La Sessualità nel Mito: che fine ha fatto Edipo?

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100DomandeSullaSessualità: rubrica ideata e curata dal dottor Umberto Palazzo e dalla giornalista Daniela Piesco 

 

Attualmente l’interesse per la sessualità comprende molti esperti tra cui non solo sessuologi ma anche biologi, medici, psichiatri e psicologi, che indagano il corpo e l’essenza della mente. Con gli studi antropologici siamo venuti a conoscenza di come le relazioni sessuali possano essere sorprendentemente diverse nei diversi continenti ma è solo grazie agli antropologi che lasciarono le comode cattedre universitarie per andare ad osservare “sul campo” la vita tribale di donne e uomini, che nasce l’etnografia con incredibili conoscenze su un’umanità ritenuta grossolanamente “selvaggia”. L’antropologo Claude Lévi-Strauss grazie ai suoi viaggi in Amazzonia e Brasile è l’autore di una importante analisi di Miti originati da strutture psichiche comuni a tutti gli esseri umani e funzionanti in unità elementari chiamate Mitemi. Secondo questa teoria il cervello degli umani è uguale in ogni parte del mondo e sebbene possa sviluppare percorsi immaginari diversi, opera in modo del tutto simile ovunque. Ad i Miti della Antica Grecia, hanno risvolti nella vita sessuale, riscontrabili pure oggi. Tracce di un “Uomo Zeus” sono evidenti per chi è sempre a caccia di partner diversi o di “Uomo Dioniso” (Bacco per i Romani) per i trasgressivi soggetti umani ad alto tasso alcolemico dei fine settimana. Il fondatore della psicanalisi Sigmund Freud, il secolo scorso, ebbe un grande successo con il Mito di Edipo, metafora della competizione tra figlio e padre nella proiezione amorosa sulla madre. Questa visione di ruolo del padre è stata contestata da un altro grande dell’Antropologia culturale: il polacco Bronislaw Malinowski che con il suo libro “La vita sessuale dei selvaggi” ha riportato l’esperienza vissuta in diretta nelle isole Trobriand della nuova Guinea. Tra gli isolani vigeva soprattutto il tabù della sorella mentre il complesso di Edipo era sconosciuto, il padre non possedeva nessuna autorità, che veniva delegata dalla madre a suo fratello, tanto che il padre continuava a vivere nel suo villaggio d’origine. Il marito della madre, non risultava avere, secondo la concezione locale, un ruolo diretto nella nascita della prole di sua moglie, poiché i nuovi nati erano considerati la reincarnazione di spiriti di defunti della linea di discendenza materna. Questo fatto giustificava quindi il ruolo secondario del “marito della madre” nella gestione dei beni e dell’esercizio dell’autorità sui figli. Una situazione che forse sarà sempre più comune con separazioni in aumento e coppie con due madri.

Il commento giornalistico

Non si tratta di una patologia o di un problema come la parola “complesso” indurrebbe a pensare, ma di una normale tappa evolutiva della vita di ogni bambino (per le bambine esiste il meno famoso “Complesso di Elettra”), che viene attraversata molto presto, fra i 2/3 anni e i 7 al massimo, dunque ad un età nella quale i caratteri sessuali secondari non sono ancora sviluppati e pertanto non ha a che vedere con il panorama delle perversioni sessuali, meno che mai dell’incesto.

Nella prima formulazione dovuta a Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, il Complesso di Edipoè una proiezione, una sorta di attrazione inconscia del bambino nei confronti della madre, che terminerà grazie all’identificazione con il genitore dello stesso sesso.

Anche Carl Gustav Jung si occupò del complesso di Edipo (anzi, fu proprio lui o a coniare il termine complesso), ma ampliò e modificò molto il concetto originario freudiano. Per il grande psicoterapeuta svizzero, il desiderio di congiungersi alla madre va interpretato anche come spinta a ritornare verso le proprie radici (l’utero) per rinascere rigenerato, ed è quindi la tappa di una trasformazione verso la maturazione individuale.

E dunque se oggi è universalmente accettato che una qualche forma di sessualità infantile esista e venga inconsciamente indirizzata verso il genitore del sesso opposto (la grande intuizione di Freud), l’ampliamento del discorso da parte di Jung ha permesso poi di superare la visione esclusivamente sessuale del Complesso, che viene visto dai più come un processo importante di iniziazione alla vita sociale e relazionale.

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