Rapporti e PSA per l’acqua potabile

Ambiente, Natura & Salute

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Il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA), dell’Istituto Superiore di Sanità, ha elaborato e reso noto il primo rapporto sulla qualità delle acque potabili. I gestori degli acquedotti saranno soggetti a sanzioni in caso di mancata realizzazione del Piano di sicurezza dell’acqua (PSA) per le forniture idro-potabili a partire dal 12 gennaio 2029.

L’acqua, d’altra parte, è essenziale per il benessere del corpo e per la nostra salute, rappresentando circa il 60% del nostro peso corporeo e apportando importanti contributi di elementi minerali che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare, ma una vasta fascia della popolazione non ne assume la quantità raccomandata di circa 2 litri al giorno per le donne e 2.5 litri per gli uomini “ questa la dichiarazione di Graziano Onder, coordinatore della segreteria scientifica dell’ISS. Ha quindi aggiunto “gli anziani in oltre il 40% dei casi non raggiungono questa quantità con il rischio di un impatto negativo sulla performance fisica e cognitiva, in particolare, ma non solo, in questa popolazione. L’acqua, che sia di rubinetto o in bottiglia, è fondamentale in tutte le fasi della vita, fin dalla gravidanza e dai primi mesi di vita”.

Confidare nell’acqua potabile è possibile.

Il Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque (CeNSiA) dell’Istituto Superiore di Sanità, congiuntamente al Ministero della Salute, hanno elaborato e pubblicato di recente il primo rapporto sulla qualità delle acque, riguardo al triennio 2020-2022, basandosi sui dati forniti dalle Regioni e dalle Provincie Autonome. Il rapporto descrive le conformità dei controlli ufficiali eseguiti ai punti di distribuzione in cui le acque sono disponibili per il consumo umano. I controlli avvengono nel corso di ogni anno secondo programmi definiti per l’intero territorio nazionale e distribuiti temporalmente con una frequenza omogenea, stabilita a norma di legge. Tali dati, inoltre, secondo quanto stabilito per decreto nel 2023, sono in fase di trasmissione alla Commissione Europea.

Da tale rapporto, per il triennio 2020-2022, riportiamo, con riguardo ai parametri sanitari microbiologici e chimici (tra gli altri Arsenico, Clorito, Nitrato) che la conformità media dell’acqua potabile è stata pari al 100% per Emilia-Romagna e Veneto; al 99,5% per Piemonte, Basilicata, Abruzzo Lombardia, Liguria, Sardegna, Valle d’Aosta, Lazio, Marche, Friuli[1]Venezia Giulia, Puglia, Sicilia, Umbria e Campania; al 95,5% per Provincia Autonoma (PA) di Bolzano, PA di Trento.

Per i parametri indicatori, non direttamente correlati alla salute, ma a variazioni anomale della qualità che potrebbero, per esempio, influire su sapore, odore o colore (tra gli altri Alluminio, Batteri Coliformi, Durezza, Ferro, Manganese) la conformità media dell’acqua potabile è risultata pari al 99,9% per Emilia-Romagna e Piemonte; al 98,7% per Veneto, Abruzzo, Lombardia, Sardegna, Liguria, Lazio, Marche, PA Bolzano, Basilicata, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Campania e Sicilia; al 95% per Umbria e  PA Trento.

Il rapporto contiene alcuni dati preliminari sulle misure per l’accesso all’acqua. Infatti, attualmente, il sistema di raccolta dati e reportistica nazionale è ancora discontinuo e si basa sulle aggregazioni regionali.

Per raggiungere la completezza e un veloce aggiornamento delle informazioni sull’acqua potabile in Italia, come da previsione normativa, il CeNSiA sta provvedendo all’elaborazione dell’Anagrafe Territoriale Dinamica sulle Acque Potabili (ANTeA), con l’obiettivo di implementare un sistema di flussi di dati georeferenziati.

