Risolto il caso delle studentesse di venezia (per ora)

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Questo è il periodo dell’anno ormai al culmine degli esami di maturità. Ogni anno, solitamente, le notizie sono sempre le stesse: la mattina della prima prova viene mandato il servizio al telegiornale in cui viene detto quanti alunni la sosterranno; poi si sente parlare di quali sono state le tracce scelte dal Ministero, e così via. Ma, quando dico “solitamente”, è perché quest’anno c’è stata un’eccezione, non proprio banale.

Ebbene, al Liceo Classico Foscarini di Venezia, tre studentesse, presentatesi all’orale, hanno fatto scena muta per protestare nei confronti della commissaria esterna di Greco che, nella loro classe, avrebbe valutato gravemente insufficienti 10 delle 14 prove. Sostenendo, inoltre, che la professoressa in questione, qualche anno fa, avrebbe avuto un diverbio con il loro docente di latino e che all’altra classe sarebbero stati assegnati voti molto più alti. La loro ribellione non è stata vana e, inizialmente, è stata richiesta un’ulteriore indagine, oltre a quelle previste di norma dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, effettuata dagli ispettori dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto; i quali, però, pur non avendo ancora reso pubbliche le conclusioni ufficiali, da quel che sembra, non hanno evidenziato irregolarità o contrasti tra gli insegnanti che potrebbero avere condizionato i voti. Stando a tale giudizio, la scelta delle studentesse non ha prodotto nessun risultato, anche perché il voto non viene stabilito dalla titolare della disciplina, ma a livello collegiale; quindi, con votazione all’unanimità o a maggioranza.

Per tale motivo, una contestazione sarebbe dovuta avvenire nei confronti di tutta la commissione o della sola presidente, la quale, in generale, dà l’approvazione definitiva alla valutazione. Le alunne hanno anche tirato in ballo la questione del loro passato scolastico, senza dubbio di valore, come sostiene anche la loro preside, per il quale avrebbero voluto una maggiore considerazione. Nel senso: speravano che, alla luce del loro percorso scolastico, i commissari potessero essere più tolleranti, mostrandosi magnanimi di fronte a qualche errore. Così non è stato, e una di loro afferma: “Abbiamo sentito il nostro professore di latino. Anche lui ci ha confermato che avevamo fatto degli errori, anche grammaticali, e, per questo, ha preferito non intervenire”.

L’amarezza è stata tanta, soprattutto per una delle tre, che aspirava a diplomarsi con 90 e che ha ritenuto i voti “assurdi” e “umilianti”. C’è ancora un’ultima via: il ricorso al TAR. Però, non contestando le procedure ma il voto in sé. Tuttavia, non sembra che le tre ragazze vogliano usufruirne.

Nicolò Caudini

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