Premio ‘La Ginestra di Firenze – Letteratura e Arti visive’ (2024)

Arte, Cultura & Società

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Non resto mai insensibile quando entro in luoghi dove centinaia di persone sono vissute prigioniere per mesi, anni, talvolta per tutta la vita. Il cuore mi batte forte e non viole smettere. Mi pare di sentire la presenza di innumerevoli respiri.
E’ successo così anche qualche giorno fa quando ho varcato l’ingresso del complesso monumentale delle Murate che si trova a Firenze, nel quartiere di Santa Croce.
Il complesso monumentale comprende un ex monastero di clausura quattrocentesco (da qui il nome), diventato un carcere maschile dal 1883 al 1985; due piazze (delle Murate e della Madonna della Neve), una via (delle vecchie Carceri), un ampio cortile destinato a parcheggio e una cappella (della Madonna della Neve). Dopo il restauro, al piano terra figurano attività commerciali, ristorative e ricreative, luoghi di aggregazione, locali espositivi, residenze d’artista, uffici pubblici e un’area dedicata alla formazione digitale.
La location è stata scelta dal Centro Culturale di Lettere Arti Economia ‘Fonte Aretusa’ di Arezzo per le la parte finale del Premio ‘La Ginestra di Firenze – Letteratura e Arti visive’ 2024.
Tutta la giornata è stata impiegata per le premiazioni: in mattinata gli editi (sezione poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema, critica cinematografica e teatrale e graphic novel), nel pomeriggio gli inediti.
Il mio saggio ‘Fazendas, café, cana-de-açúcar, vinha e uvas. Marchigiani in Brasile’ (edito l’anno scorso per i tipi della Mazzanti Libri di Venezia e secondo posto al Premio Letterario Filitalia ‘Dispatriati‘ del 2022). è stato insignito di ‘una segnalazione particolare della giuria, dopo un attento esame del testo’, come recita la motivazione.
Mi ha fatto piacere.
Dopo una carrellata sull’emigrazione italiana in Brasile, il testo si addentra nell’era del caffè che segue quella dello zucchero (engenho de açucar) e dell’oro e che finirà per dominare la vita economica, culturale e sociale dell’intero Paese (formato da 27 Stati ed un distretto federale).
Lo sviluppo urbano di Campinas, Araraquara, Riberão Preto e Piracicaba appare fin da subito impressionante ma l’espansione più grande è quella che vivrà São Paulo (al tempo decima città del Paese dal punto di vista demografico), tanto che i suoi abitanti (e gli immigranti che vi giungono da ogni parte) si moltiplicarono vertiginosamente nello spazio di pochi anni.
Seppur indirettamente, il caffè introduce la seconda parte del libro attraverso l’emigrazione di ventidue famiglie ascolane che nei primi anni Cinquanta lasciarono le Marche dopo aver acquistato terreni agricoli in Brasile, nello Stato di Bahia. Ingannati dallo Stato italiano, si ritroveranno a vivere in regime di semi-schiavitù nelle fazendas di caffè e canna da zucchero da cui fuggiranno di notte grazie all’aiuto di un sacerdote veneto.
Abbandonato il sogno che li aveva spinti oltreoceano (l’acquisto della terra), si rimboccheranno le maniche nelle varie città attorno a São Paulo dove costruiranno una seconda vita.
Quando si posizioneranno allo stesso livello economico e sociale dei concittadini (stranieri e non) si rilasseranno, godendo di un Paese ospitale, pieno di bellezze naturali e con un buon clima, ricordando sorridendo le parole del leader del gruppo: ‘I primi dieci anni sono sempre terribili, si sa, ma dopo passa!’
Paola Cecchini

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