L’Italia che invecchia, sfide e opportunità

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L’Italia invecchia. Un dato di fatto che emerge con forza dalle statistiche, nel 2021, il 23,5% della popolazione aveva più di sessantacinque anni, una percentuale destinata ad aumentare nei prossimi decenni.

Un fenomeno che pone interrogativi cruciali sul futuro degli anziani e sul ruolo di famiglie e istituzioni. Le RSA possono essere una risposta necessaria, ma non sempre sufficiente. Per molti anziani non autosufficienti, le residenze sanitarie per l’assistenza (RSA) rappresentano una soluzione. In Italia, nel 2020, si contavano circa 400.000 posti letto in RSA, per un totale di circa 350.000 anziani ospitati.

Tuttavia, la domanda di posti letto è in crescita e si stima che entro il 2030 ne saranno necessari circa 500.000. Le RSA, però, non sono sempre in grado di offrire agli anziani la qualità di vita che desiderano e di cui hanno bisogno.

Spesso si trovano ad affrontare l’isolamento sociale e di conseguenza la mancanza di stimoli. Oltre le RSA vi sono modelli alternativi per un invecchiamento attivo che possono garantire agli anziani una vita autonoma e dignitosa, come ad esempio i centri diurni che offrono attività sociali, ricreative e di supporto, aiutandoli a mantenere l’autonomia e a prevenirne tale deficit.

Si deve incentivare l’invecchiamento attivo che garantisca agli anziani una vita migliore, ossia incoraggiarli a mantenersi autonomi e attivi attraverso attività fisiche, sociali e cognitive, con un’alimentazione sana e uno stile di vita attivo si possono prevenire alcune malattie e migliorare la loro qualità di vita.

La cura degli anziani richiede un approccio multidimensionale che tenga conto delle esigenze individuali e offra soluzioni personalizzate. È necessario un impegno collettivo da parte d’istituzioni, famiglie e società civile per costruire un futuro migliore.

La solitudine di Maria

Maria, una signora di ottantadue anni, vive in una RSA da ormai tre anni. Dopo la morte del marito e l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, i figli, entrambi impegnati con le loro famiglie e il lavoro, non potevano più garantirle le cure adeguate a casa. Maria si sente sola e isolata. Le manca la sua casa, i suoi ricordi e la sua quotidianità. Le attività periodiche organizzate dalla RSA colmano il vuoto che sente dentro di sé.

La gioia di Lucia

Lucia, settantacinque anni, vive ancora nella sua casa grazie all’aiuto di un’assistente domiciliare, è una donna attiva e solare. Ama cucinare, leggere e fare giardinaggio. L’assistente domiciliare, oltre ad aiutarla nelle faccende quotidiane, le fa compagnia e la incoraggia a mantenere le sue abitudini. Grazie al suo sostegno, la donna può continuare a vivere una vita autonoma e indipendente, circondata dai suoi affetti e dalle sue passioni.

Le storie di Maria e Lucia ci insegnano che la vecchiaia può essere vissuta in modi molto diversi. La solitudine e l’isolamento possono essere ostacoli difficili da superare, mentre il sostegno sociale e la capacità di mantenere la propria autonomia sono fattori fondamentali per il benessere psicofisico degli anziani.

È importante creare una società che sia inclusiva e attenta ai bisogni degli anziani, offrendo loro supporto e opportunità per vivere una vecchiaia serena e appagante, sia all’interno di strutture dedicate che nelle loro case.

La tecnologia e l’innovazione possono giocare un ruolo importante in questo senso, aiutando a ridurre l’isolamento e a facilitare la vita quotidiana degli anziani, per migliorare la qualità dei servizi è necessario investire nel sistema di welfare, inoltre, è fondamentale promuovere la cultura dell’invecchiamento attivo, incoraggiando gli anziani a mantenere i loro interessi, le loro passioni e le loro relazioni sociali. La vecchiaia non deve essere vista come un periodo di declino, ma come un’opportunità per continuare a crescere e a contribuire alla società.

 

Foto di congerdesign da Pixabay

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