Jazz Cafè: Elba

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Jazz Cafè di Raffaele Simone è racconto-romanzo ed un raffinato divertissement alla ricerca della felicità.

Del testo, edito da “La nave di Teseo” 2023, 348 pagg. e candidato al Premio Strega 2024, leggiamo il racconto “Elba” dove Raffaele Simone, come si addice a chi ha un’inveterata consuetudine alla parola, si prefigge anche di farci divertire e lo dichiara nell’incipit del racconto, elbano in parte come si dirà, e che infatti già l’autore paragona ad Itaca.
Per chi  non avesse capito ecco che lo scrive in corsivo “Capito?”, divertito.
E come diverte e si diverte un linguista? Ma che domanda noiosa: con una trama a mo’ di racconto e con i fili che ti annodano e ti fanno cadere in piccole gustose trappole e lo immagini già lo studioso, seduto a tavolino, che riordina sms, appunti sui tovagliolini del bar, su device vari intento a tessere la trama di un “delitto perfetto” (che è possibile, e come, con la parola).
Noi possiamo non capire allusioni sottili siamo però in volo trasportati in località Seccheto che per caso si trova all’Elba ma nella lettura intravedi altre isole e il gorgo che richiama Ulisse, re di Itaca, alle colonne d’Ercole e qui non possiamo dire di più: il finale è riservato al lettore.
Nella tela del ragno cadono molti insetti che anch’essi sono protagonisti del racconto e ogni volta ripensi a Kafka ma la metamorfosi non c’è no, un attimo, non mancano cambi di scena: nulla va escluso fino all’ultima pagina.
Turisti attempati, anzi esplicitamente definiti anziani, vagano per l’isola con un unico obiettivo: divertirsi in ogni senso ed in ogni modo ma questa ricerca spasmodica si rivela un tentativo di esorcizzare insicurezze e paure che si cerca di dimenticare in frenetiche giornate “per far sera” in attesa del mattino seguente uguale al giorno precedente nell’isola che all’autore ricorda quella di Robinson che segue l’Itaca illuminata poco prima, altro che Elba. Ed ecco anche Polifemo: no, forse non finisce qui.
Seccheto ricorda un amico, al protagonista, significa umori, “anima sicca”, e senza lacrime, “sicci oculi” e a Lucio va bene così e poi anche il suo nome richiama gli occhi o meglio la luce, “lux”.
L’Elba per Lucio è il luogo dell’anima anzi un momento di sosta per trovare il proprio sé, attraverso un percorso in tre fasi secondo il consiglio di Flavia: un viaggio interiore, simile alle tre cantiche Inferno-Purgatorio-Paradiso, che dovrebbe portarlo a rivedere le stelle, a ritrovarsi.
Un inferno sicuramente “di cose implicite, attese annidate in parole che sembravano dire tutt’altro”.
L’isola viene sconvolta dal vociare insistente di turisti invadenti laddove Lucio avrebbe preferito il solito silenzio da deserto: deserto dei Tartari? No, da Monte Athos.
Il “soul building” non è una pratica facile e se non hai un duca giusto come Virgilio o Beatrice il viaggio è duro ed aspro oltre ogni aspettativa.
Lucio cerca “un centro di gravità permanente” come la canzone che qualcuno intona da una casa ma non lo trova in una donna che bussa alla sua porta in fuga da profferte che fanno parte integrante della comitiva in cerca di distrazione-divertimento mentre Raffaele Simone continua nel suo divertissement.
Lucio cui sembra a portata di mano se non la felicità, un’accettazione del suo passato “di cose non fatte” e in fondo di sé stesso, scopre che requie ed quell’ordine che Corinna cercava sono impossibili.
“Noi leggiamo libri” dice la donna che bussa alla porta e questo “basta a riconoscersi” conclude.
Forse non basta leggere e neanche scrivere per riconoscersi o conoscersi. La vita è come il Pelago che Raffaele Simone richiama: un mare imprevedibile, indomabile.
Lucio, per cambiare dentro conta su un folle amore che gli consenta di fare un salto che infatti affronta e chi vuol sapere in che modo dovrà leggere fino in fondo e riconoscerà Ulisse.

