Rogo di rifiuti nel salernitano

Ambiente, Natura & Salute

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I giornali parlano di 60 mila tonnellate di rifiuti incendiati in località Persano , in provincia di Salerno. I miei calcoli , considerando i 212 contenitori rientrati , con 38 metri cubi massimo di rifiuti , mi danno come risultato 5500 tonnellate , massimo 6 mila tonnellate.

Sono i rifiuti rientrati dalla Tunisia colà esportati con procedura illegale tanto che la magistratura , fece arrestare 7 persone , due delle quali funzionari della Regione Campania.

Un disastro ambientale in una delle pianure più fertili d’Italia , la Piana del Sele.

Incendio scoppiato ieri e non ancora concluso oggi. I rifiuti erano stoccati , in un comprensorio militare.

La natura dell’incendio? Saranno le Autorità competenti, a dirimere questa angosciante matassa dello smaltimento dei rifiuti in Campania.

Regione con crisi periodica dei rifiuti : fine anni 90, 2002,2003,2006 poi nel 2008 con il Piano Bertolasi e la dichiarata fine dell’emergenza rifiuti in Campania , si sarebbe dovuto azzerare ogni problema.

Invece il piano Bertolaso fallì per l’opposizione feroce dei cittadini verso i nuovi impianti da costruire (tre inceneritori e 10 discariche).

Ancora oggi la Campania è al primo posto per rifiuti esportati : 309 mila tonnellate su 858 mila complessivamente esportate .

Altro che autosufficienza e prossimità! ( fonte : ultimo Rapporto Ispra). 

A questo punto una congettura male non fa rispondendo all’interrogativo , cui prodest l’incendio se è di natura dolosa ?

I beneficiari possono essere tanti e le condizioni per “ smaltire “ i rifiuti emanate dalla UE ne hanno accelerato il processo.

Il Consiglio Ue ha approvato la riforma del regolamento sulle spedizioni di rifiuti, pronto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A partire dal 2026 stop alle esportazioni di plastica verso paesi non OCSE e via libera al nuovo sistema digitalizzato per la gestione degli adempimenti.

Lo stop alle esportazioni varrà solo per i rifiuti non pericolosi in plastica, mentre per tutti i rifiuti diretti a recupero contenuti nella cosiddetta ‘lista verde’ continuerà a valere un regime autorizzativo meno stringente.

IL  via libera sarà rilasciato solo a patto che l’impresa esportatrice riesca a dimostrare che l’impianto di destinazione abbia superato audit ambientali indipendenti.

Stretta sulle procedure per le esportazioni verso paesi terzi, la completa digitalizzazione di quelle relative alle movimentazioni dentro i confini dell’Ue.

Entro il 2026 tutti gli adempimenti verranno fatti confluire in un sistema centralizzato in capo alla Commissione europea, con tempi scadenzati per la richiesta di informazioni e il rilascio delle autorizzazioni da parte degli enti competenti.

Intanto la UE ha avviato due procedure di infrazione verso l’Italia per parziale recepimento della direttiva Quadro e per l’economia circolare.

Intanto le due procedure di infrazioni annacquano un pò  le autocelebrazioni di quanto il nostro Paese sia il primo della classe nella corretta gestione rifiuti, facendo tra l’altro una gigantesca confusione tra le vere priorità della gestione (produrne di meno, tanto per cominciare!) e tra riutilizzo e riciclaggio.

Uno schiaffone ci arriva dall’Europa con l’avvio di una procedura di infrazione   per non aver recepito correttamente la Direttiva quadro sui rifiuti ( del 1998 !!!!)  e relativamente a dispersione rifiuti, raccolta differenziata, rifiuti pericolosi, oli usati, riciclaggio di alta qualità, tracciabilità , copertura costi di gestione, programmi prevenzione rifiuti, obiettivi riciclaggio urbani e mancato raggiungimento del tasso minimo di raccolta di RAEE!

L’incendio di Persano richiama tutti alla autocorrezione dei comportamenti individuali e collettivi oltre , che alle istituzioni che devono mettere al primo posto la salute dei cittadini e l’interesse delle imprese.

Pensare di risolvere il problema rifiuti con la pianificazione è banale utopia ! 

Intanto i reati connessi al ciclo dei rifiuti, in  aumento di oltre il 60% tra 2022 e 2023. Emerge  nel trentesimo rapporto annuale ‘Ecomafia’, stando al quale lo scorso anno i casi di gestione illecita degli scarti urbani e industriali sono stati 9mila 309, con un aumento del 66% rispetto al 2022 e un giro d’affari calcolato nell’ordine degli 8,8 miliardi di euro. A livello territoriale le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria) si confermano crocevia del crimine ambientale, con la Campania al primo posto tra le regioni (4mila 952 reati, pari al 14% del totale nazionale) e Napoli prima tra le province (1494 reati), seguita da Avellino che fa registrare un preoccupante boom (1203 reati, pari al +72,9%).

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