Alto Piemonte, terra di grandi vini

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Taste Alto Piemonte. I grandi vini del Nord Novarese in una grande manifestazione al castello di Novara. Come ogni anno il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte ha realizzato l’11, 12 e 13 maggio questa bellissima rassegna che raggruppa le più importanti case vinicole del territorio. Ed è stato un nuovo, grande, importante successo con affluenza del pubblico delle grandi occasioni e  un gran numero di operatori.

L’Alto Piemonte è terra di grandi vini, di terroir speciali, e di vitigni che esplodono con vini declinati in autentiche eccellenze. L’Alto Piemonte che si sviluppa nelle province di Verbania, Biella, Vercelli e Novara ha una conformazione collinare da sempre votata all’agricoltura e beneficia di un microclima ideale per la coltivazione del Nebbiolo. La catena del Monte Rosa protegge le valli dai freddi venti del nord, mentre nelle stagioni calde i venti freschi dei ghiacciai e delle valli portano frescura notturna e ventilazione. La zona è lontanissima parente degli altri territori piemontesi dove viene coltivato il Nebbiolo. Dal punto di vista geologico le Coste della Sesia sono caratterizzate da sedimenti marini adagiati su fondi alluvionali o su fondi porfirici. Nella Val Sesia sono stati trovati reperti geologici risalenti ad un antico supervulcano anticamente situato ai piedi delle Alpi occidentali, in una zona molto ampia che finisce per lambire il Lago Maggiore.  La zona del Bramaterra è molto variegata, le vigne si estendono su un blocco di porfido ma anche su depositi marini come quelli che si trovano in concomitanza della zona Lessona. A Gattinara le zone vitate sorgono sopra a blocchi di porfido ocrabruno, molto compatti e duri, friabili solo in superficie. Nella denominazione Colline Novaresi si trovano i porfidi del Boca, di colore rosso acceso, talmente friabili che diventano polvere e sono poverissimi di humus. Più a sud abbiamo terreni poco compatti, ghiaiosi, soggetti a infiltrazioni di acqua piovana, ricchi di ferro e magnesio e troviamo le denominazioni di Ghemme, fara e Sizzano molto omogenee dal punto di vista geologico. Al nord troviamo la denominazione Valli Ossolane, il cui territorio è composto da terrazzamenti, con forte pendenza nella valle del fiume Toce. E’ una zona di morene con varietà di suoli, grande concentrazione granitica ed una complessa ricchezza minerale.

Le morene, le sabbie e i porfidi dell’Alto Piemonte sono terreni molto acidi e conferiscono al vino strutture complesse e molto minerali. I venti che scendono dal Monte Rosa e dalle Alpi determinano forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e favoriscono lo sviluppo di profili aromatici singolari che spaziano dalle erbe officinali alle spezie.

I vitigni particolarmente utilizzati -in purezza o in blend- sono: il Nebbiolo, che è quello dominante vinificato in purezza o in  blend con i vitigni complementari: la Vespolina, l’Uva rara o Bonarda novarese e la Croatina. Tra i bianchi domina lErbaluce, autoctono e molto diffuso sui vari territori. E’ un vitigno versatile che si presta anche alla spumantizzazione.

L’Alto Novarese contempla due Docg: Ghemme e Gattinara e otto Doc: Valli Ossolane, Bramaterra, Coste della Sesia, Lessona, Boca, Colline Novaresi, Fara, Sizzano. Di queste Doc due sono interprovinciali: Bramaterra e Coste della Sesia (Biella e Vercelli).

Le cantine visitate hanno presentato un’ampia declinazione di proposte e di innovazioni. Le Cantine Cogo hanno proposto la novità del metodo Charmat a base di Erbaluce e un bianco rifermentato molto interessante. Hanno riproposto l’ottimo rosato a base Nebbiolo già presente nell’edizione 2023 che mi aveva stupito per la potenza dei suoi sentori e dei suoi gusti.