Per i più curiosi:
la motivazione della Candidatura al Premio Strega 2024 da parte di Elisabetta Mondello: «Propongo Jazz Café di Raffaele Simone per la LXXVIII edizione del Premio Strega, una raccolta di sette storie intense e sorprendenti, costruite attorno a una serie di personaggi che in comune hanno una personale ricerca della felicità (o almeno della non-infelicità) e della giustizia. Raffaele Simone, linguista, professore emerito di Roma Tre, lessicografo e autore di saggi sulla modernità ricostruisce con una scrittura incisiva e ricca, in cui si intrecciano lingua letteraria, espressioni dialettali, citazioni colte e suggestioni pop, le vite fra loro profondamente diverse dei suoi protagonisti, tutte destinate ad essere disturbate e disastrate da un evento che irrompe nel racconto rendendo vana ogni ambizione di cambiamento. […] Rimane la funzione potente della scrittura, celebrata nell’ultimo racconto: è una creatura vivente capace di entrare nel corpo di chi scrive, non chiede di essere aiutata ma solo accolta, ricevuta, perché esiste già da qualche parte. E chi scrive deve solo scoprirla e aiutarla a rivelarsi.»

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la sinossi del testo:
«Un austero avvocato commissiona a un enigmatico maltese un atroce delitto. Un giovane, a cui i funerali del papa impediscono di rientrare a casa, è costretto, nell’attesa, a ripercorrere la sua vita e a tentare di correggerne gli errori. Un uomo e una donna, incontrandosi per caso all’Elba, intravvedono uno spiraglio di felicità. Dopo un appuntamento mancato a Chicago, una giovane studiosa resta impigliata in un groviglio di incontri e di ricordi di cui non viene a capo. Un magistrato in missione a Parigi torna tormentosamente su un terribile delitto che gli è toccato giudicare e riesamina dentro di sé la giustizia che ha amministrato e in cui non crede. Un letterato di rango viene inaspettatamente invitato a una reunion con compagni di studi che non vede da anni e si ritrova tra persone che non riconosce più. Dal suo letto di ospedale, un uomo dal cognome curioso richiama alla mente un amore perduto e scopre che non tutto era quel che pareva… In questa raccolta di racconti Raffaele Simone dà vita a una serie di personaggi che hanno, malgrado la diversità dei loro destini, qualcosa in comune: la ricerca inesausta di quella scheggia di felicità e di giustizia forse concessa agli umani. Una serie di storie che avanzano senza respiro, sospinte da un vibrante intreccio di tonalità, animate da personaggi stranianti e irresistibilmente comici e da una fitta rete di evocazioni letterarie. Sullo sfondo, grandi città inquiete, potenti notturni, vaste marine, movimenti di folle, inattesi impromptus musicali, improvvise irruzioni di versi. Mentre lo sguardo del narratore passa dal campo largo al dettaglio più minuto, dal cielo aperto sopra Roma o Parigi alla rosa bianca che una donna tiene alla vita».

Raffaele Simone

Emerito di Linguistica a Roma Tre. Ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università svedese di Lund. È membro del comitato redazionale di numerose riviste scientifiche, in Italia ed Europa. Suoi saggi di analisi politica e filosofico-politica sono su principali riviste di d’Europa (il Mulino, MicroMega, Le Débat ecc.).
Sue pubblicazioni: “Il mostro mite”; “Il paese del pressappoco”; “La terza fase”; “Presi nella rete. La mente ai tempi del web”; “Le passioni dell’anima”; “L’ospite e il nemico. La grande migrazione e l’Europa”; “Il Conciso” Treccani; “Il Dizionario dei sinonimi e dei contrari”; “Dizionario analogico”; “Enciclopedia dell’italiano”.

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