La denuncia: “L’Italia detiene due donne iraniane in fuga dal regime”

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Ad attirare l’attenzione sulla loro vicenda, definita “accanimento giudiziario” da Amnesty International, sono Laura Boldrini del Pd e Marco Grimaldi di Sinistra italiana

Autore: Alessandra Fabbretti

ROMA – In Italia ci sono due donne iraniane di 28 e 29 anni detenute nel carcere di Reggio Calabria da circa sei mesi perché accusate di “scafismo”: si tratta di Maysoon Majidi e Marjan Jamali, la prima attivista e artista, la seconda madre di un bambino piccolo, entrambe arrivate in Italia su un barcone di migranti con la speranza di poter chiedere asilo dopo essere fuggite da persecuzioni e mancanza di futuro in Iran, e finite in manette.
Ad attirare l’attenzione sulla loro vicenda, definita “accanimento giudiziario” da Amnesty International, sono Laura Boldrini del Pd e Marco Grimaldi di Sinistra italiana, che hanno promosso una conferenza stampa alla Camera dei deputati con Amnesty e A Buon diritto. L’incontro è volto anche a ribadire la richiesta degli arresti domiciliari e dell’assistenza psicologica per Majidi in vista dell’udienza del prossimo 24 luglio, mentre Jamali ha già ottenuto i domiciliari ed è stata riunita al figlio, e attende di andare in aula il 28 ottobre.

Si parte quindi dal caso di Maysoon Majidi: la 28enne curdo-iraniana è laureata in regia teatrale e negli anni ha usato anche le performance artistiche per fare attivismo politico per i diritti delle donne e della minoranza curda. Quando aderisce al movimento di protesta contro le autorità iraniane nell’autunno 2022, innescate dalla morte della 21enne Mahsa Jina Amini, “il regime” inizia a mettere la sua vita “in grave pericolo”, e da qui la decisione di salire su un barcone “sostenendo spese ingenti”, come racconta lei stessa in una lettera inviata in queste ore al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere “giustizia e umanità” verso il suo caso.
Storia analoga è quella di Marjan Jamali, anche lei arrestata perché accusata di essere stata la scafista del barcone su cui ha raggiunto le coste italiane da quegli stessi uomini che aveva denunciato di molestie sessuali durante il viaggio. Dopo l’incarcerazione, è stata separata dal suo bambino piccolo e, senza adeguato sostegno linguistico per comprendere cose le stesse accadendo, la 29enne ha anche tentato il suicidio dietro le sbarre.

Ad accomunare le due donne ci sono anche “tanti errori giudiziari”, a partire proprio “dagli errori di traduzione”, come denuncia Boldrini, “basta leggere le carte”. Non aver messo le due donne nelle condizioni di potersi esprimere attraverso l’ausilio di interpreti che conoscessero la loro lingua, e sapessero anche comprendere correttamente le dichiarazioni dei loro accusatori, “rappresenta una violazione del diritto alla giusta difesa”, avverte ancora la deputata.
Per il deputato di Sinistra italiana Marco Grimaldi “È paradossale che ci battiamo per le donne in Iran, proclamando lo slogan ‘Donna vita libertà, e poi trattiamo così due richiedenti asilo”.
All’origine di tale “persecuzione giudiziaria”, come dice il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, ci sarebbe tuttavia “una certa ansia performativa nell’applicazione del Decreto Cutro, anche se a farne le spese sono due giovani donne accusate di aver assunto la guida di una nave piena di uomini”. Noury avverte: “Se si arrivasse all’assurda decisione dell’espulsione, non solo si violerebbe una quantità di norme internazionali, ma Maysoon e Marjan tornerebbero in un paese dove le donne subiscono un feroce accanimento che alcune attiviste iraniane chiedono sia definito ‘apartheid di genere’”. Sul tema Amnesty ha stilato di recente un rapporto nel quale, conclude Noury, “denunciamo centinaia di arresti di donne, che subiscono stupri di gruppo e altre forme di tortura in carcere”.

Luigi Manconi, presidente dell’associazione A Buon Diritto, conclude: “Il decreto Cutro si sta rivelando uno strumento troppo grossolano e debole per portare avanti quella lotta ai trafficanti di esseri umani che la premier Meloni si impegnò a perseguire attraverso l’intero ‘globo terraqueo’ in quella conferenza a Cutro”, all’indomani di un naufragio nel febbraio 2023 in cui morirono quasi cento persone davanti alle coste calabresi. Secondo Manconi, sul caso delle due donne iraniane “assistiamo a errori giudiziari palesi da cui non si vuole tornare indietro. Questo è accanimento. Mi auguro d’ora in avanti maggiore lucidità ma anche rispetto verso queste giovani donne”.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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