Cei boccia l’Autonomia differenziata, ecco perché: “Mina la solidarietà tra le Regioni”

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Nella 79^ Assemblea generale approvato il testo che mette in luce i possibili rischi del Ddl Calderoli. L’appello: “Sia siglato un patto sociale e culturale”

Autore: Ugo Cataluddi

ROMA – La Cei gela il governo sull’Autonomia differenziata. Nel documento approvato nel corso dell’ultima Assemblea generale infatti mette nero su bianco le preoccupazioni sui possibili rischi ed effetti del provvedimento in corsa per il traguardo normativo. “Il Paese non crescerà se non insieme. Questa convinzione ha accompagnato, nel corso dei decenni, il dovere e la volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese”. E’ quanto si legge nel testo approvato dal Consiglio Episcopale Permanente il 22 maggio nel corso dei lavori della 79a Assemblea Generale della Cei. Il testo fa riferimento al tema dell’autonomia differenziata.
“È un fondamentale principio di unità e corresponsabilità- spiega ancora la Conferenza episcopale italiana- che invita a ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, di un progetto condiviso per il futuro. Sono parole molto attuali anche oggi, in cui si discutono le modalità di attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario, secondo quanto consentito dal dettato costituzionale. Ed è proprio la storia del Paese a dirci che non c’è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune.
Ci dà particolare forza l’esperienza di sinodalità delle nostre Chiese, grazie alla quale stiamo crescendo nella capacità di ‘camminare insieme’ come comunità cristiane e con i territori e la comunità civile del Paese”.

MATTEO MARIA ZUPPI CARDINALE

“SOLIDARIETÀ E SUSSIDIARIETÀ PRINCIPI INSEPARABILI “

“In particolare, crediamo che la parola ‘insieme’ sia la chiave per affrontare le sfide odierne e la via che conduce a un futuro possibile per tutti. Siamo convinti infatti – e la storia lo conferma – che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà. Ogni volta che si scindono si impoverisce il tessuto sociale, o perché si promuovono singole realtà senza chiedere loro di impegnarsi per il bene comune, o perché si rischia di accentrare tutto a livello statale senza valorizzare le competenze dei singoli. Solidarietà e sussidiarietà devono camminare assieme altrimenti si crea un vuoto impossibile da colmare. Con Papa Francesco, ripetiamo che ‘la fraternità universale e l’amicizia sociale all’interno di ogni società sono due poli inseparabili e coessenziali. Separarli conduce a una deformazione e a una polarizzazione dannosa’”.

 

“PREOCCUPATI PER DISUGUAGLIANZE IN SANITÀ, LIVELLI ESSENZIALI VANNO GARANTITI”

“Da sempre ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie. In questo senso, il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica. Tale rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi. Gli sviluppi del sistema delle autonomie – la cui costruzione con Luigi Sturzo, nel secolo scorso, è stata uno dei principali contributi dei cattolici alla vita del Paese – non possono non tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. Di fronte a tutto questo, rivolgiamo un appello alle Istituzioni politiche affinché venga siglato un ‘patto sociale e culturale’ (Evangelii gaudium, 239), perché si incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno“, conclude la Cei.

Fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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