Storia eruttiva dei Campi Flegrei

Campania

Di

di Irene Agovino

L’attività vulcanica dei Campi Flegrei- chiamati cosi dagli Eubei- cioè “Territorio che Brucia”è iniziata circa 80.000 anni fa, in una zona che già era abitata dalle popolazioni precampane, viventi di caccia e di agricoltura. Due eruzioni sono di questo periodo, quella di 39.000 anni fa, con una magnitudo di circa 7.8 e che ha portato all’affossamento della caldera, e quella del 15.000 a.c. che ha visto la creazione del Monte di Cuma. Per centinaia di anni non ci furono abitanti, finché i Greci, venuti dall’Eubea non colonizzarono questa parte della Campania, costituendo una civiltà tra le più invidiate del mondo antico.

I Romani fecero della piccola Puteoli(Pozzuoli)il porto più importante- basti ricordare che Paolo arrivò nella capitale da lì ed evangelizzò- e l’Averno divenne l’accesso per il Regno dei Morti secondo Virgilio. L’eruzione del 427 d.c. non fu molto forte, ma comunque- vista anche l’epoca di torbidi per la Campania- portò la popolazione ad abbandonare in parte il territorio. Esso ritornò ad interessi demografici solo sul finire del XIV secolo, come ci ricordano anche gli scrittori Petrarca e Boccaccio.

Nel 1538 l’ultima delle eruzioni dei Campi Flegrei, con scosse che però erano iniziate almeno venti anni prima, con oltre 50 scosse al giorno nei mesi precedenti l’esplosione. Alle 19.40 del 29 settembre 1538 ci fu un forte boato che produsse una violenta esplosione, le cui ceneri arrivarono fino a Roma. Ciò nonostante le morti furono poche- chi parla di venti persone, chi di meno di cento- che portò alla formazione del Monte Nuovo, con gli abitanti che probabilmente si resero conto del rischio corso.

Tra 1983 e 1984 le scosse si intensificarono, tanto da far prendere al governo dell’epoca una drastica decisione di evacuazione: centinaia di persone vennero portate nelle zone di Licola e di Quarto. Molti vulcanologi erano convinti di un evento imminente, ma così non fu. Vennero però create dei cointainar che si sommarono a quelli costruiti per gli sfollati del terribile terremoto dell’Irpinia- con oltre tremila morti sono nella provincia di Avellino- e le scosse di piccola intensità continuarono fino al dicembre del 1985. Cosa ci aspetta oggi, dopo le scosse di questo ultimo anno?

Gli esperti- a differenza di quarant’anni fa- sono molto meno catastrofici. Ma sappiamo che la Scienza deve monitorare e non fare previsioni, perché come dicono sapientemente i Napoletani, “stiamo sotto al cielo”.

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