Un riconoscimento meritato

Arte, Cultura & Società

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A Febbraio ha avuto luogo al Parlamento Europeo una commemorazione in ricordo del Presidente dell’SGI (Soka Gakkai International) Daisaku Ikeda, deceduto tre mesi prima per cause naturali; aveva contribuito in modo assiduo ed efficace alla diffusione in tutto il mondo del buddismo giapponese, oggi presente in quasi duecento Paesi.

Considerato uno dei leader mondiali del buddismo, è stato presidente dell’SGI fino dal 1960. Ha dato vita al Tokyo Fuji Art Museum e al partito politico Komeito. Ha ricevuto nell’ ’83 il Premio ONU per la pace, e ha attivato varie iniziative contro la bomba atomica che tante vittime fece in Giappone.

Il buddismo giapponese si rifà all’insegnamento di Nichiren Daishonin, monaco vissuto nel sec. XIII che ha ripreso le teorie del budda storico Shakyamuni ponendo l’accento soprattutto sulla valorizzazione della sofferenza umana: l’aspetto salvifico è presente in ogni tipo di filosofia o religione, ma il pensiero di Nichiren punta all’utilizzo del dolore (inevitabile nell’esistenza) come fonte di futura felicità, una volta trasformato e liberato dalle componenti emotive legate agli eventi sfavorevoli, negativi o anche drammatici.

Da questo punto di vista il messaggio di questo monaco  discendente da un’umile famiglia di pescatori risulta particolarmente interessante, una visione sostanzialmente laica che si basa sulla ripetizione di un mantra (Nam myoho renge kyo) per raggiungere un equilibrio interiore e  sull’impegno di valorizzare al massimo i problemi inerenti alla vita trasformando “il veleno in medicina”: questa è solo una delle metafore utilizzate per far comprendere al meglio il messaggio.

Per esempio, viene usata anche la metafora del fiore di loto che sboccia bianco e puro sull’acqua da un fondale melmoso, a indicare come le sofferenze e i problemi possono venire usati per costruire una vita più felice: l’impegno allora sarà quello di migliorarsi a livello personale, aiutando però anche gli altri a fare altrettanto. Un obiettivo davvero nobile: creare un centro di gravità dentro di sé raggiungendo un equilibrio interiore capace di farci vivere felicemente e sostenere gli altri per il medesimo obiettivo, muovendosi insieme verso una società meno superficiale: la superficialità è più nociva di qualunque microbo. Una comunità umana che sia in grado di soddisfare i bisogni di ciascuno senza lasciare nessuno indietro, per realizzare un mondo in cui valga la pena di vivere.

Finalmente.

Detto così sembra quasi banale, sono cose che avevamo magari già sentito: invece non è affatto banale, se dopo millenni di filosofie e religioni d’ogni tipo il mondo va come va, e sappiamo che non va affatto bene…

E allora, perché non provare con qualcosa di più efficace? Non c’è nulla da perdere, varrebbe la pena di provare anche solo per curiosità.

SandraFallaci©

2 Replies to “Un riconoscimento meritato”

  1. Alex ha detto:

    Il buddismo (filosofia? religione?), con la sua natura multiforme, strutturalmente non dogmatica, tollerante e pragmatica, da millenni non cessa di affascinare l’occidente.

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