“Le banalità del generale Vannacci”; “Perché tanto chiasso sulle banalità del generale?”. Sono i titoli di due miei articoli sul generale, che sinceramente ho preso in antipatia dal primo momento che ne ho sentito parlare e che l’ho sentito parlare. Però non sono abituato a criticare sempre ciò che dice una persona che non apprezzo. Se dice una cosa giusta, l’onestà intellettuale mi obbliga a riconoscerlo.
E non ci crederete ma ieri sera il generale, ospite della trasmissione “Quarta repubblica”, mi è diventato quasi simpatico. Due i motivi: il generale parlava di una materia che necessariamente conosce bene, e non di argomenti che non conosce, ha parlato di cose serie, non di banalità. Ed ovviamente perché ero d’accordissimo sul discorso che ha fatto, vale a dire che non si deve parlare di pace o di guerra, ma di pace o di catastrofe, e quindi è obbligo negoziare per arrivare alla pace. Il sacrosanto discorso non è piaciuto a Paolo Mieli, al quale sembra stare molto a cuore la libertà del popolo ucraino, e poco a cuore la libertà del popolo palestinese. Due pesi e due misure. Non credo che un giorno potrà diventarmi simpatico.