La sconfitta di Como prefigura un tragico destino per il Bari: la serie C all’orizzonte

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Foto SSC Bari

Bocciatura anche per Brenno, dopo quelli del mercato invernale ed estivi. Iachini ha attinto tra la rosa composta lo scorso anno, naturalmente gran parte riserve. Segno inequivocabile del fallimento totale tecnico di quest’anno. Un fallimento che si sintetizza coi risultati scadenti come oggi, una ennesima, ampiamente annunciata sconfitta che è figlia legittima della scellerato mercato del Bari di quest’anno targato soprattutto Polito e poi De Laurentiis. Insomma, dispiace dirlo ai tifosi, ma chi è causa del suo mal pianga se stesso. Anche se l’impressione è che ai piani alti del San Nicola non siano, poi, così disperati come lo sono i tifosi. Perchè non si spiega diversamente la mancnaza di volontà nel provare a far qualcosa in extremis.

Assenti Di Cesare e Sibilli, Iachini è tornato con la difesa a tre, quella parecchio battuta fino adesso, con Matino, Vicari e Zuzek, mentre Dorval e Pucino sono stati schierati come esterni, Benali e Maita a centrocampo, Bellomo dietro Aramu e Puscas. E la novità di Pissardo in porta. Figuriamoci se quel ramo del lago di Como poteva volgere a mezzogiorno. Era chiaro che dovesse rimanere in riva al lago. Dopo essere affondato in laguna, è affondato anche nelle acque limacciose del Lario. Doveva andare così.

Primo tempo vivace col Como che ha fatto la partita cercando il tiro in porta, e col Bari che ha tenuto bene il campo, reggendo bene al gioco lombardo anche se è stato il Como che ha tirato più volte verso la porta dove un po’ Pissardo, un po’ l’imprecisione, hanno fatto si che non segnasse. Poi Puscas, ricevuto un pallone perfetto da Bellomo, oggi particolarmente ispirato, ha sbagliato un gol clamoroso facendo infuriare i tifosi, Iachini e la panchina, sui cui sviluppi il Como è passato in vantaggio con Gabrielloni lasciato colpevolmente solo in area da Zuzek. Poi ancora il Como con Cutrone ha sbagliato il secondo gol. I due errori in sequenza del Bari sono la foto esatta del campionato di quest’anno, errori che con ogni probabilità, gli costernano la categoria.

Il secondo tempo della partita è iniziato con il Como subito protagonista grazie a una clamorosa occasione che non si è concretizzata per l’intervento di Zuzek e Pizzardo. Il Bari, rendendosi conto della difficoltà della situazione, ha tentato di cambiare le sorti introducendo Edjouma, Nasti e Achik, passando a una difesa a quattro. Tuttavia, un errore di disimpegno ha permesso a Cutrone di servire Da Cunha che ha segnato facilmente, portando il punteggio sul 2-0 per il Como. Il Bari ha cercato di reagire e ha creato un’occasione con Puscas, il quale però ha concluso debolmente permettendo a Semper di deviare in corner. Nonostante ulteriori cambi, come l’ingresso di Morachioli, il Bari non è riuscito a essere efficace. Il Como ha gestito il gioco senza difficoltà, limitandosi a controllare un avversario chiaramente inferiore. Un ultimo sussulto di orgoglio del Bari ha permesso a Puscas di segnare in seguito a un rimpallo fortuito, ma la partita si è conclusa con una nuova sconfitta per il Bari.

La squadra ha mostrato di non avere speranze di miglioramento e la sua prestazione insoddisfacente l’ha resa un avversario facile per gli altri, tanto che nemmeno il Como ha dovuto impegnarsi eccessivamente. La situazione del Bari è diventata critica, con una visione della retrocessione sempre più chiara.

L’ultima disfatta del Bari a Como non è solo una sconfitta, ma un vero e proprio presagio di disastro. Con appena due punti racimolati in otto incontri, la squadra si ritrova ora disastrata e inchiodata in una zona playout che sa più di condanna che di purgatorio. La retrocessione, ormai, non è più un timore ma una spettrale certezza che si avvicina con ogni minuto di gioco perso.
Questa squadra sembra aver perso ogni briciolo di dignità e grinta, posto che le abbia mai avute, affondando in un abisso di mediocrità e errori grossolani. Il cul de sac in cui si trova il Bari non mostra alcuna via di fuga, e parlare di salvezza ora sembra quasi un insulto alla competizione. Il tempo delle mezze misure è finito: è ora di esonerare Iachini. Con tutto il rispetto per la sua carriera, due punti su ventiquattro possibili sono una statistica che grida vendetta.
Mentre squadre in lotta per non retrocedere mostrano segnali di vitalità, il Bari è immobile, un relitto che aspetta solo di essere inghiottito dalle onde del fallimento. Non si scorge alcun segno di reazione, solo una continua e indecorosa rassegnazione. Anche in occasione di sconfitte meno umilianti, come l’odierno 2-1, qualsiasi barlume di orgoglio è stato breve e inutile.
La sostituzione di Bellomo, forse l’unico che abbia mostrato qualche lampo di capacità, diventa l’emblema di una gestione fallimentare. La sua sostituzione, incomprensibile e irrazionale, è solo l’ultimo degli errori in una stagione già costellata di scelte discutibili. E le solite scuse, come il cartellino giallo o il nervosismo, non fanno altro che aggiungere insulto alla ferita. E poi, con tutto il rispetto per il giocatore che sicuramente sarà un ottimo e bravo ragazzo, una società seria, non diciamo ambiziosa ma quantomeno seria, non avrebbe confermato Zuzek dopo quel tragico errore col Cagliari al 94′ dell’11 giugno. Ma questa è solo la punta di un iceberg di errori ed orrori commessi quest’anno.
Questo non è solo un incubo; è la realtà di un Bari che sembra giocare contro se stesso e perdere ogni volta. Le vittorie di squadre come FeralpiSalò, Ternana e Sudtirol contro la “temibile” Cremonese, la dicono tutta e sono la prova che il problema del Bari è intrinseco, radicato in una mancanza fondamentale di carattere e capacità oltre che strutturale.
Questa stagione era già nata sotto cattivi auspici, ma la discesa ai livelli attuali è qualcosa che nessuno avrebbe potuto predire, nemmeno i più pessimisti. Non era necessaria una sfera di cristallo per vedere che il Bari non aveva una squadra di fenomeni, ma nessuno si sarebbe aspettato un crollo così totale. Ora, con il fantasma della Serie C sempre più vicino, il Bari deve affrontare la realtà: o si cambia rotta radicalmente, o si affonda. La scelta è drammatica, ma inevitabile.

Speriamo di riprenderci la vita, quella vita che gli altri ci respingono indietro, noi, quelli di una generazione un tempo “ubriaca di luna, di vendetta e di guerra”, oramai disillusa accesa da una malinconica nostalgia.

Massimo Longo

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