Autismo, ricerca scientifica e inclusione sociale

Ambiente, Natura & Salute

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ROMA – Il Policlinico di Tor Vergata e la Fondazione Lucia IRCCS di Roma, hanno scoperto in seguito a uno studio internazionale conclusosi lo scorso Gennaio, un batterio capace di ridurre i sintomi psicosociali legati allo spettro dell’autismo. Si tratta del “Lactobacillus bacteri”, presente regolarmente all’interno del nostro intestino. Secondo recenti studi, buona parte della popolazione affetta da autismo, presenterebbe disturbi gastrointestinali e un microbiota  (virus, funghi e batteri dell’intestino), diversi rispetto a quelli di persone neuro tipiche. Il progetto, ha visto la collaborazione di un campione di 43 bambini autistici tra i 4 e gli 8 anni, i quali hanno assunto per tre anni un prodotto contenente il Lactobacillus. Nonostante i soggetti abbiano continuato a presentare disagi legati alla sindrome, i risultati  medici hanno assistito a un netto miglioramento nella loro predisposizione sociale.

Si tratta di una scoperta di largo spessore nel campo della scienza che preclude la, seppur lontana, possibilità di curare nel concreto una delle malattie ad oggi senza alcuna terapia. Parlando del progetto, la dottoressa Volpi ha affermato: “ritengo che ulteriori studi in questa direzione ci permetteranno di individuare i fattori biologici associati alle disfunzioni comportamentali, utili per una migliore comprensione dell’autismo”.
Secondo gli esperti, il complesso disturbo di questa patologia coinvolge fino a 1.000 geni, capaci di influenzare non solo il Dna ma anche fattori epigenetici, ossia concause ambientali e mutazioni ereditabili che tuttavia non alterano la sequenza del Dna.

Nel 2017 la Duke University ha condotto un ulteriore studio su un campione di 180 bambini di età compresa tra i 2 e i 7 anni. Il progetto ha visto infusioni di sangue cordonale e con placebo per monitorare eventuali miglioramenti dello spettro autistico. Il massimo progresso è stato riscontrato su pazienti con un QI non verbale inferiore a 70, i quali continuarono ad essere monitorati da remoto per un arco di tempo prolungato, assistendo ad un miglioramento della sfera cognitiva. Conseguenti sviluppi furono visti anche tra i livelli di comunicazione e socializzazione. Per garantire la continuità di tale progetto, tutti i costi della ricerca volti alla preparazione di infusioni di sangue e l’ottenimento di cordoni medici, furono presi in carico dalla fondazione, offrendo anche un rimborso viaggio alle famiglie dei bimbi in questione.

Nonostante entrambi gli studi appaiano come un grande passo avanti nel mondo della ricerca, nessun trattamento è stato ancora ufficialmente applicato.
In Italia, le persone affette dallo spettro di autismo sono circa 400.000. Tuttavia, la presenza di servizi appropriati all’interno di scuole e infrastrutture si presenta ancora molto bassa, offrendo  una qualità non in linea con i bisogni socio assistenziali. Secondo i dati ISTAT, nell’anno accademico 2021/2022, il numero di insegnanti di sostegno all’interno delle scuole medie era pari al 68%, venendo spesso sostituiti da docenti senza alcuna formazione specifica. La situazione appare ancora più critica al Nord Italia, dove, a causa di pochi tirocini formativi, il numero complessivo di insegnanti di sostegno è pari solo al 53%. Conseguentemente, molti professori vengono assegnati ad alunni bisognosi a metà semestre o ad anno scolastico inoltrato, offrendo dunque un supporto altamente instabile e poco continuativo.

Ciò comporta un ulteriore isolamento da parte dei ragazzi con spettro autistico, ai quali non viene solo negato un aiuto concreto nello studio ma anche la possibilità di essere maggiormente inclusi nel gruppo classe. Situazione analoga la si riscontra anche nel campo lavorativo, nel quale le persone affette da autismo sono pari solo al 20%. Alcune regioni italiane, tra cui Abruzzo, Lombardia e Sicilia hanno finanziato progetti educativi volti ad una loro maggiore inclusione operativa nel campo della fotografia, cura del verde, arte e informatica. Tuttavia il quadro sociale si presenta ancora profondamente critico. Nonostante lo spiccato potenziale intellettivo di molti pazienti, spesso, la mancanza di cure adeguate da parte delle famiglie, la loro mancanza di informazione e le poche iniziative del Governo precludono ancora a queste persone la possibilità di vivere una vita integrata e ai confini con la “normalità”.

Viviana Maya Bellavista

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