Anima – tredici racconti di Samuele Fontanazza

Libri & letture consigliate

Di

“Anima – Tredici racconti” è una raccolta di racconti, scritta dal giovanissimo Samuele Fontanazza, mio amico e collega. La raccolta è suddivisa in quattro sezioni: Alba, Tramonto, Notte e Nuova alba. Ognuna di queste sezioni contiene al suo interno quattro racconti che abbracciano le tematiche di: Vita, Divinità, Amore e Morte. L’eccezione la fa l’ultima sezione (Nuova alba), contenente un unico racconto – Il Tasso-  che abbraccia tutte e quattro le tematiche.

Avendo la possibilità, e l’enorme fortuna, di essere in contatto diretto con l’autore di un’opera, ho scelto di far parlare lui al posto mio in questa recensione.

Perché il racconto “Il Tasso” hai scelto di metterlo alla fine? 

“Il Tasso è il secondo racconto che ho scritto, ma ho deciso di metterlo alla fine perché mi fungeva – in base alle tematiche che riporto nella raccolta – da raccordo finale. Anche a livello di storia, è quello a cui sono più affezionato: il prototipo di un personaggio sconfitto che parte alla ricerca di una “pseudo-redenzione”. Dalla ricerca dell’eternità all’amore, dalla vita sprecata al superamento della morte, il Tasso tocca ognuno dei macrotemi della raccolta. Oltretutto ho visto nella sua patina dolce-amara il perfetto finale.”

Quanto c’è di autobiografico nella raccolta? 

“Più che autobiografico, direi che c’è molto di me. Mie tensioni, tematiche e generi a me cari, soprattutto nelle sezioni del “Tramonto” e della “Notte”. Al di là delle tematiche, direi che c’è molto di me a livello di personaggi, basti pensare a Sidereo, in cui ritrovo alcuni lati del mio essere.”

Quali autori pensi abbiano influito di più nel tuo modo di scrivere? 

“Anche se non è una raccolta con un genere fisso, direi che l’influenza più grande mi è stata data dall’horror, soprattutto nella sezione “Notte”, ad esempio ne “L’imperfetto” sento una forte tendenza a Lovecraft”.

Ho notato effettivamente qualche tratto di Lovecraft, ma in altri racconti ho visto vivere qualche altro autore. Ho notato tratti distopici orwelliani, romantici come De Saint-Exupery, così come scenari favoltistici alla Calvino, ti riconosci un pò in questi autori? 

“Per quanto riguarda gli scenari favolistici, ad esempio ne “Il Tasso”, la stessa figura del Tasso è un animale. Quindi si, in generale mi piace molto scrivere umanizzando gli animali e presentando scenari favolistici, perché permette di spaziare un sacco con le immagini rappresentate, cosa che un racconto più realistico non ti permette. Per esempio ne “La Rosa nera”, essendo un racconto verosimile ho avuto qualche difficoltà per rendere realistica la dinamica”.

Hai un linguaggio molto ottocentesco, come mai la scelta di questo piuttosto che un linguaggio più contemporaneo?

“Perché secondo me permette un coinvolgimento che altrimenti non risulterebbe. Soprattutto in campo romantico, il linguaggio ottocentesco si rifà al suo stesso periodo, il Romanticismo e la sua tensione romantica. Questo tipo di scrittura è perfetta secondo me, anche se va contenuta nei limiti del contesto in cui ci troviamo, quindi non deve avere nemmeno troppo sfarzo. Anche perché la materia trattata non lo permette a pieno, dove troppo eccessivo lo sfarzo sarebbe risultato troppo artificioso, volevo qualcosa di più spontaneo e che fosse d’impatto”.

Camminando per strada mi è capitato di fermarmi e chiedermi se Sidereo ha raggiunto la sua stella, o se da qualche parte nel mondo la Rosa Nera sta per essere raccolta. Si potrebbe azzardare l’ipotesi di un tuo universo letterario, come qualcosa di anacronistico che fuori dai limiti di spazio-tempo rende reale tutto ciò che hai raccontato?

“Si, ma direi più per ogni singola sezione. Nella sezione “Alba” ad esempio, me li vedo tutti uniti e compatti, per una comunanza di emozioni. Lo stesso vale per altre due sezioni, “Tramonto” e “Notte”. Ma tra di loro li vedo più complementari, non possono vivere nello stesso istante, ma possono susseguirsi e mi piace pensare che in realtà lo facciano”.

In un clima di scherzo, dato dalla confidenza, passo da intervistatore a intervistato, e Samuele Fontanazza mi domanda: Qual è il tuo racconto preferito, e perché?

Al seguito di una breve riflessione, ho risposto:”la “Rosa Nera”, perché per quanto io li abbia amati quasi tutti, questo abbraccia quello che è il mio campo letterario preferito, il romanticismo, in tutte le sue sfaccettature. In questo caso  nel suo lato più tossico.Vedere una rosa -simbolo massimo dell’amore- che viene posta come metafora di distruzione del sentimento, crea un contrasto che mi ha lasciato sbigottito e al contempo innamorato. Anche perché il climax di emozioni che si viene sviluppando, il cambiamento graduale delle dinamiche, e la brevità (per niente scontata in casi come questo) hanno giocato un ruolo fondamentale”.

Quando ci si trova davanti ad una raccolta di racconti, è sempre un po’ complesso strutturare un’analisi che possa rendere effettivamente l’idea di cosa si recensisce. Questa è una raccolta che ho letto nel tempo a più riprese. Nonostante ciò, mi è sempre risultato semplice immergermi completamente nella narrazione e nell’universo che si viene a creare. Ogni racconto, per quanto a sé stante, sembra non lontano o addirittura connesso agli altri. Questo “universo” è quanto di più folle ed irrazionale si possa immaginare, eppure, si sente estremamente vicino. Proprio questo aspetto, spinge a riflettere e ad empatizzare con i personaggi, estremamente simili a noi nonostante l’illusoria cornice narrativa, abbastanza distopica, in cui sono immersi.

Spendere parole sull’importanza della lettura e sull’importanza di trarne insegnamento credo sia inutile oltre che svilente. Ma credo anche, che ci sia una grande e sostanziale differenza tra “leggere un racconto” e “vivere un racconto”. Nel secondo caso, non hai solo provato emozioni, hai cambiato il tuo modo di vedere le cose, sei cambiato con il personaggio, hai pianto, riso, gioito, non per lui ma con lui.

Dopo aver letto questa raccolta, mi è capitato spesso di fermarmi a guardare il cielo, chiedendomi se Sidereo e la sua stella siano da qualche parte, felici. Se la “Rosa Nera” ha già trovato altri due amanti disposti a odiarsi, o se Karl abbia o meno raggiunto il suo orizzonte.

Samuele Fontanazza, con grande brillantezza e abilità narrativa, è riuscito a rendere vivo tutto ciò che risiedeva nella sua immaginazione, facendoci capire, che può risiedere nell’Anima di ognuno di noi.

Riccardo Nobile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube