“Una vita per la bioetica”….ricordo di Mons Elio Sgreccia

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Ho avuto modo di conoscere don Elio, sin dal mio arrivo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, di Roma.

Erano i primi giorni di novembre del 1974, mi ero sistemato nei collegi universitari, e mi accingevo ad andare in aula magna per il saluto del preside uscente della facoltà, prof Dina, docente di anatomia patologica e del preside nuovo eletto prof Sanna.

L’aula era stracolma, non solo di studenti, specie le matricole del primo anno, ma anche dei familiari, ergo erano presenti anche i miei genitori, pieni di orgoglio, come tutti gli altri genitori, per avere un figlio iscritto in quella che si considerava e si considera una delle piu’ prestigiose Università.

Il prof. Dina si interruppe piu’ volte per la commozione, Il prof. Sanna, senza cedere alle emozioni, disegna lo scenario del prossimo triennio della facoltà, nel contesto del clima culturale del tempo.

Già il clima culturale del tempo, fondamentale per comprendere la figura di don Elio Sgreccia, cosi’ come noi l’avevamo conosciuto e lo chiamavamo.

Era stato inviato alla Cattolica come assistente pastorale, nel 1973, e la sua presenza era costante, lo incontravi nei corridoi della facoltà, a mensa, nei collegi, nella cappella dell’ospedale, tutti i giorni per la messa delle 13, e la domenica per la messa in chiesa grande, sempre disponibile al dialogo.

In facoltà, con mia somma sorpresa, i cattolici erano minoranza, e le prime elezioni al consiglio di facoltà, per leggere i rappresentanti degli studenti, videro cinque studenti su cinque delle liste di sinistra, di cui tre sinistra estrema.

Nelle assemblee, come don Elio ricorda nel suo libro “Contro Vento” e come posso confermare da testimone, l’istituzione Università Cattolica veniva scientificamente attaccata, negando che potesse esistere una università cattolica, in questo supportati dai soliti “utili idioti” attraverso una errata interpretazione del Concilio Vaticano II e in particolare della Gaudium et Spes.

Il clima si faceva sempre piu’ infuocato, si arrivo’ all’occupazione dei collegi e al blocco della didattica.

A capitanare la protesta, alcuni studenti mai visti prima, con un solido supporto esterno, stampa Paese Sera, la C.G.I.L, esponenti del PCI.

In una storica assemblea al Gemelli, solo in pochi avemmo il coraggio di difendere il diritto di esistere di una presenza culturale dei cattolici, sommersi dai fischi, come scrisse Paese Sera il giorno dopo.

Lo facemmo perché dietro c’era una parte del mondo cattolico e la chiesa nella persona di don Elio.

Io, nel 1976, alle successive elezioni per il consiglio di facolta’, mi ero candidato con una lista di “cattolici popolari” e fui eletto, solo rappresentante contro  gli altri di sinistra, sapevo che don Elio mi sosteneva con alcuni studenti a lui vicini.

Erano gli anni in cui la sinistra comunista tentava attraverso l’egemonia culturale gramsciana, di arrivare al potere, impadronendosi della cultura e abbattendo la presenza cattolica a cominciare da quella piu’ vulnerabile la facoltà di medicina.

La grande avanzata elettorale del 1976, spalancava le porte al compromesso storico, disegnato da Moro non come una resa dei cattolici, ma come una sfida culturale inevitabile, visto le forze in campo.

Sono frutto di quei governi alcune leggi che rappresentano ancora oggi la intelaiatura della nostra società, tra queste la legge di riforma sanitaria 833, la legge sull’aborto 194, la legge Basaglia 180.

Era evidente una sorta di arretramento culturale dei cattolici nei confronti dell’avanzare delle ideologie di sinistra e la spinta radicale in campo etico.

Moro era stato l’alleato del PCI ma nello stesso tempo l’avversario piu’ intelligente, colto ed abile e forse anche questa una ragione per eliminarlo.

