Trump agli americani: “Sono qui perché Dio era dalla mia parte, realizzeremo la più grande deportazione della storia”

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Nel suo discorso di accettazione della candidatura, il Tycoon torna sull’attentato e alterna appelli all’unità nazionale a passaggi profondamente divisivi

Autore: Piero Bonito Oliva

“Non dovrei essere qui stasera”, ha detto, mostrando la benda che gli copre l’orecchio destro. “Come già sapete, il proiettile dell’assassino è arrivato a un passo dal togliermi la vita”. Ha raccontato di aver girato leggermente la testa per vedere un grafico sull’immigrazione. Un leggero spostamento del capo che si è rivelato determinante. “Ho sentito un forte sibilo e qualcosa colpirmi, davvero, davvero forte, all’orecchio destro”.

“Sono davanti a voi per la grazia di Dio onnipotente”, ha detto Trump prima di avvicinarsi e baciare l’elmetto del capo dei vigili del fuoco di Corey Comperatore, ucciso nella sparatoria di Butler.

“Come americani, siamo legati insieme da un unico destino e da un destino condiviso. Ci alziamo insieme. Oppure andiamo in pezzi”.

“Nonostante un attacco così atroce, questa sera ci uniamo più determinati che mai. La nostra determinazione è ininterrotta e il nostro scopo è immutato: creare un governo al servizio del popolo americano”.

Trump ha anche espresso la sua “gratitudine al popolo americano per l’amore e il sostegno ricevuti in questi giorni”.

BIDEN CITATO SOLO UNA VOLTA

Sebbene il suo discorso contenesse aspre critiche alle politiche di Joe Biden su diversi fronti, Trump ha fatto solo una menzione diretta del suo rivale, definendolo “uno dei peggiori presidenti della storia”. Lo aveva già detto in passato.

“Il danno che ha fatto a questo Paese è impensabile – ha affermato – semplicemente impensabile”.

L’incertezza continua ad aleggiare attorno al futuro della candidatura di Biden. Mercoledì gli è stato diagnosticato il Covid-19 e si è ritirato in quarantena nella sua casa nel Delaware. Biden ha promesso di rimanere in corsa, nonostante le notizie secondo cui i principali democratici, incluso Barack Obama, stanno ora mettendo in dubbio la sua posizione, e un numero crescente di parlamentari del Congresso lo hanno esortato a farsi da parte.

“LA PIÙ GRANDE DEPORTAZIONE DELLA STORIA”

Nel suo discorso di giovedì notte, Trump è tornato a essere durissimo in tema di politiche migratorie. Si è impegnato a realizzare il resto del muro al confine meridionale, “la maggior parte del quale l’ho già costruita”.

Ha definito l’immigrazione clandestina “un’invasione che uccide centinaia di migliaia di persone all’anno” e ha promesso “la più grande operazione di deportazione nella storia del nostro Paese, persino più grande di quella del presidente Dwight D Eisenhower molti anni fa”.

Nel 1954 – riporta la Bbc – più di un milione di immigrati messicani furono deportati dagli Stati Uniti.

In una lunga sezione di uno dei discorsi congressuali più lunghi che si ricordi, ha incolpato gli immigrati di criminalità e ha detto: “Siamo diventati una discarica per il mondo, che ride di noi, pensa che siamo stupidi”.

Ha anche dipinto un quadro di massiccia inflazione, dicendo che “i generi alimentari sono aumentati del 50%, la benzina è aumentata dal 60 al 70%, i tassi ipotecari sono quadruplicati”.

L’APPELLO ALL’UNITÀ NAZIONALE

Ha alternato aspri attacchi agli avversari ad appelli all’unità nazionale: “Insieme, lanceremo una nuova era di sicurezza, prosperità e libertà per i cittadini di ogni razza, religione, colore e credo. Mi candiderò a diventare presidente di tutta l’America, non di metà dell’America, perché non c’è vittoria nel vincere per metà dell’America”.

L’altra metà del Paese, quella che aspetta di sapere se sarà ancora Joe Biden a sfidarlo nella corsa alla Casa Bianca. Le prossime ore, secondo quanto filtra da Oltreoceano, saranno decisive.

onte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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