Intervista inedita a Giulio Natali

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Di

di Stefania B. Nosnan

Oggi a Il Corriere Nazionale l’autore Giulio Natali ci presenta il romanzo Sotto il diluvio edito da Castelvecchi Editore. Giulio Natali con la sua scrittura limpida, spontanea e mai banale, prende per mano il lettore e lo aiuta a entrare in questa storia corale che offre degli stimolanti punti di riflessione, in un affresco di un paese che diventa lo specchio del nostro tempo, in un incastro di piccole perfidie e giochi di potere che si trasformano in farsa.

Buongiorno sig. Natali e benvenuto tra le nostre pagine. Ha appena pubblicato il suo primo romanzo con Castelvecchi Editore. Ce ne vuole parlare?

Sotto il diluvio è, in un certo senso, un romanzo corale. In un paese dell’entroterra marchigiano muore Oreste De Ritis il vecchio sindaco, in passato importante politico a livello nazionale. I cittadini sono spaventati: dopo trent’anni di voto di scambio che ha permesso loro di vivere tranquilli, cosa accadrà adesso? A succedergli si presentano tre candidati: suo nipote, un’imprenditrice locale, un ex fotografo che sbarca il lunario cantando nella cover band dei Ricchi e Poveri. Tutti fermi oppositori del vecchio corso, tutti comunque legati a Oreste al punto da finirne travolti anche dopo la sua morte.

La scrittura è sicuramente frutto di un’inclinazione naturale, ma anche di un duro lavoro… qual è il suo pensiero? Come in tutti gli ambiti della vita, talento e motivazione devono andare a braccetto. Credo che anche il talento di base con l’esercizio si affini e che alla fine il genio e sregolatezza finisca per essere solo sregolatezza senza allenamento e un po’ di autodisciplina. Credo pure che, a differenza di altre arti (la musica, la pittura, la scultura, la danza) il talento letterario non sia poi così raro. Basta guardare le riviste letterarie, piene di racconti pregevoli. Ma senza la costanza non ci si sviluppa. Il paradosso apparente è che la costanza migliora anche la creatività, che, a differenza di quello che molti pensano, non è l’illuminazione improvvisa ma un’attitudine della mente che si può allenare.

Quali sono gli ingredienti per tenere il lettore sempre incollato al romanzo? Non esiste una ricetta segreta. Quello che io provo a fare è limitare psicologismi, evitare descrizioni estenuanti, usare periodi brevi e soprattutto far agire i personaggi in un contesto che possa suscitare interesse in chi legge. Non dovremmo dimenticare che un lettore toglie tempo ad altre attività per stare sole e dedicare tempo alle idee di uno scrittore. Quindi: zero noia e qualche spunto su cui riflettere appena chiuso il libro.

 Che modelli letterari ha come riferimento? La narrativa si divide in buona o cattiva, le altre classificazioni mi appartengono poco. Preferisco leggere storie in cui la bravura dell’autore sta nell’abilità di scomparire pur mantenendo la sua voce. Mi piacciono meno gli scrittori di cui si percepisce l’ego in ogni cosa che scrivono.

Ha già in programma un altro romanzo? Prima di Sotto il diluvio avevo già scritto un romanzo, finalista al premio Calvino nel 2022 e per ora rimasto inedito. Continuo a creare storie che è la cosa che più mi piace e nel cassetto c’è già altro materiale. Evito di ripetermi, preferisco inventare sempre qualcosa di diverso mantenendo – per tornare alla domanda precedente – una voce riconoscibile

 

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