I perdenti del nuovo PNRR

Economia & Finanza

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I numeri del PNRR revisionato consentono di fare una analisi di massima, ma non dettagliata.

Un PNRR revisionato che risulta dissimile sia rispetto al PNRR originario del 2021, che alla revisione del governo.

Motivazioni di varia natura giustificano come noto, la modifica del PNRR: la impossibilità di concludere alcuni progetti nel 2026, l’incremento dei costi, i tempi procedurali.

Inoltre l’entrata in vigore delle regole del REPowerEU attraverso il quale l’Europa punta, a fare a meno del gas russo completamente entro il 2027, ha aggiunto una nuova missione, formata da 17 investimenti e 5 riforme.

Alla fine tra rifinanziamenti, definanziamenti e nuovi progetti il PNRR originari da un valore di circa 191,49 miliardi passa a 194,416 miliardi con definanziamenti per 21,32 miliardi e rifinanziamenti per 24,24 miliardi.

I perdenti di questo rimescolamento delle risorse ? Enti locali, settore sociale e Mezzogiorno mentre i vincenti sono le imprese.

Al RePower assegnati 11,2 miliardi. La quinta rata è stata ridotta da 18 a 10,5 miliardi a seguito della riduzione degli interventi nel secondo semestre 2023 da 69 a 52.

Mancato rispetto della percentuale del 40% dei fondi da assegnare al Mezzogiorno, per ridurre le disuguaglianze territoriali (DL 77/2021): in valore assoluto l’ammontare doveva essere di 75 miliardi più 11 del Fondo complementare.

Su questo versante la trasparenza e conoscibilità dei dati è pari, a zero.

Nella sezione open data del sito ufficiale del PNRR “Italia domani” non è ancora disponibile un quadro finanziario aggiornato del Piano, che dia conto delle modificazioni intervenute.

E’ indispensabile, sia per i parlamentari che per cittadini e organismi economico-sociali e territoriali. Un minimo di trasparenza consentirebbe di disporre di un documento ufficiale, che fornisca una sistematica comparazione del Piano originario e di quello risultante dal processo di revisione, con misure, importi, target e scadenze.

Di certo il 40% dell risorse da assegnare al Mezzogiorno non risulta rispettato e nella “Quarta relazione” sullo stato di attuazione del PNRR, a differenza delle precedenti, non viene riportato il consueto paragrafo sul monitoraggio delle risorse del Piano assegnate al Mezzogiorno, né informazioni sulla ripartizione territoriale delle risorse relative alle nuove misure.

Scrive SVIMEZ“ Sia per le nuove misure di REPowerEU, sia per i nuovi finanziamenti delle altre Missioni, la “quota Sud” risulta sensibilmente inferiore al 40% (Tabelle 2-3). Per i definanziamenti, risulta che oltre la metà delle riduzioni effettuate sia riconducibile alle regioni del Mezzogiorno (Tabella 4).”

Settori colpiti nella redistribuzione del PNRR modificato, la sanità che in presenza delle medesime allocazioni (750 milioni) vede lo spostamento delle risorse dalla componente “2” (ospedali sicuri e sostenibili) a telemedicina e ospedali di prossimità, che risultano però ridotti nel numero: a): case della comunità da 1.350 a 1.038, le centrali operative (telemedicina) da 600 a 480, gli ospedali di comunità da 400 a 307, gli interventi antisismici nelle strutture ospedaliere da 109 a 84.

Risultano premiati con più risorse il ministero delle Imprese e del Made in Italy, (+ 9,2 miliardi), il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (+ 2,9 miliardi).

Ridotti invece le quote del PNRR in origine assegnate al Dipartimento della Trasformazione digitale (meno 1,4 miliardi). Tagli anche alle politiche di coesione (meno un miliardo).

Da osservare che tra rifinanziamento di parte delle misure che ne sono uscite e coperture dei maggiori impegni del Pnc, i nuovi oneri a carico della finanza pubblica ammontano a 15,48 miliardi: poiché tutto il riassetto finanziario è realizzato in pareggio, vanno ricavati attingendo a stanziamenti di programmi in essere.

Tagliati 400 milioni alle ferrovie regionali, che presentano la massima emergenza e assorbono almeno il 75% della domanda di trasporto ferroviario.

La rimodulazione del Pnrr ha sinora determinato oneri a carico dello Stato, per circa 15 miliardi oltre alla copertura del definanziato progetto ferroviario RomA-Pescara. Le coperture finanziarie sono avvenute a danno di capitoli per investimenti e tra questi sono stati sottratti 5 miliardi del Fondo per lo sviluppo e la coesione, le cui risorse erano destinate per l’80 per cento al Mezzogiorno

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