Dati e narrazioni

Interviste & Opinioni

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Un noto problema del mondo dell’informazione è il passaggio dai dati alla narrazione.

Una questione assai complessa, poiché necessariamente dai dati si deve partire per elaborare un argomento orale o scritto che costituisce l’informazione, ossia un insieme di parole per esprimere concetti che si ritiene utile divulgare.

Si tratta di gestire il passaggio da semplici informazioni a elaborati strutturati in modo tale da risultare interessanti, gradevoli, convincenti e soprattutto attendibili. Detto così potrebbe sembrare semplice, invece è un terreno minato… Si ha l’impressione di partire da una base sicura e certa, quella dei dati, per addentrarsi in un lavoro non facile che ha come punto d’arrivo l’informazione: ma non è esattamente così.

Infatti i dati sono una realtà tutto fuorché neutra, anche loro frutto di elaborazione visto che c’è qualcuno che li divulga con determinate finalità; per questo è sbagliato considerarli del tutto attendibili, quasi si trattasse di qualcosa di indiscutibile. I dati non sono “verità” assolute ma, a loro volta, una narrazione la cui validità dipende in larga parte dal senso di responsabilità di chi li produce.

La narrazione, che verrà successivamente, darà una chiave di lettura della tematica però difficilmente potrà verificare fino in fondo l’attendibilità delle fonti che hanno prodotto i dati.

Del resto i più ignorano o sottostimano l’intera questione, in particolare in un periodo in cui il mondo è oberato da una quantità di affermazioni mai vista prima, che frastornano il pubblico sommergendolo per 24 ore consecutive. Un gran frastuono, una girandola di parole parlate o scritte  di cui magari la maggior parte dei cittadini non ha né modo né tempo di controllare la veridicità.

Già, i cittadini. E a proposito di cittadinanza attiva,viene da riflettere sugli esiti di tutto ciò quando si tratti di assumere responsabilità o prendere decisioni importanti in ambito pubblico o privato in modo consapevole: sarà possibile orientarsi in una jungla del genere, con tutte le interferenze delle varie piattaforme, delle fonti che arrivano da ogni parte, dei social ecc…ecc…? Assistiamo a una quantità di discrasìe, fraintesi, incomprensioni. Purtroppo esistono diritti del tutto formali, o più formali che altro…

Servirebbe invece estendere a tutti delle competenze non soltanto culturali di base e non, ma anche tecniche (non tutti sanno usare i dispositivi che pure ci hanno invaso) in modo da consentire a chiunque di poter decifrare la massa di dati e di commenti; solo così si potrà parlare di vero diritto all’informazione, e si daranno ai cittadini le possibili chiavi di lettura di una realtà sociale sempre più complessa, difficile da decifrare e da comprendere.

SandraFallaci©

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