La media europea dei fumatori è in calo, ma si può fare ancora di più

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Negli ultimi anni, il consumo di tabacco in Europa è rimasto una questione di rilievo che ha portato la maggior parte dei paesi ad attuare misure per contrastare questa abitudine.

Nell’ambito di questo articolo, si esamineranno in dettaglio i dati disponibili, scoprendo sia quali sono i paesi che superano la media europea e quali sono, invece, i più virtuosi. Vediamo di seguito dove si posiziona l’Italia in questa classifica.

I dati sul fumo in Europa

Stando alle statistiche più recenti, il 19,7% della popolazione europea è ancora legata all’uso delle sigarette, seppur ci siano notevoli differenze da paese a paese. In particolare, la percentuale più elevata di fumatori si riscontra in Bulgaria, dove il 28,2% della popolazione dichiara di fumare regolarmente. Seguono questo speciale podio la Turchia (27,3%) e la Grecia (27,2%), mentre quarta e quinta posizione sono occupate rispettivamente da Ungheria (25,8%), Lettonia e Croazia a pari merito (24,9%).

Contrariamente, le percentuali più basse si registrano nei paesi nordeuropei. Occupano le ultime posizioni, in ordine decrescente, la Danimarca (13,5%), il Lussemburgo (12,9%), la Finlandia (12,5%), l’Islanda (11,2%) e la Svezia (9,3%). Il dato di quest’ultimo paese scandinavo offre spunti interessanti per comprendere meglio le strategie e le politiche adottate per raggiungere tale traguardo.

Il caso della Svezia

L’approccio svedese alla riduzione del numero di fumatori rappresenta, attualmente, un modello di particolare interesse per gli altri paesi europei. Prima di tutto, bisogna considerare il ruolo avuto originariamente dallo “snus”, un tipo di tabacco orale legato alla cultura dei paesi scandinavi, apprezzato perché rilascia dosi di nicotina in modo graduale senza bisogno di combustione.

In seguito, considerando lo snus come un valido aiuto per smettere di fumare gradualmente, sono state sviluppate le bustine di nicotina, che operano in modo simile ma senza tabacco. Le politiche governative hanno anche promosso campagne mediatiche per favorirne l’adozione e, in questo senso, la Svezia è stata pioniera nello sviluppo di vari tipi di sacchetti di nicotina, come i Velo, tra i primi brand disponibili sul mercato.

Tra le altre strategie introdotte dalla Svezia, anche l’aumento delle tasse sui prodotti da fumo ha avuto un ruolo chiave. La misura ha reso economicamente meno accessibile l’acquisto di sigarette tradizionali, favorendo così la transizione verso prodotti sostitutivi. Contemporaneamente, le graduali leggi riguardo la limitazione del fumo all’aperto negli spazi pubblici hanno permesso di abituare i cittadini a nuove norme di comportamento, volte a far perdere l’abitudine della sigaretta.

E l’Italia come procede?

Prendendo in considerazione la situazione dell’Italia e il numero di fumatori, rispetto agli ultimi studi, il paese si colloca al di sotto della media europea registrando il 16,8%, un numero che, seppur lontano dal caso della Svezia, fa ben sperare rispetto al prossimo futuro.

Attualmente, tra le ultime misure adottate per ridurre il numero di fumatori, anche in Italia la nuova legge di bilancio ha previsto un significativo aumento delle accise sui prodotti del tabacco. Questo provvedimento ha reso le sigarette più costose, con l’obiettivo di disincentivare l’acquisto e l’uso di prodotti destinati al fumo.

Inoltre, sono state introdotte nuove regole riguardanti la possibilità di fumare all’aperto in alcune città italiane, come Milano e Torino. In queste città, è ormai vietato fumare in determinati luoghi pubblici – anche se all’aria aperta – quali parchi, stadi e fermate dei mezzi pubblici, misure che rappresentano un tentativo di ridurre l’esposizione al fumo passivo, oltre a voler incoraggiare i fumatori a smettere. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il tasso di fumatori in Italia rimane elevato, suggerendo la necessità di ulteriori interventi e strategie che dovranno essere sviluppate al più presto.

 

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