Venezia in serie A: la programmazione che premia

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Il Venezia ha conquistato ieri la promozione in Serie A dopo la vittoria contro la Cremonese, completando un percorso di rinascita e programmazione che affonda le radici nella passata stagione. Sotto la guida di Paolo Vanoli, il Venezia è passato dall’essere ultimo in classifica a dicembre dell’anno scorso, a giocarsi i playoff lo scorso maggio, e infine, a celebrare il ritorno nella massima serie quest’anno.

L’era Vanoli: la rinascita di una squadra
Quando Vanoli ha preso in mano il Venezia, la situazione era critica. La squadra era demoralizzata e occupava l’ultimo posto in classifica. Tuttavia, grazie a una serie di accorgimenti tattici e a una gestione attenta del gruppo, Vanoli è riuscito a invertire la rotta. La sua visione chiara e il suo approccio metodico hanno permesso al Venezia di risalire la classifica fino a raggiungere i playoff, un traguardo che sembrava impensabile solo pochi mesi prima.

Il mercato: investimenti mirati e conferme strategiche
La programmazione non si è fermata alla sola gestione del campo. Il mercato estivo ha visto il Venezia impegnato in una serie di operazioni intelligenti e mirate. I dirigenti hanno lavorato per trattenere i pezzi pregiati della rosa, come il talentuoso Marin Sverko dal Groningen, Christian Gytkjaer dal Monza, elementi chiave del successo della squadra insieme alle conferme di Joel Pohianpalo e di tanti altri. A questi si sono aggiunti innesti mirati e di qualità capaci di dare equlibrio e dinamismo alla squadra, e il successo è arrivato di conseguenza.

Questo approccio ha permesso alla squadra di mantenere un’identità ben definita e di costruire un gruppo coeso e competitivo. La promozione è il risultato di un lavoro pianificato e di una visione a lungo termine, un chiaro esempio di come la programmazione sia fondamentale nel calcio.

Il contrasto con il Bari: l’improvvisazione che costa
In contrapposizione al percorso virtuoso del Venezia, il Bari offre un esempio di come l’assenza di programmazione possa portare a risultati deludenti. Lo scorso anno, il Bari è riuscito ad arrivare in finale playoff grazie a una serie di prestazioni meritevoli, ma senza una chiara strategia di lungo periodo. Quest’anno, la squadra si è trovata pericolosamente vicina alla retrocessione in Serie C.
Il Bari ha mostrato come l’improvvisazione e la mancanza di una visione strategica possano compromettere il futuro di una squadra. Come scriveva Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.” Senza una rotta definita, ogni decisione rischia di diventare inefficace e dannosa.

La serie A si programma, non si improvvisa
La promozione del Venezia è la dimostrazione che il successo nel calcio non è frutto del caso, ma della programmazione e del lavoro costante. Il parallelo con il Bari evidenzia come l’improvvisazione possa portare a conseguenze disastrose. La gestione oculata, gli investimenti mirati e una chiara visione a lungo termine sono gli ingredienti fondamentali per costruire una squadra vincente.
La promozione del Venezia è un trionfo della pianificazione e della perseveranza. La serie A richiede non solo talento e determinazione, ma anche una strategia ben definita. Solo così si può sperare di mantenere la categoria e, chissà, puntare a traguardi ancora più ambiziosi.

Massimo Longo

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