fonte?

Inoltre e soprattutto le Olimpiadi nascono per celebrare lo spirito sportivo, la lealtà competitiva e l’amicizia tra le nazioni, simboleggiata a priori dai cinque anelli che, a seconda del colore, rappresentano i continenti per cui gli atleti gareggiano con fierezza.

Solo chi sa quanta dedizione, sacrificio e privazioni servano per giungere nell’Olimpo della pratica sportiva può comprendere di essere stato depredato e quanto ciò stia diventando marginale, offensivo, trasformando tutto in spettacolo avanguardistico e circo mediatico esageratamente progressista, in cui il termine progresso dovrebbe essere soggetto a revisione.

Sacrificio e tante rinunce richiamano al “mens sana in corpore sano”, ma questo forse solo un vero sportivo può comprenderlo e non i giudicanti e i propagandisti che portano l’acqua al proprio mulino mentre il fornaio non può panificare pur avendo la farina.

Indi l’arrampicata sugli specchi, potrebbe essere la nuova disciplina delle Olimpiadi 2028 che si svolgeranno in Terra di Nessuno dove se ci sarà qualcuno ne saremo già usciti tutti vincitori.

Nel frattempo sono state assegnate le prime medaglie agli eroi sportivi del nostro tempo,

Un augurio a tutti i campioni partecipanti alla vera Festa dello Sport – altro dalle Festivité – a suon di tecnica, sano agonismo e determinazione.

Maria Teresa Infante La Marca

foto Wikipedia

 

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