La “bomba” europea

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Queste elezioni europee hanno segnato, un po’ ovunque, una rimonta della destra. Non occorreva essere profeti per prevederlo. Come non occorre esserlo per capire che cambierà molto poco, se non addirittura niente, ovvero che si tratta, nella maggior parte dei casi, di un voto più che di protesta, di paura.

Paura per un difforndersi a macchia d’olio di un islamismo estremo, che non si riesce a contenere né a comprendere. Ed è difficile comprenderlo, anche per la struttura stessa della religione islamica, che, a differenza del cristianesimo e protestantesimo o altre espressioni di fede, non hanno un’autorità riconosciuta, un punto di riferimento. Dunque non c’è una dottrina “ufficiale”. Non solo, ma nel sistema islamico religione e diritto si confondono, ovvero le autorità religiose sono anche autorità politiche. Manca quindi un punto di riferimento politico preciso : non si sa con chi parlare. Questa struttura, unita ad un elevato “analfabetismo religioso” (ovvero le conoscenze in materia sono in mano a pochi, che quindi possono diffondere nozioni sapientemente manipolate), favorisce il fanatismo e l’uso strategico di teologia islamica anche a fini extrareligiosi.

Occorre evidentemente distinguere : non tutti quelli di fede islamica sono fanatici o terroristi, però è un dato di fatto, comprovato da fatti di cronaca, che sono in aumento condotte volte ad imporre agli europei modi di vita islamici : in Germania si chiedeva l’istituzione di uno “stato islamico”, altrove si pratica la poligamia, spuntano moschee un po’ ovunque in posti per lo più nascosti.

Questo stato di cose evidentemente impaurisce, getta scompiglio in un modo di vita relativamente ordinato com’è quello europeo. E la sola reazione che poteva esserci, alle elezioni, era quella di votare per chi, da sempre, ha cercato di frenare o quantomeno rallentare il fenomeno migratorio, sulla base del fatto che, poiché è impossibile sapere chi, fra un numero sempre più elevato di persone, è fanatico o probabile terrorista, è meglio limitare l’ingresso.

D’altro canto, le sinistre hanno le loro colpe : un’accoglienza da sempre gestita in modo alquanto artigianale, poco disponibile alla prudenza, molto invece ad aprire le porte indiscriminatamente, anche quando vi erano segnali di insofferenza, non di razzismo, ma di insofferenza verso un modo di vivere o condotte che mal si conciliavano con le nostre. Segnali che non sono stati colti tempestivamente.

Un’altra ragione, probabile, della rimonta delle destre, è il manicheismo con il quale le sinistre portano avanti le cosiddette politiche “green”, fissando improbabili scadenze entro le quali dovrebbero sparire auto a benzina o diesel, caldaie a gas. Non ci si vuole rendere conto che tutte le “alternative green” saranno anche belle, però sono costose. Nessuno cambia un’auto che viaggia solo perché è a benzina, a meno che costi più ripararla che comprarne una nuova, come nessuno con un minimo di buon senso rottama la propria caldaia per installare in ogni stanza della casa pompe di calore (che comunque vanno ad elettricità). Senza contare i riflessi sul’occupazione, dei quali le sinistre, stranamente, sembrano non preoccuparsi!

Quel che sta accadendo in Francia è emblematico, e Macron, a mio parere, ha individuato bene il fenomeno quando ha detto in sostanza che i francesi si sono “sfogati”, ma ora dovranno fare sul serio.

Estenderei questa frase al nuovo parlamento Europeo : occupatevi di cose serie, fronteggiate in modo adeguato il fenomeno immigrazione, e se volete fare una politica “green” siate il più possibile graduali.

Allora, e solo allora, diminuirà anche l’astensionismo, e chi andrà a votare, darà un voto più razionale.

Avv. F. Cellino

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