Tale sistema di dati prevede la collaborazione tra diversi enti, tra cui il Sistema Nazionale Prevenzione e Salute dai Rischi Ambientali e Climatici (SNPS), l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), con il supporto dell’Istituto Nazionale di Statistica. Nell’arco di 24 mesi sarà resa disponibile una piattaforma nazionale accessibile anche al pubblico per la consultazione dei dati aggiornati sui controlli dell’acqua nelle diverse aree di utenza, sulle caratteristiche di composizione dell’acqua, sulla qualità e sulle prestazioni del servizio idrico.

Una importante scadenza prevista dal decreto del 2023 è quella del 12 gennaio 2029, a partire dalla quale si avranno delle sanzioni per i gestori dell’acqua potabile in caso di mancata realizzazione dei Piani di sicurezza dell’acqua (PSA o WSP).

Il  piano di sicurezza dell’acqua è un programma formulato dall’OMS nel 2004 e recepito in seguito sul piano normativo, uno strumento di gestione fondamentale con il quale si definisce e si implementa l’analisi del rischio nella filiera idro-potabile, delineando in esso le fasi di valutazionegestione del rischiocomunicazione e azione.

In un allegato  del decreto sono stati indicati i Criteri minimi di approvazione di un Piano di sicurezza dell’acqua (PSA) per le forniture idro-potabili, che hanno quindi modificato le Linee Guida dell’Istituto superiore di Sanità.

Il primo step per lo sviluppo di un PSA prevede la costituzione di un Gruppo di lavoro (team) multidisciplinare formato da esperti appartenenti agli enti coinvolti nella gestione e tutela della filiera idropotabile analizzata. Il gruppo sarà coordinato da un team leader qualificato nell’ambito del Programma di Formazione Nazionale sui PSA. Si prevede la strutturazione del cloud del PSA: una piattaforma documentale in grado di consentire l’archiviazione, l’analisi e la condivisione in sicurezza di tutti i dati e dei documenti relativi ad un PSA.

Il gestore del sistema idropotabile dovrà garantire la condivisione dei dati attraverso il cloud, nell’ambito di AnTeA, anche con l’autorità sanitaria locale territorialmente competente e con l’autorità sanitaria centrale. L’utilizzo della piattaforma sarà garantito a tutti gli esperti nel team.
Il team ha prioritariamente il compito di definire gli obiettivi del PSA, definendone l’ambito di applicazione tramite la descrizione della filiera idro-potabile interessata. Dovrà essere composto da almeno un rappresentante dell’Alta direzione del sistema di gestione che sviluppa il PSA e dai rappresentanti delle Autorità sanitarie locali territorialmente competenti (ASL) e delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente (ARPA e APPA) competenti. Nel caso in cui il sistema di gestione idrica ricopra diversi territori (Comuni, province e regioni), dovranno far parte del team i rappresentanti degli organi di controllo e vigilanza di tali territori o almeno assicurare che vi sia condivisione e aggiornamento di ogni valutazione e decisione presa.

Nel caso di ASL e ARPA/APPA si può anche non prevedere la partecipazione dei rappresentanti alle riunioni del team, ma si dovrà almeno prevedere l’apporto sul cloud del PSA di ogni informazione che contribuisca ad identificare pericoli e eventi rischiosi, fornendo ogni altro elemento utile e rilevante per lo sviluppo del PSA.
I partecipanti al team devono avere una conoscenza approfondita di ogni segmento e aspetto della filiera idropotabile, quindi conoscenze e competenze in materia di salute pubblica e di sistemi di distribuzione idrica interni.

Riguardo agli altri step per lo sviluppo del PSA, il secondo consiste nella descrizione di tutte “le fasi e operazioni coinvolte nel prelievo, adduzione, trattamento, distribuzione, stoccaggio e gestione delle acque destinate al consumo umano, in tutti gli aspetti ad esse correlati, anche per quanto riguarda materiali e processi e ogni elemento utile alla descrizione e comprensione dell’ambiente di captazione”.