La soggezione del mondo cattolico era evidente, al punto che ci venivano dettate le regole etiche.

L’avvento del terrorismo in maniera esplicita con le B.R, la crisi del mondo cattolico nelle sue istituzioni principali, come l’Azione Cattolica, sancita dall’affievolirsi della salute di Paolo VI, sembravano ormai consegnare la società nelle mani di coloro che per decenni erano stati gli avversari della chiesa, una chiesa che aveva avuto tanti cavalli di Troia, e tra questi non c’era certo Mons. Elio Sgreccia.

L’avvento al pontificato di Giovanni Paolo II nell’ottobre del 1978, scuote dalle fondamenta la chiesa, e da uomo vissuto nella sua Polonia, schiacciata ad ovest dal nazismo e ad est dal comunismo pone le premesse per la grande sfida culturale, alle soglie del terzo millennio, e come San paolo nell’Aeropago, invita a partire da Cristo, Cristo è Colui che svela l’Uomo all’uomo, in Lui la risposta ai drammi, alle “tragedie mondiali”, dell’umanità.

Tutto cio’ da impulso al lavoro di Mons. Sgreccia che rilancia la sfida sui grandi temi etici, aiutato dal prof. Angelo Fiori, medico legale, e dal prof. Bompiani ginecologo, un confronto serrato con le visioni antropologiche laiciste, libertarie, utilitaristiche, attraverso la rivista “Medicina e Morale”, e l’istituto di Bioetica, fondando e basando il suo impegno da bioeticista sul “personalismo ontologico”.

L’essere, il fatto di esistere, fa di noi persona, dal concepimento alla fine naturale della vita, non è l’arbitrio della società, a maggioranza, che decide quando si è o no persona, aprendo varchi pericolosissimi per i deboli, gli indifesi, gli ultimi.

Scrive, con l’aiuto dei suoi collaboratori, un “Manuale di Bioetica” ancora oggi un valido strumento per i numerosi centri di bioetica sparsi nel mondo e che lui ha contribuito a istituire.

Giovanni Paolo II lo incontra e incoraggia piu’ volte, invitandolo ad andare avanti, aiutandolo con le sue Encicliche, come l’Evangelium Vitae e Veritatis Splendor, su tutte.

Io nel frattempo partecipo alla vita univerisitaria in consiglio di facoltà prima e nel consiglio di amministrazione dell’allora opera universitaria, dopo, nelle elezioni del 1979 infatti, su tre eletti tutti e tre cattolici, avevamo ribaltato le posizioni, sancito la fine di una egemonia.

Seguo Sgreccia nei suoi corsi, prendo nel 1995, il diploma nel primo corso di bioetica in Cattolica, sono testimone di una efficace collaborazione tra Mons. Sgreccia e Carlo Casini, vicino al cardinale Benelli, fondatore del

Movimento per la Vita, e parlamentare italiano ed europeo piu’ volte.

Nel suo libro prima citato, Sgreccia ha ua grande intuizione a cui bisogna dare seguito, parla infatti a pagina 154, della “ Pastorale della vita”, come possono i fedeli vivere e testimoniare la morale cattolica, se prima non c’è una “evangelizzazione…un Kerigma…delle catechesi..la formazione… la vita di comunità ..i sacramenti… l’azione dello Spirito Santo…” insomma una Chiesa viva, capace di testimoniare nei fatti, non per legge ma per Grazia, la vita nuova che incarna l ‘antropologia cristiana.

Ho rivisto don Elio un anno fa, dopo circa dieci anni, lui novantenne, gli vado incontro, lui mi guarda e mostrando di ricordarsi bene di me, mi dice “ti sei ingrassato però” era vero, lo ho abbracciato, salutato per l’ultima volta.

Dr.Giuseppe Failla

ph Vatican News

One Reply to ““Una vita per la bioetica”….ricordo di Mons Elio Sgreccia”

  1. Antonio G. Spagnolo ha detto:

    Il Card. Sgreccia è morto il 5 giugno 2019

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