IL treno , Vicenza e la biodiversità

Ambiente, Natura & Salute

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Leggi, circolari, dibattiti, conferenze sulla biodiversità, sulla esigenza di ridurre l’impatto degli inquinanti, sulla salvaguardia dei territori e credi ,che sia possibile rendere compatibili attività umane e Ambiente.

Ti guardi intorno e osservi le scelte che fa la più sussidiata azienda pubblica, Ferrovie dello Stato Italia e, in particolare una sua società RFI che effettua gli investimenti e, tocchi con mano la distruzione di ogni idea di sostenibilità.

Risorse pubbliche scarse, ma copiosissime per investimenti RFI, a“ fondo perduto” perché i canoni d’uso non coprono i costi.

Opere senza alcuna valutazione tranne per quelle finanziate dal PNRR, ma con procedura ridicola considerata che non è fatta da soggetti terzi, e considerano solo scenari ottimistici, in contrasto con la doverosa e ragionevole cautela disapplicando il “ Stay on the safe side”, richiamato dalle stesse Linee Guida del MIT.

Esempio eclatante di distruzione di risorse pubbliche e beni ambientali è l’alta velocità a Vicenza.

Le FS, sussidiate senza ritegno hanno speso (determinazione fatta dall’Ing. Ramella) tra il 1990 e il 2016, tra spesa corrente e in conto capitale qualcosa come 550 miliardi di euro, a prezzi 2019 e con ricavi pari a 117 miliardi.

A Vicenza distruggeranno anche 11 mila metri quadrati di un bosco conosciuto come,“ bosco Lanerossi“.

Un ettaro di suolo non cementificato trattiene 3,8 milioni di litri di acqua e per portare via tale quantità ci vorrebbero 143 TIR. Inoltre test scientifici hanno dimostrato che il suolo non cementificato trattiene dalle due alle quattro volte il carbonio contenuto in atmosfera.

Spero che il caso“ bosco Lanerossi” sia trattato il 5 dicembre, che è la giornata mondiale del suolo, come caso emblematico di come una società pubblica attui scelte a danno dell’ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità.

Committente RFI, Regione, Ministero Ambiente e Comune scientemente ignorano che nel dicembre 2022, dopo tre anni di negoziati e analisi scientifiche, in occasione della quindicesima sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione ONU per la Diversità Biologica, nota come COP15, 196 Paesi hanno firmato un pacchetto di accordi per arrestare e invertire il declino della natura.

IL pacchetto comprende un piano globale per la biodiversità che traccia il percorso per raggiungere 23 traguardi (target) al 2030 e gli obiettivi generali (goal) al 2050.

I primi tre target  per il 2030, relativi a pianificazione del territorio, ripristino degli ecosistemi e protezione su base territoriale di specie e habitat.

Dalle grandi foreste pluviali ai piccoli parchi e giardini, la biodiversità è la straordinaria varietà della vita sulla Terra.

Noi esseri umani siamo una maglia di questa rete di vita, da cui dipendiamo per tutto: per il cibo di cui ci nutriamo, per l’acqua che beviamo, per l’aria che respiriamo. La natura è importante non solo per il nostro benessere fisico e mentale, ma anche per la capacità della nostra società di far fronte ai cambiamenti globali, alle minacce per la salute.

 La natura ci è indispensabile. Nonostante l’urgenza di questo imperativo morale, economico e ambientale, la natura versa in uno stato critico.

Si può assumere tranquillamente come paradigma il caso alta velocità, a Vicenza aggravato dagli impatti rilevantissimi delle opere compensative non assoggettate a nessuna valutazione.

Le principali cause dirette della perdita di biodiversità sono dovute  ai cambiamenti dell’uso del suolo e sfruttamento eccessivo delle risorse, che stanno velocemente facendo scomparire l’ambiente naturale.

È un fenomeno che tocchiamo con mano: gli spazi verdi sono cancellati da colate di cemento e il numero di specie a rischio di estinzione non è mai stato così alto nella storia dell’umanità. Comprendo che a soggetti come RFI, ma anche istituzioni locali, regionali e nazionali preposti alla salvaguardia ambientale una disciplina scientifica come l’ecologia urbana è completamente ignorata.

E’ nata quasi tre quarti di secolo fa a Berlino e si fonda su studi che riguardano gli ecosistemi interni alle città dando vita a strategie di conservazione e promozione della biodiversità che hanno reso questa metropoli una delle capitali più verdi del mondo.

Vicenza invece è al quarto posto tra i capoluoghi del Veneto per consumo di suolo. Tra il 2016 e il 2022 ha consumato l’equivalente di 21 milioni di metri quadrati di suolo.

Affermava il biologo statunitense Wilson che“ Destinare spazio alla vita non umana salverà l’umanità”

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