Quindi si passerà alla prima parte del terzo step, che consiste nella corretta identificazione di tutti i possibili eventi pericolosi nelle varie fasi, ad esempio un possibile fenomeno esogeno, un problema infrastrutturale o procedurale che possa registrarsi nel breve, medio e lungo periodo, in pratica tutti i potenziali pericoli da rimuovere in quanto possano causare un effetto dannoso per la salute del consumatore, quando questi utilizzi le acque.
Nella seconda parte del terzo step si procede alla valutazione dei rischi correlati agli eventi pericolosi, i pericoli individuati nella prima parte della fase. La valutazione del rischio porta a distinguere tra rischi significativi e meno significativi, definendo una scala di priorità, funzionale alle fasi successive. Definiamo il “rischio” come la misura quantitativa di un determinato pericolo, determinata dalla combinazione tra la probabilità del verificarsi del pericolo e l’entità degli effetti avversi che esso causa sulla salute del consumatore.

Nello step 4 si procede alla Valutazione delle misure di controllo esistenti e della loro efficacia, quindi alla rivalutazione dei rischi. Nello step 5, dopo aver individuato le priorità gestionali si passa a definire i piani di miglioramento. Per ognuno dei rischi residui del sistema idropotabile deve essere redatto un “piano di miglioramento”, che consiste in un documento operativo per la gestione del rischio residuale, contenente le specifiche sull’azione da adottare, il Referente nel team ed il Cronoprogramma dettagliato per l’attuazione dell’azione di miglioramento.

Le attività previste dal sesto step sono relative all’implementazione delle  strategie di monitoraggio sullo sviluppo del PSA, al fine di assicurare che le misure di controllo siano efficaci come previsto, in modo continuativo. Il settimo step ha come obiettivo la verifica complessiva dell’efficacia del PSA.

SI annota che una verifica sommaria nell’ambito del riesame del PSA dovrebbe essere condotta almeno ogni tre anni, quindi l’esito delle valutazioni deve essere inserito nella Matrice dei Rischi. In caso di incidenti o modifiche sostanziali del sistema idropotabile sarà necessario l’aggiornamento del PSA e la ripetizione delle procedure di verifica. Il PSA dovrà comunque essere revisionato ogni sei anni.

Lo step 8 riguarda le Procedure di gestione e documentazione del PSA. Lo step 9 descrive i programmi di supporto a un PSA, quelle attività che possono costituire un valido supporto allo sviluppo del Piano, quindi allo sviluppo delle competenze e conoscenze in materia di sicurezza delle acque potabili, richieste per i membri del team, oltre che del personale del gestore idropotabile.

Lo step 10 definisce due aspetti fondamentali di un PSA: la definizione di un piano di emergenza e il riesame del sistema in condizioni ordinarie o in caso di incidente.

Nella stesura del piano è importante contemplare elementi specifici per ogni possibile scenario che possa verificarsi, basandosi anche su linee guida specificamente sviluppate. Nelle Linee guida nazionali per l’implementazione dei Piani di Sicurezza della distribuzione interna dell’Acqua potabile è riportata una possibile articolazione di un Piano di emergenza. Per tali Linee Guida le associazioni di categoria, tra cui l’Associazione Manutentori Impianti Trattamento Acqua Potabile AMITAP, sono state chiamate a collaborare per apportare un loro importante contributo, basato sull’esperienza. Di recente il Ministero della salute e il CeNSiA hanno aggiornato le Linee guida (ISTISAN 22/33), viste come un sistema di gestione dinamica “in un unicum tra risorse idriche e ciclo naturale dell’acqua, ciclo idrico integrato, (alterazione delle) variabili idro-geologiche e delle pressioni antropiche e dinamiche”.

Si può inoltre leggere quanto scritto nelle FAQ dell’ISS. per continuare a confidare nell’acqua potabile.

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