Dopo vent’anni il concorso pubblico per insegnanti di religione cattolica

Scuola, Formazione & Università

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di  Michele Trabucco

Migliaia di insegnanti di religione cattolica, di ogni ordine e grado, delle scuole statali hanno dovuto aspettare vent’anni per vedersi riconosciuto il diritto di accedere al ruolo di docente qualificato e valorizzato tramite l’unica modalità possibile di qualsiasi posto lavorativo dello Stato: la selezione concorsuale. Dal 2004, unico e ultimo concorso pubblico per reclutare gli insegnanti di religione cattolica, tante sono state le promesse, le polemiche, le accuse e le strumentalizzazioni per impedire questa procedura pubblica garantita a tutte le professioni statali. È importante distinguere due aspetti di questo ruolo, certamente legati tra loro ma non sovrapponibili: la scelta di insegnare religione cattolica nella scuola di oggi e quello di offrire la stessa opportunità di lavoro a chiunque decida di intraprendere una professione pubblica nello e per lo Stato.

Così finché la Costituzione, e i relativi accordi tra Stato e Chiesa cattolica, riconosceranno il diritto/dovere di inserire nel percorso d’istruzione dello Stato la disciplina della religione cattolica, occorrerà dare anche a questo posto di lavoro la possibilità di concorrere in modo periodico, regolare, selezionante e qualificante.

Il percorso per arrivare al bando di concorso, pubblicato il 29 maggio 2024, è partito in modo generale col decreto dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi il 20 luglio 2021, per poi vedere i passi concreti e migliorativi con il Decreto del 22/2/2024 del capo del governo Giorgia Meloni, che ampliava ulteriormente la quota dei posti disponibili al 70% per chi avesse almeno 36 mesi di insegnamento.

Poi con la firma da parte del ministro Giuseppe Valditara del Decreto n. 1327 del 29 maggio 2024 e del Decreto n. 1328 del 29 maggio 2024 si è dato il via ai bandi che disciplinano le procedure ordinarie per il reclutamento di insegnanti di religione cattolica nella scuola dell’infanzia e primaria e nella scuola secondaria. Si tratta di 6.428 posti, 1.928 per la procedura ordinaria (30%) e 4.500 destinati a quella straordinaria (70%). I 1.928 posti del concorso ordinario sono suddivisi in 927 posti per la scuola dell’infanzia e primaria e 1.001 posti per la scuola secondaria di primo e secondo grado. I 4.500 posti per le procedure straordinarie sono così ripartiti: 2.164 posti per la scuola dell’infanzia e primaria e 2.336 posti per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Altra tappa è stata l’apertura della piattaforma per inoltrare la domanda da parte dei candidati, chiusa l’8 luglio 2024. Ora si sta svolgendo la fase di costituzione delle commissioni giudicatrici, aperta dal 16 luglio fino al 2 agosto 2024. Interessante che tra i candidati ci possono esserci insegnanti di qualsiasi disciplina purchè abbiano i seguenti requisiti minimi obbligatori:

-essere docenti di ruolo con almeno cinque anni di servizio oppure docenti di ruolo in pensione da non oltre tre anni.

-avere documentati titoli o esperienze relativamente all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

La partecipazione dei docenti di religione di ruolo con almeno cinque anni di servizio o in pensione da non oltre un triennio rappresenta un importante criterio di priorità nella nomina e allo stesso tempo un’opportunità per chi, dopo anni di insegnamento, vorrà mettere esperienza e competenza al servizio degli altri docenti e dare un contributo significativo al processo di valutazione degli insegnanti di religione che parteciperanno alla procedura straordinaria. Ma non è ritenuta obbligatoria la loro presenza nella commissione.

Il percorso per arrivare a questi bandi è stato lungo vent’anni ed è stato pieno di promesse e attese, frenate e polemiche. Qualcuno è andato in pensione senza la possibilità di partecipare ad un concorso. Questa modalità, unica per avere il contratto a tempo indeterminato ed essere di ruolo nella scuola pubblica, non è solo una questione giuridica, giuslavoristica ed economica, ma anche di dignità etica. Lavorare per decenni senza poter neanche avere la possibilità di verificare le proprie competenze, di poterle dimostrare superando le prove di un concorso e poi così assumere un ruolo alla pari dei colleghi, è stato un problema che per molti ha determinato un cambio di lavoro, una perdita di motivazione, una penalizzazione nella carriera professionale, un deficit economico e a volte reputazionale.

Il Ministro Giuseppe Valditara ha così commentato lo scorso Maggio, la pubblicazione dei due bandi: “Abbiamo deciso di bandire un nuovo concorso dopo 20 anni di fermo, nella consapevolezza che si tratta di una disciplina importante per la crescita degli studenti. Grazie a docenti competenti e motivati, avremo maggiori occasioni di approfondimento della nostra storia ma anche di confronto sui principi che rappresentano le radici della nostra civiltà”, ha dichiarato Valditara. Più volte il Ministro ha ribadito l’importanza del ruolo educativo anche dell’insegnamento della religione.

L’ultimo passaggio sarà il calendario con le prove che probabilmente saranno effettuate dal mese di Settembre/Ottobre con la successiva immissione nell’anno di prova e in caso di superamento di quest’ultimo, firma del contratto a docente di ruolo a tempo indeterminato, come tutti gl altri colleghi.

Questo concorso, stabilizzando migliaia di insegnanti, potrebbe allora aprire una fase di ripensamento in vari ambiti.

A partire dalla selezione dei docenti di religione, finora attuata fondamentalmente dalla curia della chiesa diocesana tramite il rilascio dell’idoneità all’insegnamento, e anche dal titolo di studio, anch’esso però rilasciato e riconosciuto solo dall’autorità ecclesiastica, per cui i titoli ottenuti nelle facoltà universitarie dello Stato non hanno né punteggio né valore di accesso all’incarico.

Altro aspetto di approfondito confronto, che in parte sta svolgendo in modo egregio la rivista EREnews, dell’università Roma Tre, riguarda lo status di disciplina al pari delle altre e quello dei suoi contenuti. Cioè è ancora valido oggi, in una società così secolarizzata, offrire l’insegnamento della religione? E di ogni religione? E il posto della religione cattolica quale deve essere, alla luce della storia culturale, artistica, filosofica, letteraria, imprenditoriale del nostro Paese? Deve essere obbligatoria per tutti oppure ancora facoltativa? Ma se facoltativa si deve ripensare, come prevede l’attuale legislazione, l’obbligatorietà di una materia alternativa, come avviene in altri Stati europei, non la possibilità di non fare scuola?

Ecco alcune domande che in maniera seria, intellettualmente onesta, libera, educativa e profetica dovrebbero essere affrontate, magari a partire dalla costituzione di una commissione o di un gruppo autorevole e competente di persone desiderose di dare un contributo significativo al miglioramento della nostra scuola e della nostra società.

Michele Trabucco

Giornalista e Professore di religione

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