Il Fara anno 2019 di Castaldi Francesca si rivela sontuoso e intenso, sapido, armonico e asciutto. Il Nebbiolo con Vespolina e Uva Rara entra in bocca con la potenza delle sue caratteristiche sensoriali e conquista con la sua capacità di stupire i wine lovers.

Da Biella ecco tre cantine molto interessanti: Centovigne,  Ceruti Lorenzo e Colombera&Garella. La prima ha sfoderato vini maturati in botti di cemento che hanno fatto in modo di  conservare profumi e gusti come all’origine. Ci riferiamo a Miranda, Erbaluce in purezza, e un Nebbiolo fruttato e piacevole nonostante la tenera età. Ceruti e Colombera&Garella hanno sfoderato i loro Bramaterra che sono un inno al bere bene e speziato, e che, dopo aver trascorso due anni in botte di legno, sono pronti ad essere gustati con piatti azzeccati di carne.

Il metodo classico di Delsignore (nebbiolo in purezza, 12 e 24 mesi sui lieviti) è stato  una novità degna di nota e non solo per le straordinarie bottiglie scure satinate e impenetrabili  ma soprattutto per la straordinaria tipicità che scaturisce nel calice.

La produzione di Filadora è stata una bella scoperta. Erbaluce molto interessante, un rosato di Nebbiolo molto gradevole e una Vespolina in purezza molto audace , poco aggressiva e molto gradevole. Che dire del Ghemme  2018 che fa 30 mesi in legno e si presenta pronto e maturo per dei banchetti ricchi e succulenti? Se ne può solo parlare bene e con enorme rispetto.

Il Roccolo di Mezzomerico produce Nebbiolo (parte del quale con vendemmia tardiva) che trascorre il suo tempo in affinamento in anfora e lì sviluppa i suoi sentori principali fino a regalare un eccellente doppio prodotto (anni 2018 e 2019) sia come intensità che potenza al palato.

La microazienda La Badina produce un Lessona che nelle sue declinazioni (2018, 2019 e 2020) piace e convince pur con le comprensibili differenze dovute all’età. Sorprendente il Vespolina in purezza 2021 con i suoi gusti fruttati e speziati.

Ottimo il Prunet (nebbiolo 100%) de La Cantina di Tapia e il Nebbiolo  Rosé di La Cappuccina che può reggere bene tutto il pasto grazie ai suoi tannini e al suo gusto rotondo e caldo. La Palazzina ha anche presentato una doppia vinificazione del Bramaterra, anno 2019. Il primo proveniente da un vigneto sito in un terreno sabbioso e l’altro da un vigneto sui porfidi. Incredibile la differenza dei due vini.

Notevoli il Sizzano 2021 (ancora leggermente tannico) e il Ghemme 2019 (100% Nebbiolo affinato in rovere francese) di Paride Chiovini di Sizzano.

Pietraforata Cantine in Ghemme ha proposto una varietà di vini davvero speciali. Si parte con Frivolezza, una bolla a base Nebbiolo con 50 mesi sui lieviti, e un’Erbaluce ferma con un minimo passaggio in legno che ha appena vinto un importante riconoscimento in un concorso a Cracovia, in Polonia. Ma il clou è un Ghemme 2016 che avvolge il naso e  la bocca con i suoi sapori intensi e caldi, rotondi e maturi.

Poderi ai Valloni ha una produzione che ogni volta colpisce e stupisce per la sua qualità. Il Boca 2015 che si fa tre anni in botte è una rarità e colpisce  per la potenza e la particolarità del prodotto. E’ un vino fatto e maturo, pronto e  nel solco della tradizione del territorio.

Da Gattinara ecco Travaglini Giancarlo che alleva le sue viti in territori vulcanici unici al mondo. Il suo Gattinara 2020 risulta profumatissimo, sapido ed elegante. Ma ancora di più il 2019 con l’assemblaggio di uve di tre vigneti diversi e soprattutto il 2018 riserva, che trascorre quattro anni di affinamento in botte e uno in bottiglia. Un vino elegante, piacevole, da ricordare e da aprire per le grandi occasioni.

 

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