IL rischio iraniano

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La gravissima crisi in Medio Oriente con gli attacchi dell’Iran a Israele, dopo la morte di alcuni capi hezbollah segna una pericolosissima escalation.

Emerge con tutta evidenza la inerzia e inutilità dell’ONU e, il grande errore della Presidenza Trump di aver smantellato uno dei maggiori risultati della politica di Obama, l’accordo sul nucleare iraniano conosciuto come Joint Comprehensive Plan Of Action (JPCOA), sottoscritto da USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e dall’Unione Europea.

È stato siglato nel 2015 e rigettato nel 2018 da Trump.

L’Iran in quell’Accordo aveva accettato vincoli, che mai nessun paese aveva mai assentito.

Limiti nella quantità e nel livello di arricchimento dell’uranio, persino nel numero delle centrifughe.

Poteva anzi era senza dubbio la fine del rischio nucleare rappresentato dall’Iran. Ancora oggi non ci si rende conto, che non esiste una distinzione tra applicazioni civili dell’energia nucleare e applicazioni militari.

Unica differenza è nella sorveglianza internazionale, quindi nel ruolo dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica).

La disdetta Trump creò un altro assurdo: deliberò anche sanzioni verso aziende di qualsiasi nazionalità, che intratteneva rapporti con l’Iran.

IL paradosso? Aziende per esempio italiane che rispettavano l’accordo ONU firmato dall’Italia venivano sanzionate dagli USA se intrattenevano rapporti commerciali, di ricerca e via dicendo con Iran.

L’escalation attuale è rischiosissima non solo, per il rischio nucleare, ma per il passaggio del petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz che è uno dei più grandi colli di bottiglia per il commercio di petrolio del mondo.

La quantità che transita quotidianamente è di circa 17 milioni di barili, pari a circa il 17% della domanda globale prevista per quest’anno.

Pari a quasi il 90% del petrolio mediorientale, che lascia la regione attraverso il Golfo Persico.

L’importanza dello Stretto di Hormuz fa occasionalmente notizia quando l’Iran minaccia di chiuderlo, cosa che accade quando divampano le tensioni tra Teheran e l’Occidente.

Una chiusura dello Stretto di Hormuz significherebbe petrolio almeno, a 100 dollari e probabile intervento USA.

Gli iraniani dicono se non possiamo vendere il petrolio allora faremo in modo, che nessun altro possa farlo.

Infine armi nucleari le hanno molti paesi, che non hanno mai firmato il Trattato di Non Proliferazione come Israele, India, Pakistan il cui presidente affermò ‘mangeremo erba ma costruiremo armi nucleari, se l’India le possiede.

Non dimenticare inoltre, che i ribelli Huthi  sono ovviamente vicini all’Iran come gli Hezbollah.

Chi pensa che molti Stati minori non svilupperanno ordigni nucleari a causa di conoscenze specialistiche sbaglia.

Ad esempio il lavoro richiesto per arricchire l’uranio al 3,67% è circa la metà del lavoro necessario per arricchire l’uranio al 90% e oltre.

La costruzione di una bomba nucleare “semplice” non richiede particolari conoscenze tecniche, solo la disponibilità di uranio arricchito al 90% o di plutonio. 

 Per avere un programma nucleare civile ampio occorre avere a disposizione molte centrifughe per l’arricchimento, mentre per costruire alcune bombe bastano relativamente poche centrifughe.

Appare irresponsabile al punto dove si è giunti come numero di conflitti nel mondo non porre mano alla riforma del Consiglio di Sicurezza dell’ONU con il riconoscimento del potere di veto a 5 membri permanenti (USA, CINA, RUSSIA,FRANCIA,GRAN BRETAGNA). Una Unione europea che a volte pensa di essere una potenza non ha nemmeno un posto come membro permanente nel Consiglio di Sicurezza ONU

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