Il 20 aprile 2024 tutti in piazza a Modena per Alessandro Venturelli

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Tanti gli amici, i sostenitori e gli esperti che a Modena hanno voluto salutare e dare coraggio a Roberta Carassai, che combatte senza sosta per trovare la pista che porti sino al suo figliolo Alessandro, finito forse nelle mani di qualche psico-setta. E’ intervenuto anche il Sindaco di Sassuolo, Francesco Menani.

Alessandro Venturelli il 5 dicembre del 2020, appena ventenne, è uscito zaino in spalla dalla villetta dei suoi genitori, a Sassuolo, e da quel giorno è come scomparso.

La Procura della Repubblica di Modena ha chiesto l’archiviazione del fascicolo penale aperto a seguito della denuncia dei genitori, che hanno però fatto opposizione innanzi il GIP (Giudice per le indagini preliminari) e adesso sperano che le osservazioni depositate dai propri legali vengano accolte e le istituzioni proseguano la loro opera alla ricerca di Alessandro.

Verrebbe qui da scrivere, e alcuni lo fanno, che in Italia e nel mondo ogni giorno spariscono numeri enormi di bambini e di ragazzi, come se ciò dovesse servire a sminuire l’importanza e la gravità di quanto avvenuto in casa Venturelli; o perlomeno a lenire il dolore della mamma e del papà.

Ma non è proprio il caso di sminuire, e non è possibile lenire alcunché, visto che gli inquirenti, nei primi giorni ed entro il primo mese dall’allontanamento di Alessandro, hanno commesso degli errori inescusabili, che solo oggi una ricerca incessante, fino al suo ritrovamento, potrebbe far perdonare.

Hanno infatti sottovalutato il caso, sostenendo l’idea di un “allontanamento volontario”, di una scelta assolutamente libera, e alla luce di questo pregiudizio hanno omesso ed anzi hanno persino impedito per lungo tempo alla mamma Roberta Carassai di poter esaminare personalmente i fotogrammi delle riprese delle telecamere installate sulla strada pubblica, invocando una “privacy” fuori luogo quando ci si trova innanzi un reato, e dimenticando che proprio e solo la madre avrebbe potuto con la massima celerità comprendere se un volto o una sagoma eventualmente riprese avessero potuto richiamare o meno le fattezze di Alessandro.

Ma vi è di più, perché sin dalla denuncia di scomparsa i genitori segnalarono che lo zaino di Alle (così lo chiamavano e lo chiamano in famiglia) conteneva oltre al resto un libro molto particolare.

Questo libro propagandava le idee ed i progetti di alcune persone, delle sorta di “capi spirituali”, che predicavano citando i vangeli apocrifi – assolutamente non riconosciuti dalla religione cristiana ed anzi guardati con sospetto e preoccupazione in quanto sono stati e son spesso la bandiera di gruppi esoterici – ed invitavano gli adepti a tagliare i ponti con le famiglie d’origine, con il passato, con tutto ciò che erano e con il loro modo di pensare precedente, per abbracciare le nuove idee.

Non solo nel libro si parlava addirittura di “sostituzione mentale” e si invitavano gli adepti ad immaginare di fare un buco nella propria testa per toglierne via tutte le idee e gli affetti, tutti i convincimenti vecchi, ma i riferimenti al magico, all’esoterico ed al misterico erano ricorrenti.

Quando i ragazzi sono fragili, attraversano un periodo di crisi, magari si sono allontanati dai vecchi amici alla ricerca della propria indipendenza, che ancora però tarda ad arrivare, possono rischiare di essere accalappiati dai Mangiafuoco e ciarlatani vari, dietro la promessa di avere una nuova famiglia, una nuova vita, e di essere aiutati a percorrere sentieri di conoscenza e meditazione.

Sicuramente questo è capitato ad Alle, ma forse nessuno degli inquirenti ha letto fino ad ora quel libro, e ovviamente neppure ha visto e capito chi sono gli autori, e dove continuano a fare conferenze e ad attirare i ragazzi e le anime perse.

E questo, nonostante da anni si sappia che il fenomeno delle sette e gruppi di “meditazione” e manipolazione mentale sta diventando sempre più esteso e preoccupante, inducendo tanti a dimenticare sé stessi e i propri riferimenti, per perdersi e diventare schiavi della volontà altrui.

E’ vero che nel 1981 è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo il reato di plagio, previsto all’epoca dall’art. 603 del codice penale, a norma del quale chiunque sottoponesse “una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione” era punito con la reclusione da cinque a quindici anni.

Però la decisione della Corte costituzionale era fondata soprattutto sul motivo della assoluta genericità della condotta descritta dalla norma, che dunque poteva essere usata, ed in effetti venne usata, anche per punire uomini più grandi di età di cui si fossero innamorati ragazzi e ragazze maggiorenni; così potendo diventare un grimaldello per sanzionare le relazioni omosessuali, o comunque le relazioni non approvate dalle famiglie e dalla società.

Pertanto oggi, di fronte al pericoloso crescere delle abduzioni di ragazzi da parte delle sette e dai c.d. gruppi di meditazione e di crescita personale, all’interno di molti dei quali si celano organizzazioni criminali, sarebbe opportuno reintrodurre una norma che vieti il plagio, ridefinendo meglio con più precisione e individuazione la condotta integrante il reato, magari facendo riferimento proprio alle caratteristiche proprie delle psico-sette, i gruppi settari di manipolazione e sostituzione mentale.

E’ giusto dunque, ed è doveroso, continuare a cercare Alessandro Venturelli, o forse, per alcuni, cercarlo per la prima volta.

Roberta Carassai ce la sta mettendo tutta, e in molti stanno aprendo pagine sui social per aiutarla a divulgare le immagini e la storia di Alle (fra le altre le pagine Facebook “Alessandro dove sei” e “Alessandro Venturelli ti stiamo cercando”).

 

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