Il pareggio del Bari contro il Pisa avvolto tra tiepide speranze e un futuro sospeso

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Foto SSC Bari

Il pareggio col Pisa avvicina la squadra ai playout dopo un primo tempo orribile ed una ripresa decente dove il Bari ha gettato il cuore oltre l’ostacolo provandoci mettendoci coraggio e temperamento, ma ciò non è bastato per vincere la partita. Ci è andata bene perché non sempre le valutazioni di un arbitro richiamato dal Var portano alla conferma della prima decisione presa. Poi il Bari ha avuto tre occasioni per vincere ma non le ha sfruttate. E’ un pareggio che ci tiene aggrappati con le unghie alla categoria. Oggi se non altro abbiamo visto una reazione, ma non basta ai fini della classifica. Abbiamo visto un Bari con intenzioni diverse rispetto alle precedenti gare ma la squadra continua ad essere slegata e fa fatica a difendersi, ma soprattutto la musica non cambia, la vittoria rimane sempre un miraggio, e questo ci fa riflettere sul futuro che è ancora nebuloso e preoccupante. Sarebbe stato il colmo non avere una reazione nel secondo tempo perché a fine primo tempo si era coi due piedi in C. Ha provato con gli slanci e qualche giocata individuale, ma forse il 4-3-3 è il modulo più idoneo a questa squadra perché in attacco un po’ di più si ottiene. In difesa no, il Pisa ci ha graziato più volte anche a causa di Brenno che era totalmente nel pallone, oggi aveva paura anche di se stesso. Se il Pisa avesse tirato in porta più volte sarebbero stati dolori fitti. A differenza di Nicolas che è un portiere esperto e forte per la B.

Nessun alibi per Brenno, sia inteso, ma in questo momento con la squadra che inaspettatamente sta viaggiando all’indietro verso la retrocessione, lo stato d’animo dei calciatori è quello che è, ed è comprensibile che ci siano certi errori, l’emotività gioca brutti scherzi. Quando era sotto di un gol si credeva di essere nei guai, poi per fortuna c’è stata una reazione che ha scongiurato il peggio.

Achik non è entrato in partita, ha sbagliato cose elementari, come Dorval, ma non per mancanza di volontà, ma perché c’era paura. Abbiamo visto fare errori gravi, e in questo caso non essendoci molta qualità tecnica sugli esterni, Kallon è stato bravo nell’affondare ma nelle conclusioni è risultato deficitario, ed è stato una spina nel fianco, un motivo in più per non levarlo, ma ormai siamo abituati alle sostituzioni incomprensibili, inutile proseguire con le arringhe. Lo stesso discorso vale per Morachioli. E basta con la storiella bolsa della stanchezza: un giocatore di vent’anni non può mai essere stanco. E’ un’offesa al gioco del calcio, ma più in generale all’agonismo.

L’approccio va migliorato anche se a quattro gare dalla fine c’è poco da migliorare, se si continua a prendere gol nei primi minuti è inutile ogni discorso.

Nel secondo tempo abbiamo visto ciò che vogliamo vedere e che avremmo voluto vedere, il Bari ci ha provato nonostante i limiti evidenti. Anche quella situazione in occasione del Var ha fatto capire che il cuore è tornato quantomeno a battere.

Puscas ha perso molti palloni da quando sta a Bari e Di Cesare, sull’ennesimo pallone perso a centrocampo che poteva costare molto caro, lo ha rimproverato giustamente. Poi, però, c’è l’altra faccia della medaglia del calciatore rumeno, che sarà pure la nostra disperazione, ma è l’unico attaccante che fa e che può far gol. Con quel pallone sul dischetto che pesava un quintale ha tenuto col fiato sospeso tutta Bari, per fortuna lo ha trasformato con fermezza e precisione chirurgica. Occorre tenerlo in campo, sempre, anche se è fa incazzare. Se abbiamo qualche speranza di salvarci questa è disegnata sui piedi di Puscas anche se oggi si fa fatica a dargli la sufficienza, ma lui almeno segna. Perché questa è la verità. Come lo si può sostituire?

L’impressione è che oggi sia passato uno degli ultimi tram per la salvezza ed il Bari non ne ha approfittato per salirci su in pieno, ma quantomeno ci è rimasto aggrappato un po’ come quando i ragazzini in canottiera di Bari degli anni ’60 e ’70 si aggrappavano al retro delle filovie.

I giocatori, Maita in particolare, si sono aggrappati al secondo tempo che, in effetti, ha dato adito a tenue e timide speranze, ma non possiamo nascondere la polvere sotto al tappeto perché certe prestazioni, certi primi tempi e certi secondi tempi da orrore, una difesa eternamente ballerina, un centrocampo che non fa mai filtro, Maita oggi si e domani no, i gol subiti nei primi minuti, non si possono fare a meno di evidenziare. Il Bari è da inizio stagione che sta proponendo orrori su orrori e le cause sono da ricercarsi nella assoluta mancanza di personalità, qualità e determinazione, cambiare ben quattro allenatori non è servito a nulla. Se uno nasce tondo non può morire quadro.

Ora ci aspetta un campionato nel campionato, sabato prossimo tra Ternana Ascoli e Cosenza Bari, una giornata cruciale per il Bari che deve compiere una vera e propria impresa a Cosenza se vuol sperare nella salvezza diretta. E non basterà nemmeno.

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