Comete e il release concert di “Lividi” a Largo Venue

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ROMA – La bellezza dei club romani è quella di offrire la possibilità di trascorrere un sabato sera di sana musica cantautorale, prima di lasciarsi andare al divertimento più sfrenato. Il 6 aprile è toccato al Largo Venue ospitare il pop aggregante e avvolgente di Comete, al secolo Eugenio Campagna, che ha scelto la sua città natale come location ideale per il release concert del suo nuovo album di inediti “Lividi”, uscito lo scorso venerdì dopo il grande esordio di “Solo cose belle” con cui ha collezionato numerosi successi.

Il motivo è stato chiaro sin da subito, non appena varcato l’ingresso e raggiunto il gruppone di pubblico “affamato” in attesa sottopalco, tra chi lo segue dalle sue prime strimpellate, a chi lo ha conosciuto grazie ad X Factor e a chi addirittura, con un solo giorno a disposizione, aveva già imparato a memoria i brani appena sfornati: Roma per lui è Casa come lo è la musica, quell’amica fedele con cui condividi l’esistenza. E il concerto è stata la limpida rappresentazione di questo sentimento.

Le sappiamo già tutte” – ha gridato una ragazza nelle retrovie, quando Comete, giunto sullo stage con il suo fare un po’ impacciato e spontaneo, ha iniziato senza troppi indugi a presentare il nuovo lavoro. Non grandi sorprese nel sound e nello stile autorale, ma sempre tutte accumunate dall’ingrediente principale della sua ricetta (che a noi piace davvero tanto): il cuore. “In quel cartone che contiene il disco c’è un pezzo di me”, ha dichiarato. E su questo non avevamo dubbi. L’intro del live, infatti, parla proprio di esperienze, di vita, di sogni e di quei lividi che sono “le cicatrici che ti porti dentro”.

Accompagnato dalla sua chitarra acustica, dall’elettrica di Pietro Imperi, dalla batteria di Sergio Tentella e da basso e tastiere di Walter Pandolfi, Eugenio – totalmente a suo agio come fosse in un salotto con tantissimi amici a ridere, cantare ed emozionarsi – ha intervallato i pezzi del primo album come “Glovo”, “Menomale”, “Ma tu” e “Solo cose belle”, con quelli del secondo come “Lampi e tuoni”, “Pozzanghera”, “Naviglio” e “Napoli”, creando un mix di momenti che andavano dalla foga di perdere le corde vocali, al devoto silenzio da primo ascolto. La chiave però non cambia: linguaggio semplice, lineare, immagini di quotidianità e storie d’amore che in qualche modo accomunano tutti ed il coinvolgimento emotivo è assicurato!

Ci sono live che assomigliano a grandi falò in spiaggia al tramonto, che rompono le invisibili barriere tra artisti e pubblico e quello di Comete è stato così. Sarà per il suo modo di approcciarsi scanzonato, per i racconti legati ad ogni brano su come sono nati e su ciò che li ha ispirati…la sensazione è comunque quella di entrare nel suo mondo, di indossare le lenti con cui lui guarda la realtà circostante. Può convincere o no, ma è vero e quando qualcuno è vero, tira fuori il meglio anche da canzoni scritte da altri autori, come nel caso della cover di “En e Xanax”, che ha creato un coro di cuori spezzati e ricolmi d’amore, così potente da non farti sentire solo. Della serie “siamo tutti sulla stessa barca”. È rassicurante, no?!

E, dato che l’unione fa la forza, a metà concerto Eugenio ha chiamato sul palco il suo produttore, Matteo Costanzo, per fargli cantare il suo nuovo singolo “In un addio”. Il risultato è stato un duetto da lacrimoni, uno di quelli che non è solo un’esibizione ma un incontro di due anime.

Dopo “Diazepam”, “Naftalina” e “E non ti penso più”, insieme alle freschissime “Salta l’intro”, “Qualcosa per te (Irene)” e “Peccato”, non poteva che chiudere con “Cornflakes” in un’ondata di lucine e corpi oscillanti con le braccia al cielo. Oh d’altronde si sa, quando fai una hit va sempre a finire così!

Chissà quale sarà la prossima. La prossima data del tour, intendo.

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